Le lotte degli immigrati a Parma

 

 

di Anna Grazia Scarnato

 

 

Parma, da sempre in cima alle classifiche delle città più vivibili d’Italia, è un posto pieno di contraddizioni. La sua efficienza e il tanto decantato benessere devono fare i conti con il razzismo e l’indifferenza dell’amministrazione locale e della maggior parte dei suoi cittadini.

In una città che può permettersi di spendere 70 miliardi di vecchie lire per le celebrazioni verdiane e altre decine di miliardi per abbellire i ponti cittadini con petunie e costosissimi marciapiedi in porfido, migliaia di immigrati non hanno neanche un alloggio decente; tutto questo mentre centinaia di appartamenti pubblici e privati vengono tenuti sfitti al solo fine di farne salire i prezzi.

Avere un alloggio dignitoso è un bisogno primario almeno quanto avere cibo a sufficienza, eppure il diritto alla casa è negato da un mercato privato che impone affitti usurai con la complicità di uno stato e di un’amministrazione locale che non solo ha bloccato l’edilizia popolare ma che si prefigge di privatizzare le case popolari esistenti.

Nell’ultimo periodo poi, carabinieri e polizia hanno intensificato rastrellamenti e perquisizioni nelle case e nei negozi degli immigrati sfrattando e cacciando persino famiglie macedoni che chiedevano asilo politico.

L’attuale giunta comunale di centro-destra ha scelto la via della deportazione e dell’indifferenza, ponendosi del resto in continuità con le politiche dell’antica giunta di centrosinistra (che ipocritamente si richiamava ai principi democratici e ai valori della Resistenza).

Usiamo la parola “deportazione” poiché numerosi sono stati i casi di “sparizioni”: diversi migranti, ai quali è stato vietato di mettersi in contatto con le famiglie, portati chissà dove. Tutti casi, questi, denunciati dal Comitato Cittadino Antirazzista di Parma che ormai da due anni opera sul territorio con un’attività di denuncia e mobilitazione collettiva.

Il Comitato ha lottato con gli abitanti del Centro di Prima Accoglienza di Viale Piacenza; il centro, destinato appunto ad accogliere famiglie di migranti, era stato chiuso dal Comune due anni fa, perché ritenuto inagibile, con la promessa di restituirlo nuovamente alle famiglie dopo i lavori. A due anni di distanza il centro si presentava nello stesso stato in cui era stato lasciato, non solo, porte e finestre erano state murate per impedire agli immigrati di poterci entrare. Il Comitato Antirazzista si è opposto allo sgombero coattivo disposto dal comune; la battaglia è proseguita per otto mesi, costringendo il comune a trovare delle soluzioni alternative. L’11 Maggio 2002, infatti, il Comitato, con il sostegno dei Giovani Comunisti e di Ya Basta, ha deciso di riaprire e occupare il CPA in risposta all’indifferenza del Comune. Attualmente nello stabile ci vivono cinque famiglie (tutte con regolare permesso di soggiorno) che si faranno carico anche delle spese di ristrutturazione del Centro.

Il Comitato ha denunciato, inoltre, la disastrosa situazione abitativa che colpisce soprattutto gli immigrati con presidi, volantinaggi, assemblee pubbliche e diverse manifestazioni che hanno visto anche la presenza dei Giovani Comunisti.

I migranti non hanno preteso una casa dotata di ogni comfort, semplicemente hanno chiesto di poter contribuire alle spese di ristrutturazione di stabili in disuso e di pagare un affitto equo.

Il Comune ha rinunciato anche ad un cospicuo finanziamento regionale di più di che avrebbe potuto servire per l’acquisto di strutture immobiliari e per la creazione di alloggi sociali per stranieri, progetto che lo stesso comune di Parma aveva promesso quando il CPA di Viale Piacenza venne chiuso lasciando senza abitazione la maggior parte dei migranti che ci vivevano.

E’ chiaro che il sindaco e la sua giunta non permetteranno mai che la cultura parmigiana venga intaccata dalle spore di razze impure...

La condotta della giunta di centro-destra di Parma è perfettamente in linea con l’attuale politica del governo Berlusconi e con la legge Bossi-Fini, legge razzista e xenofoba che aggrava ulteriormente (ponendosi in continuità con essa) la legge Turco-Napolitano varata dal governo di centrosinistra (purtroppo con il voto del nostro partito!), che istituiva i Centri di permanenza temporanea, di fatto delle prigioni. Oggi la Bossi-Fini introduce nel codice penale il reato d’immigrazione e istituisce dei nuovi lager per immigrati, detti “ centri di identificazione”.

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati ha denunciato una circolare del Viminale alle prefetture, datata 9 agosto 2002 che anticipa illegalmente una norma della Bossi-Fini e precisamente l’abolizione del “Contributo di Prima Accoglienza” destinato ai richiedenti asilo politico. Evidentemente quei € 17 al giorno di sussidio statale per soli 45 giorni erano una cifra insostenibile per un governo che nel giro di pochi mesi ha smantellato lo stato sociale, affossato ulteriormente l’economia italiana e aumentato gli utili di Mediaset !

Mentre mass media e vari gruppi politici lanciano segnali allarmistici sulla sicurezza dei cittadini additando gli immigrati come portatori di criminalità e malattie infettive, i migranti, anche a Parma, continuano ad essere vittime di aggressioni razziste-anche da parte delle “forze dell’ordine”-oggetto di sfruttamento selvaggio sul mercato del lavoro e degli alloggi e destinati all’esclusione sociale.

Durante l’inverno a Parma, alcuni immigrati sono morti assiderati per non aver avuto la possibilità di ripararsi in alloggi decenti.

Sono questi episodi gravissimi le cui responsabilità gravano su una legislazione che crea e perpetua la condizione di clandestinità e sulle amministrazioni pubbliche che trascurano totalmente le emergenze sociali, in particolare quella abitativa.

Di fronte a politiche antioperaie e antipopolari e ad un problema così drammatico come quello della casa è necessaria una mobilitazione costante che sia in grado di ricomporre in una vertenza generale di classe le lotte dei lavoratori e degli immigrati.