Falcemartello: cofferatiani di sinistra?

 

di Franco Grisolia

 

 

I lettori di Progetto comunista e chi segue la nostra battaglia politica all’interno del PRC conoscono le posizioni che come marxisti rivoluzionari abbiamo definito rispetto alla fase centrale di scontro di classe che stiamo vivendo nel nostro paese. Di fronte all’offensiva dirompente del governo il movimento operaio ha la capacità obiettiva di reagire, sconfiggerlo e, potenzialmente anche cacciarlo. Il problema, come sempre è quello della direzione. Scontata l’incapacità e non volontà dell’Ulivo e dei DS, nonché quella, per ragioni diverse, del PRC, è stato il gruppo dirigente della CGIL e in primo luogo Sergio Cofferati ad assumersi la responsabilità della direzione della risposta operaia. Questo ha provocato un grande successo di immagine di Cofferati, che è apparso rompere con la politica di conciliazione e collaborazione di classe dell’Ulivo e dei DS, nonché, della stessa CGIL nel passato. Purtroppo le cose sono lungi dall’essere così. Cofferati e la CGIL non hanno mai abdicato ad una strategia di concertazione e più in generale di collaborazione di classe (le interviste agostane di Cofferati ne sono un’ulteriore conferma). La realtà è che l’apparato CGIL lamenta proprio la non volontà del governo Berlusconi di addivenire ad un quadro di concertazione che possa includere la CGIL stessa e inoltre, accettando pienamente il quadro di alternanza bipolare della “seconda repubblica”, accentua il suo ruolo politico in riferimento ad una delle due coalizioni borghesi, ovviamente l’Ulivo, con l’intento di assumervi ruolo centrale. Sul terreno dello scontro sociale la sua politica concreta è quindi di contenimento, con iniziative in sé importanti, ma limitate, distanti nel tempo (lo sciopero ogni 4-6 mesi), fondamentalmente di immagine e di pressione, senza piattaforma, scontando un insuccesso da recuperare solo sul piano istituzionale col referendum abrogativo, dopo la trasformazione in legge della modifica dell’articolo 18.

Ben diversa dovrebbe e potrebbe senz’altro essere la risposta del movimento di massa, con una lotta analoga, se possibile in meglio, a quella che nel ‘95 in Francia battè l’ipotesi di riforma previdenziale del governo Juppè. Per questo abbiamo titolato il numero di luglio di questo giornale “Per uno sciopero prolungato sino alla sconfitta di Berlusconi”; aggiungendo come sottotitolo: “Sergio Cofferati contiene le potenzialità del movimento. Ma la forza dei lavoratori può piegare l’avversario”.

Naturalmente molti non sono d’accordo con le nostre posizioni. Tutti i riformisti non possono evidentemente che considerarle errate; per i più a sinistra e intelligenti di loro, se non nell’analisi, nella proposta politica e di lotta. Ma non ci sono solo i riformisti ad esprimere posizioni del tutto difformi dalle nostre. Purtroppo anche compagni che esprimono posizioni che si vorrebbero “rivoluzionarie” e “marxiste”, cadono, a partire da errori di impostazione generale nell’adattamento al cofferatismo, cercando di porre solo un’enfasi radicale sulla politica del segretario socialdemocratico della Cgil, invece di contrapporvi una politica rivoluzionaria. Cosi il numero 157 di Falcemartello (30/5/2002) ha come titolo centrale: “Per battere il governo Berlusconi c’è una sola strada. Un nuovo sciopero generale!” (sic!). Poiché successivamente a questo articolo la direzione della CGIL ha indicato appunto la prospettiva di un nuovo sciopero generale che si realizzerà con ogni probabilità in ottobre, potremmo dire che la rivendicazione di Falcemartello è stata accolta dalla burocrazia... Quindi proprio nel momento in cui il cofferatismo ha il massimo di influenza tra i lavoratori, sviluppando illusioni che invece di favorire danneggiano lo sviluppo del movimento e in cui noi cerchiamo, da rivoluzionari, di indicare la via alternativa per una vittoria possibile, Falcemartello contribuisce nei fatti a consolidare tali illusioni, riproponendo una strategia di pressione sulle burocrazie.

Se ce ne fosse bisogno questo esempio importante dimostra ancora una volte che la contrapposizione emendataria di Falcemartello, all’interno della minoranza congressuale del PRC, non riguardava solo questioni di analisi, come quella della natura  dei DS (sebbene non cogliere la natura borghese della maggioranza di quel partito significa essere semplicemente fuori dalla realtà e incapaci di un approccio corretto alla battaglia nella sinistra), ma concezioni generali riguardo al metodo, alle proposte e quindi al progetto politico.

I compagni di Falcemartello sicuramente rivendicheranno la concezione leninista del fronte unico. Ma questa concezione implica proprio la battaglia per l’unità d’azione su obiettivi concreti congiunta con la critica senza infingimenti della politica negativa dei riformisti (per usare la formula della III Internazionale: “marciare separati, colpire insieme”)

I compagni di Falcemartello si pronunciano apertamente contro la linea strategica di Progetto comunista di lottare, insieme alle più avanzate forze marxiste rivoluzionarie del mondo, per la rifondazione della IV Internazionale. Questa loro posizione è in realtà determinata da una concezione del tutto autocentrata. Essi considerano la loro piccola tendenza internazionale (che chiama con disprezzo tutte le altre forze rivoluzionarie “sette ai margini del movimento operaio”, comprese quelle molto più ampie, proletarie e inserite con ruolo significativo nella lotta di classe), come il nucleo unico della futura internazionale, che dovrebbe nascere della trasformazione da parte loro delle grandi organizzazioni del movimento operaio, in particolare socialdemocratiche o di loro settori significativi, il che li porta a forme di adattamento ideologico e politico verso tali forze.

Una negazione totale della posizione classica trotskysta del “raggruppamento rivoluzionario” delle forze d’avanguardia del movimento operaio e antimperialista, sulla base della battaglia politica, sia teorica che nello scontro di classe: dimostrazione di come l’opportunismo politico possa collegarsi al settarismo organizzativo.

Ma certamente c’è un punto su cui Falcemartello ha, in definitiva, ragione nella sua opposizione alla IV Internazionale. Essa non si potrà rifondare, così come fu fondata negli anni ’30, senza una chiara contrapposizione alle posizione centriste. Proprio nel delimitarsi politicamente da esse Trotsky scrisse nel 1934 il testo “Il centrismo e la IV Internazionale” in cui si riferiva politicamente alle caratteristiche fondamentali del centrismo. Rispetto alla questione del fronte unico Trotsky affermava: “Un centrista giura volentieri sulla politica del fronte unico, ma la svuota di tutto il suo contenuto rivoluzionario, trasformandola da metodo tattico in principio supremo.”. Non c’è dubbio, parole valide ancora oggi, anche in riferimento alle posizioni di Falcemartello verso la CGIL e lo sciopero generale.