L’azione del Coordinamento per la rifondazione della IV Internazionale

Si consolida il Crqi e si sviluppa la sua lotta per la prospettiva rivoluzionaria e socialista

 

Di Franco Grisolia

 

Come i lettori di Progetto Comunista sanno, ad aprile dello scorso anno nasceva il Coordinamento per la rifondazione della IV Internazionale, con la nostra Amr come sezione italiana. La trasformazione del vecchio Movimento in Crqi rappresentava un salto di qualità, per la costituzione della nuova organizzazione sulle basi del centralismo democratico internazionale; ma anche perché essa rifletteva un reale, anche se modesto, avanzamento delle nostre organizzazioni nella lotta di classe, con il quadruplicarsi dei loro militanti su scala internazionale. Il dibattito congressuale, come riportato su Progetto Comunista e su Marxismo Rivoluzionario, era stato franco, aperto e con posizioni differenti - nel quadro di una comune base programmatico-strategica - su varie questioni analitiche, come il livello della crisi capitalistica internazionale, le sue conseguenze sullo sviluppo della lotta di classe, il compimento o meno della piena restaurazione capitalistica in Russia o questioni più delimitate.

Ad oltre un anno dalla sua costituzione possiamo affermare che il Crqi si sta sviluppando positivamente. Senza essere totalmente superate, le principali divergenze suindicate si sono dimostrate nel concreto non dirompenti, ciò che ha fatto sì che tutti i documenti prodotti sia dal Segretariato Internazionale che dal Comitato Esecutivo siano stati votati all’unanimità. Se quindi i mesi trascorsi hanno confermato, nell’essenziale, l’esistenza del quadro programmatico e strategico comune, d’altro canto hanno visto se non un’ulteriore crescita quantitativa un consolidamento politico-organizzativo delle sezioni del Crqi.

 

Lo sviluppo del Po in Argentina

In primo luogo questo concerne la principale sezione, cioè il Partido Obrero di Argentina. Il Po è ormai chiaramente la principale forza della sinistra argentina. Vero è che questa è, dal punto di vista elettorale, molte debole. Ma questo non riflette il suo reale peso sociale. Il totale predominio che il partito peronista aveva una volta nei quartieri operai e popolari è un ricordo del passato e, in molti di essi, è la sinistra e il Po ad avere una presenza politicamente predominante. Certo il sostegno diretto al Po viene prevalentemente dal mondo della disoccupazione (in particolare però dai suoi settori più proletari) e non dalla classe operaia industriale. Ma anche su questo terreno il Po (che ha una lunga tradizione di presenza nella grande industria, con un ruolo importante nelle grandi lotte radicali degli anni dal ’68 al ‘76) si sta rafforzando con un ruolo centrale in categorie e industrie che hanno sviluppato le più importanti lotte dell’ultima fase. Ciò va dai telefonici ai lavoratori del metrò di Buenos Aires, da quelli della sanità agli insegnanti, dalle industrie alimentari di trasformazione del pesce alla Parmalat argentina, in cui i compagni del Po hanno condotto una lotta vittoriosa contro l’ipotesi di ristrutturazione seguente alla sua vendita, in conseguenza dalla crisi dell’azienda di Parma.

C’è poi un’importante situazione dove il ruolo del Po ha avuto un significativo salto di qualità. Si tratta della regione che ha per capitale la città di Salta nell’estremo nord argentino, con oltre un milione di abitanti. Lì i nostri compagni sono riusciti a passare da un sostegno nell’avanguardia larga a un radicamento tra le masse. Così hanno ottenuto, alle scorse elezioni regionali, circa il 9% dei voti, eleggendo tre deputati. La situazione di Salta esprime quella che è una potenzialità nazionale. E’ la prospettiva cui si dedica oggi il Po, in quella che nel suo congresso ha definito una fase di transizione tra un’ascesa rivoluzionaria (quella del 2001-2002) e un’altra del tutto probabile a medio termine. Sono quindi anni in cui si giocherà il possibile passaggio del Po da fattore significativo dello scontro di classe e della situazione politica (quale è già) a fattore centrale delle stesse. Un momento importante di verifica sarà rappresentato dalle prossime elezioni parlamentari di ottobre. Il consolidamento del partito con diverse migliaia di militanti e 17.000 compagni e compagne organizzati nel Polo obrero (la struttura di simpatizzanti organizzati nei vari movimenti) è certamente un elemento importante per queste prospettive generali.

 

Contro il fronte popolare in Brasile e Uruguay

La seconda organizzazione per numero e importanza del Crqi è quella brasiliana: il Partito della Causa Operaia (Pco). Oggi i nostri compagni si trovano ad affrontare una battaglia centrale contro la politica neoliberista del governo Lula nel mezzo della sua crisi. Lo fanno indicando la prospettiva di una soluzione operaia e socialista. Si basano in questo sullo sviluppo numerico importante degli ultimi anni e sul radicamento in settori importanti della classe e del sindacato. L’attuale situazione offre grandi opportunità, ma è resa complicata dalla presenza di forze centriste e riformiste di sinistra. Infatti mentre una parte della sinistra del Pt si è adattata a Lula, un’altra si è contrapposta alle sue misure neoliberali e ha dato vita al “Partito del socialismo e della libertà” (Psol) su un programma riformista di sinistra. Il Psol, appare a larghi settori del vecchio elettorato del Pt come un’alternativa alla deriva lulista. In questo senso si è trasformato in un ostacolo oggettivo verso le prospettive di costruzione del partito rivoluzionario di massa. Problema che sconta anche la presenza di un’altra formazione trotskista, il Partito dei lavoratori socialisti unificato (Pstu). Una situazione complessa in cui appunto le opportunità si mescolano quindi a grandi difficoltà.

Nel vicino Uruguay la più piccola, ma significativa, sezione del Crqi che ha il nome di Partito dei Lavoratori (Pt) si è segnalata per essere l’unica forza politica operaia che si è contrapposta con chiarezza al “fronte popolare” che ha vinto le scorse elezioni e che si e dimostrato rapidamente uno strumento degli interessi del capitale internazionale e del Fmi. Questa battaglia ha consolidato il Pt che si rafforzato quantitativamente e qualitativamente.

 

Cile: un settore del Mir passa alla IV internazionale

Una novità importante per il Crqi è la nascita di una sua sezione cilena. Si tratta del Movimento della sinistra rivoluzionaria- Partito rivoluzionario dei lavoratori (Mir-Prt), che ha poi deciso di mantenere solo il secondo dei due nomi (Prt). Il nome Mir rimanda alla storica organizzazione centrista a matrice guevarista cilena. Nel numero 2 di Marxismo Rivoluzionario, il compagno Bagarolo ha lungamente parlato dell’azione politica del Mir nel Cile degli anni di Allende, sottolineando il ruolo negativo che questa organizzazione, oscillando tra guerriglierismo e appoggio critico al fronte popolare, ha avuto per l’avanguardia operaia. Ma nessuno può negare il ruolo combattivo e coraggioso dei militanti del Mir che lasciarono molte centinaia di morti nella lotta contro il golpe e la dittatura. Per questo è significativo che un nucleo di militanti di tale tradizione, diretti da un quadro che ha militato nel Mir fin dalla fine degli anni ‘60, abbiano oggi tratto il bilancio della loro storia, raggiunto il trotskismo e aderito al Crqi.

Per completare il quadro delle nostre forze in America Latina dobbiamo indicare il difficile tentativo che il Crqi sta realizzando per cercare di costruire a partire da nuclei esistenti consolidate sezioni del nostro movimento in due paesi chiave come Bolivia e Venezuela. Qui i nostri compagni locali sono intervenuti nelle rispettive situazioni rivoluzionarie con chiarezza programmatica ed impegno militante. Ma non sono stati in grado, per il momento, di consolidare i loro sforzi in termini di costruzione di partito ed egemonia politica larga.

 

Europa e Medio Oriente

Oltre all’America latina, che costituisce il cuore della nostra organizzazione, gli altri settori in cui siamo presenti con una qualche consistenza numerica sono l’Europa e il Medio Oriente. Se però parliamo di organizzazioni, sia pur modestamente, significative nell’avanguardia, ciò limitatamente a Italia, Grecia e Turchia . In Grecia il Partito operaio rivoluzionario (Eek) è stato al centro, in fronte unico con una serie di organizzazioni centriste di sinistra, di importanti azioni di lotta, oltre che nella normale attività sindacale, che ha visto lo sviluppo anche di combattivi scioperi generali, sul terreno antibellico e antimperialista. La radicalità e la rilevanza dell’azione dei nostri compagni hanno più volte provocato attacchi frontali da parte dello stato e delle forze reazionarie. Questi sono stati respinti anche grazie ad un grande fronte unico che ha inglobato sindacati, parlamentari e l’insieme dei partiti della sinistra. Se ciò è stato possibile è esattamente per il grande prestigio conquistato nella loro decennale azione dai nostri compagni.

In Turchia, paese nodale per il futuro della rivoluzione in Medioriente, anche per la centrale questione della lotta di liberazione del popolo Curdo, il nostro movimento vive una situazione complicata. Esistono infatti due organizzazioni legate a noi, una come sezione ufficiale - presente prevalentemente a livello operaio e sindacale - e l’altra simpatizzante - più ampia, ma prevalentemente studentesca - provenienti dalla scissione di una singola organizzazione sei anni fa. Benché i due gruppi lavorino congiuntamente in vari terreni e i rapporti personali tra i militanti siano fraterni è come sempre difficile superare queste situazioni .Il Crqi sta compiendo ogni sforzo possibile per risolvere la situazione ed arrivare rapidamente alla unificazione delle due organizzazioni per realizzare in Turchia una presenza significativa del trotskysmo conseguente.

Questa indicazione, necessariamente molto semplificata dell’attività delle organizzazioni del Crqi, non esaurisce la presenza della nostra tendenza internazionale. Ci riferiamo però a piccole organizzazioni sezioni ufficiali del coordinamento (Finlandia, Usa, Palestina, dove i nostri compagni lottano coraggiosamente tra la popolazione sia ebrea che araba contro il sionismo), o a semplici nuclei di pochi compagni, dall’Europa occidentale al subcontinente indiano, che devono ancora consolidarsi come organizzazioni .

Abbiamo voluto con quest’articolo presentare chiaramente ai nostri lettori lo stato del nostro movimento a un anno dalla sua trasformazione in organizzazione centralista democratica. Abbiamo indicato i punti di forza e di sviluppo così come le contraddizioni e i limiti, come è sempre stato e sempre dovrebbe essere costume del marxismo rivoluzionario. Tuttavia, come indicato all’inizio, riteniamo che il bilancio di questo anno sia sostanzialmente positivo e che la nostra organizzazione si presenti più consolidata di un anno fa di fronte alle scadenze e alle sfide che la crisi capitalistica internazionale e lo sviluppo della lotta di classe ci pongono e ci porranno di fronte. Certo le nostre forze sono ancora molto modeste, ma al di fuori del Crqi non esiste nessuna sostanziale organizzazione rivoluzionaria internazionale. Piccoli gruppi o correnti rivoluzionarie certo esistono, e noi cerchiamo di raggrupparli su una base di principio (siano essi di provenienza trotskysta o meno, come dimostra il caso del mir-prt cileno); ma il loro peso è inferiore a quello della nostra organizzazione. Le altre forze organizzate internazionalmente più ampie di noi, in primo luogo il (del resto sempre più in crisi) “Segretariato unificato della IV Internazionale” non rappresentano certo un’alternativa rivoluzionaria anticapitalistica, scivolando sempre più sul terreno di un riformismo di sinistra movimentista.

Ma il proletariato e gli oppressi del mondo per vincere hanno bisogno di un’internazionale. Se ce ne fosse stato bisogno, la realtà del mondo, più “globalizzato” che mai, ha sepolto definitivamente le varie utopie riformiste e staliniste di “vie nazionali al socialismo”. La lotta per la ricostruzione dell’organizzazione internazionale del Proletariato, che si confonde con la rifondazione della IV Internazionale, non trova oggi altro strumento transitorio che il nostro Crqi, il cui sviluppo è un tutt’uno con quello delle sue singole sezioni, come la nostra Amr.