UNA RISPOSTA OPERAIA E SOCIALISTA ALLA CRISI CAPITALISTICA
Di seguito trovate un volantino che i compagni di Progetto Comunista del Veneto stanno diffondendo in queste settimane, specialmente nei luoghi di lavoro, sulla crisi e sulla necessità di dare ad essa una risposta di classe;
ORGANIZZIAMO
ALLA
CRISI CAPITALISTICA
Il
mito del “piccolo è bello” sta andando in pezzi e con esso il mito del
ricco Nordest travolti dalla devastante crisi capitalistica. Il padronato per
mantenere i saggi di profitto delocalizza i propri impianti nei paesi della
periferia capitalistica alla ricerca di forza lavoro da spremere. Regione
veneto e banche accompagnano la fuga con ingenti finanziamenti. I luoghi di
lavoro sono investiti da un’ondata di cassa integrazione, mobilità,
licenziamenti. Nuovi drammi che non sempre trovano nel tanto “decantato
terziario” forme e soluzioni adeguate ad esperienze e saperi accumulati nel
tempo. Per chi rimane bassi salari, flessibilità, precarietà.
Vicenza
è oggi la provincia veneta con il più alto numero di lavoratori coinvolti in
crisi aziendali: 4.457, di cui 1.858 tessili, 1.406 metalmeccanici e 1.193 di
altri settori. Ultima chiusura in
ordine di tempo
I
lavoratori della Safilo (260
lavoratori a rischio) il 31 maggio nel giorno del primo sciopero generale
della provincia di Belluno gridavano “tra
i monti il silenzio non è sempre d’oro, il Cadore urla lavoro”,
infatti su 12 mila lavoratori delle occhialerie oltre 1000 hanno perso il
lavoro, e con
La
provincia di Treviso ha registrato nel 2004 qualcosa come 3.727 licenziamenti
e 2.380 cassintegrati. La crisi investe grandi aziende come
La
zona industriale di Porto Marghera vede una drastica riduzione degli
investimenti nella cantieristica e nell’alluminio. Nel Petrolchimico
8.500 lavoratori sono a rischio, Eni
ed Enichem hanno deciso di uscire
dalla chimica a qualsiasi costo; nel distretto industriale di Santa Maria di
Sala (Ve) la crisi investe medie
imprese come
A
Padova in queste ultime settimane abbiamo assistito ad una crescita
esponenziale dei processi di mobilità e cassa integrazione con perdita di
diverse centinaia di posti di lavoro, attraversano una grave crisi piccole e
medie industrie anche ad alto valore aggiunto (Gruppo
Parpas, OMS firema, FinmeK, GBS, Liebert-Hiross, Main Group, Oz, De Nicola, De
Angeli, Tecnosistemi, ecc).
I
lavoratori rispondono come possono a questa drammatica situazione con scioperi
spesso autorganizzati via sms, “chiudono
tutto, i vigliacchi. Siamo a spasso” e si corre a presidiare la fabbrica
come alla Fiamm di Montecchio
Maggiore (Vi), si bloccano le strade come alla De
Longhi, scioperi ad oltranza come nel Gruppo
Parpas di Padova.
Ma
queste lotte se rimangono isolate non sono sufficienti a bloccare i processi
in atto.
Progetto comunista si rivolge a tutte le forze sindacali e alla sinistra politica per costruire una vertenza unificante di tutto il lavoro salariato e dei disoccupati contro il padronato e il governo. La vertenza deve essere sostenuta da forme adeguate di lotta: lo sciopero generale prolungato.
·
garantire
occupazione e potere d’acquisto dei salari;
·
costituire
un coordinamento delle fabbriche/aziende in lotta;
·
avanzare
la richiesta dell’apertura dei libri contabili;
·
occupare
le fabbriche che delocalizzano, licenziano, chiudono;
·
avanzare
la richiesta della nazionalizzazione sotto controllo operaio;
Se
i padroni hanno fallito è ora che la direzione della società passi ai
lavoratori.
Associazione
marxista rivoluzionaria
PROGETTO
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