Ma Cofferati proprio il sindaco di Bologna doveva fare?

Sapevamo che era lombardo speravamo non fosse leghista

 

 

di Michele Terra

Ormai è passato un anno dall’insediamento di Sergio Gaetano Cofferati a sindaco di Bologna, ben oltre i cento giorni propagandistici, quindi ci permettiamo di affrontare un primo bilancio dell’attività del nuovo primo cittadino e della sua giunta.

Se fossimo incalliti bertinottiani o grassiani, impegnati a sostenere il centrosinistra cofferatiano, probabilmente parleremmo di un primo anno segnato da luci e ombre, al contempo inviteremmo il buon Maurizio Zamboni[1] a cambiare mestiere e a fare l’elettricista, considerato che i pochi elementi positivi di discontinuità con le passate amministrazioni Guazzaloca e Vitali vengono proprio dal suo assessorato, in particolar modo per ciò che concerne l’accensione di Sirio[2].

In realtà sulla svolta richiesta dai bolognesi con la larga vittoria di Cofferati e dei suoi alleati è buio fitto.

La partecipazione dei cittadini alle scelte amministrative, che doveva essere uno dei cardini della nuova amministrazione, è assolutamente trascurata, tant’è che ormai si sprecano le critiche di molti che sostennero entusiasticamente Cofferati lo scorso anno. La stessa gestione che il sindaco fa dei rapporti con gli alleati ricorda più un podestà che il capo di una coalizione.

Così questa giunta fa una politica di sinistra sulle cose meramente simboliche: smonta le gocce[3] in piazza Re Enzo e abroga il regolamento per le multe alle biciclette in divieto di sosta, ma poi la sostanza è davvero altra.

In campagna elettorale in tanti, dentro e fuori al Prc, sbandieravano come eccezionale l’impegno di Cofferati per il “superamento” del Cpt di via Mattei. Dopo quasi un anno il Cpt è ancora lì e non poteva essere diversamente poiché, come avevamo denunciato a suo tempo solo noi di Progetto Comunista, il Comune non poteva e non può chiudere una struttura figlia della legislazione nazionale.

Non solo.

Dalla generica volontà di “superamento” del Cpt annunciata oltre un anno fa, si è arrivati ad oggi che il Comune sgombera gli immigrati delle baraccopoli sul lungo Reno e ne spedisce gli abitanti irregolari proprio al Cpt.

Se la maggioranza di Rifondazione Comunista fosse seria dovrebbe riconoscere che il principale elemento di accordo tra Prc e centrosinistra bolognese è stato smentito clamorosamente, tanto dovrebbe bastare per rimettere in discussione l’alleanza.

In ultimo sindaco e vicesindaco hanno sgomberato un campo nomadi in via Roveretolo, riuscendo a scatenare le ira non solo di Monteventi[4] ma anche di Don Benzi e della Caritas. Come non meraviglia che il Prc bertinottiangrassiano bolognese, nonostante una lettera di vibrante protesta al sindaco condita da qualche comunicato stampa simil-radicale rimanga certamente fedele all’Unione, non stupisce che il Coffy riceva applausi a piene mani dalla Lega Nord.

Tra gli schiamazzi notturni e le proteste degli insonni i nostri amministratori sono riusciti ad avviare una nuova stagione del proibizionismo senza risolvere il problema di quel porcaio che è diventata la zona universitaria, trasformando tutti gli osti e baristi della città in mini vigili urbani intenti a sorvegliare gli avventori. Nemmeno Preziosa[5] era arrivato a tanto, chissà che in Comune qualcuno non pensi a una consulenza anche per l’indimenticabile ex sceriffo-assessore.

Sulle occupazioni messe in campo dai ragazzi dei collettivi la posizione del sindaco è tanto chiara da farsi apprezzare dal post fascista Galeazzo Bignami “An considera addirittura condivisibile, quasi più a destra della destra la fermezza del sindaco sulle occupazioni” (il Domani di Bologna, 19 aprile 2005).

In un tema centrale come quello della scuola la continuità con Vitali e Guazzaloca è totale: i finanziamenti alle private non si toccano, anzi vengono aumentati rispetto gli anni precedenti. Ed è così che col nuovo corso bertinottiano qualcuno va in tilt e capiti che consiglieri di quartiere di Rifondazione si astengano sui finanziamenti pubblici alle scuole dei preti, come è accaduto al quartiere Reno. Bei tempi quando a metà anni 90 i consiglieri del Prc su queste cose facevano ostruzionismo avendo come avversario il centrosinistra di Vitali!

La delicata questione “casa” è stata affidata all’assessore Amorosi, di almeno dubbie competenze, che è riuscito in pochi mesi: a farsi scaricare da tutti quelli che nel suo partito (i Verdi) l’avevano sostenuto, a criticare le occupazioni di appartamenti pubblici sfitti nonché a “scovare” un, pare, inesistente scandalo sulle assegnazioni di alloggi pubblici.

C’è poi il nodo delle grandi opere, qui inciampa anche Zamboni (ahiaiahiai Maurizio, direbbe Mike Bongiorno).

La prima è la cosiddetta metrotranvia, opera costosissima, che nei progetti dovrebbe essere interrata all’interno del centro storico, dove paradossalmente il traffico privato non dovrebbe passare, e girare in superficie oltre porta San Felice dove finisce la zona a traffico limitato. Incredibilmente il primo tratto a dover essere realizzato sembra essere il tracciato tra la stazione e la fiera su cui esiste già un percorso ferroviario di superficie perfettamente funzionante.

Viene spontanea una domanda: con centro storico chiuso al traffico privato grazie a Sirio operante su tutti gli ingressi e con le corsie preferenziali fuori porta protette dalle telecamere del sistema Rita, è davvero indispensabile una metrotranvia? Oppure è, come crediamo, un regalo che i cittadini bolognesi devono fare alla triade Assindustria-Legacoop-Collegio costruttori?

E’ notizia più recente quella  dell’idea di costruire un collegamento sopraelevato tra aeroporto e stazione centrale. Traffico passeggeri previsto in circa 140 unità l’ora con un costo di realizzazione di alcune decine di milioni di euro. Come possono farne a meno i bolognesi?

Intanto l’ossessione legalitaria che ha colto il sindaco ha costruito un clima politico in cui a pagarne le conseguenze più care sono stati tre ragazzi dell’area dei disobbedienti arrestati per un’occupazione di un locale in zona universitaria.

Ci sarebbero sufficienti elementi per portare il Prc all’opposizione di Cofferati anche per le sue quindici prossime reincarnazioni, ma incredibilmente, come un pugile suonato il Prc bolognese continua ad incassare di tutto, pure gli insulti[6], senza capire che nel gioco delle alleanze si perde sempre.

 

Bologna, 29 maggio 2005



[1] Assessore Prc ai trasporti e opere pubbliche.

[2] Sistema di telecontrollo degli accessi dei veicoli nel centro storico che sanziona automaticamente i trasgressori.

[3] Opera in vetro resina talmente penosa da essere criticata pure da Sgarbi.

[4] Consigliere comunale indipendente eletto nelle liste del Prc e portavoce del Bologna social forum.

[5] Dirigente di Ps e già assessore alla sicurezza in quota An.

[6] Dopo la partecipazione del Prc al corteo in solidarietà con i tre disobbedienti arrestati Cofferati ha definito Rifondazione un partito schizofrenico.