Il
movimento studentesco a Bologna
Le
lotte contro lo smantellamento dell’università pubblica
Da
Berlinguer a Cofferati: le responsabilità del centrosinistra
di Filippo Pangallo*
Buone notizie dall’Università di Bologna: il movimento
studentesco mostra infatti una confortante ripresa, nel quadro di un percorso di
lotte avviato da tempo e supportato da un buon livello di coscienza. I settori
studenteschi più avanzati - in opposizione frontale a quelle centrali
burocratiche (Udu, Sinistra Giovanile) responsabili, attraverso l’estensione
“universitaria” della stagione della concertazione, del passaggio delle
peggiori controriforme volute dal padronato - hanno rialzato la testa in un
contesto, come quello bolognese, in cui la selezione di classe ha mostrato un
carattere particolarmente aggressivo, creando un vero deserto di precarietà per
gli studenti proletari.
L’elemento interessante del percorso di lotte in
costruzione è proprio la percezione della lotta alla “selezione di classe”
come punto dirimente e, di conseguenza, la convinta opposizione a quel
gigantesco regalo ai padroni che, prima di riforma Moratti - De Maio, si chiama
riforma Zecchino e che ha nella selezione (a Bologna le tasse per la
specialistica toccano i 2000 euro) e nell’apertura al capitale privato la sua
essenza. Protagonisti di questa nuova stagione sono i settori di sinistra del
movimento studentesco, i collettivi autorganizzati (oggi uniti nella Rete
Universitaria), impegnati negli ultimi mesi in una serie di vertenze che hanno
espresso, nell’autoriduzione alla mensa del 19 aprile scorso, il loro massimo
picco.
Le lotte contro lo
smantellamento dei servizi e le privatizzazioni
La situazione della mensa universitaria, emblema della
devastazione prodotta dalle ingerenze del capitale sugli atenei, è quella
comune a molti servizi nel quadro della ristrutturazione capitalistica:
esternalizzazione ad un’azienda privata (Concerta), aumento dei prezzi (è la
mensa più cara d’Italia con 5,80 euro, almeno, per un pasto decente),
inaccessibilità per i proletari. Le lotte contro la mensa privata partono da
una serie di mobilitazioni tese a denunciare il ruolo di quello che dovrebbe
essere l’ente per il diritto allo studio (l’Arstud, responsabile della
privatizzazione la mensa), ma che è in realtà un’impresa che lucra sulla
pelle degli studenti: è appena il caso di ricordare la situazione degli
studentati insufficienti e costosi, con prezzi non molto dissimili da quelli
vergognosi del mercato degli affitti.
La denuncia delle responsabilità dell’Azienda per il
“diritto allo studio” è passata recentemente anche per un “picchetto”
studentesco alla sede dell’ente e continuerà con una serie di lotte
articolate (è in cantiere una manifestazione). Il rifiuto del cosiddetto 3+2 ha
costituito un altro fronte di conflitto: a Scienze della comunicazione
nell’autunno scorso, gli studenti hanno interrotto le lezioni contro il numero
chiuso e la conseguente esclusione dall’ammissione alle specialistiche per
molti studenti e il 3 maggio il Senato accademico è stato interrotto dagli
studenti autorganizzati, proprio mentre i vari baroni e padroni dell’università
discutevano di specialistiche e numero chiuso.
Contro la collaborazione di
classe, per una piattaforma anticapitalista
Una nuova generazione studentesca è in lotta e le
vertenze sembrano uscire dai confini universitari, collegandosi alle lotte per
la casa e alla crescente ostilità dei settori di sinistra dei movimenti di
lotta verso l’amministrazione Cofferati, che con il sostegno della borghesia
cittadina, ha pensato bene di militarizzare piazze e strade della zona
universitaria (mentre sgombera i lavoratori migranti e li sbatte nei cpt!). Come
sinistra rivoluzionaria del Prc (anche attraverso il nostro lavoro nei Giovani
Comunisti e nel Circolo universitario) siamo stati costantemente presenti nelle
vertenze e continueremo a spingere in avanti il movimento studentesco. Il buon
livello di coscienza non è però ancora in grado di condurre fuori dal
corporativismo le lotte, legandole completamente a quelle dei lavoratori e come
Progetto Comunista continueremo a batterci per una piattaforma avanzata, che
sulla base di obiettivi di transizione, ponga la necessità di aprire un
percorso di lotte nella più ampia prospettiva anticapitalista.
Ritiro delle controriforme, Università pubblica, laica e
gratuita, servizi sociali (mensa, trasporti) garantiti e gratuiti, fine dei
numeri chiusi e della selezione di classe: sono obiettivi sui quali costruire
una vera alternativa dell’istruzione universitaria e sono obiettivi che
cozzano irrimediabilmente con quelli della borghesia, con i suoi interessi e la
sua ricerca di profitto anche sulla pelle degli studenti. Solo nel quadro di
un’alternativa anticapitalistica e di classe sarà possibile liberare
realmente l’Università e l’istruzione dalle ingerenze dei padroni e per
questa prospettiva continueremo a lottare anche tra gli studenti di Bologna.