Salerno:
120 operai licenziati
Arti
grafiche Di Mauro: una lotta esemplare
Intervista
a Marco Arena, operaio in lotta
di
Giuseppe Guarnaccia
Giovedì
28 aprile 2005, esattamente 110 anni dopo la sua fondazione, la Arti Grafiche Di
Mauro s.p.a., azienda specializzata di Cava de’ Tirreni, in provincia di
Salerno, ha chiuso i battenti. 120 operai ed impiegati sono stati licenziati
dopo una lunga crisi aziendale. Fiore all’occhiello dell’industria cavese,
la Di Mauro è stata per decenni l’azienda leader nel settore grafico e
tipografico. Ha conosciuto la sua massima espansione a cavallo tra gli anni
’80 e ’90. Tra i suoi maggiori clienti annovera le Ferrovie dello Stato,
l’Inps, l’Inail, numerosi istituti di credito, diverse compagnie aeree e i
monopoli di Stato per quanto concerne il settore delle lotterie nazionali. Dopo
anni di espansione e profitti, è arrivata puntuale la crisi; ma a pagarne il
prezzo, come sempre, sono i lavoratori. Da circa un mese in mobilitazione, gli
operai della Di Mauro presidiano la fabbrica permanentemente.
Il
collettivo di Salerno di Progetto comunista ha seguito sin dall’inizio la
crisi dell’azienda cavese, partecipando attivamente alla lotta dei lavoratori
e allo sciopero generale cittadino che si è concluso con un grande corteo di
5000 persone, organizzando inoltre un’affollata assemblea che ha visto il
compagno Maximiliano Jozami, dirigente del Partido
obrero d’Argentina, esprimere ai lavoratori in lotta la solidarietà degli
operai del Polo obrero e portare la
straordinaria esperienza della gestione operaia nelle fabbriche argentine
occupate.
Marco
Arena, 45 anni, operaio specializzato alla Di Mauro dal 1987 ed alla testa della
mobilitazione in fabbrica, ci ha concesso la seguente intervista.
D.
Come e quando nasce la crisi alla Arti Grafiche Di Mauro S.p.A.?
R.
La crisi nacque alla fine degli anni ’90, quando - era il 1997 - la proprietà
licenziò 40 lavoratori. La nostra reazione fu immediata, occupammo la fabbrica
per un mese, ma la lotta non ebbe seguito e purtroppo i licenziamenti furono
confermati. Dopo appena quattro anni, la direzione aziendale ci comunicò che, a
seguito dell’attentato al World Trade
Center di New York, le commesse per la produzione di biglietti aerei - che
costituiscono la maggior parte della produzione totale della Di Mauro -
sarebbero diminuite sensibilmente. L’azienda ha, dunque, attraversato una
nuova congiuntura che si è acutizzata negli anni e si è conclusa con la
chiusura della fabbrica ed il licenziamento di 120 lavoratori. Ma, in realtà,
le ragioni della crisi vanno ricercate nella mancanza di innovazione tecnologica
e di strategie imprenditoriali e nella volontà della proprietà - che mantiene
in attività altri due stabilimenti - di chiudere.
D.
Qual è stato il ruolo dei sindacati nella mobilitazione operaia?
R.
Cgil, Cisl e Uil hanno sostanzialmente assunto una posizione “attendista”.
Hanno organizzato un incontro al Ministero del lavoro e con le istituzioni
locali, ma di proposte concrete per una soluzione positiva non ne abbiamo avute.
I sindacati hanno sottovalutato la crisi che da anni si avvertiva in fabbrica,
non sono stati in grado di gestirla e non hanno nessun elemento concreto da
proporre ai lavoratori per la riconquista del posto di lavoro.
D.
Che ruolo e quale posizione hanno avuto la politica ed i politici locali e
nazionali con cui siete stati in contatto?
R.
In una prima fase, hanno assunto posizioni ambigue. Solo in seguito, si sono
schierati - almeno formalmente - dalla nostra parte. Ma noi chiediamo loro, e
soprattutto al Prc, se sono disposti a sostenere davvero la nostra lotta per la
riconquista del posto di lavoro; se sono disposti a lottare ad oltranza con noi
per restituire a 120 famiglie la possibilità di una vita dignitosa. Questo
chiediamo ai politici, non generici appelli per la riapertura della Di Maro.
D.
Come pensate di proseguire la vertenza e quali obiettivi vi ponete?
R.
Riprenderci la fabbrica! La mia proposta è occupare la fabbrica e riavviare la
produzione sotto il controllo operaio. Per anni l’azienda è cresciuta
soprattutto grazie al sacrificio, alle capacità ed alle intelligenze dei
lavoratori. Siamo pronti a tutto, difenderemo il posto di lavoro con tutte le
nostre forze. Abbiamo organizzato da soli uno sciopero generale con la
partecipazione della cittadinanza cavese: siamo pronti ad organizzarne altri.