IL DIBATTITO TRA PROGETTO COMUNISTA E ALCUNI COMPAGNI DI VIBO

 

Potete leggere di seguito un carteggio tra il Direttivo nazionale della nostra Associazione e il compagno Matteo Malerba che, insieme ad altri quattro compagni di Vibo Valenza, abbandona Progetto Comunista.

 
Trattandosi di una vicenda su cui altri hanno voluto speculare, raccontandola in modo deformato, così come facemmo alcune settimane fa -e secondo un metodo che ci contraddistingue- rendiamo pubblico lo scambio di lettere che, crediamo, possa interessare in generale chi partecipa o segue con attenzione la nostra battaglia politica. Infatti, pur non essendo certamente in sé una vicenda di primaria importanza, crediamo che il dibattito che abbiamo affrontato con questi compagni (la questione delle giunte; l'autonomia della sinistra rivoluzionaria dagli scontri interni alla maggioranza dirigente) possa risultare di interesse generale.
 
I materiali precedenti su questa vicenda sono già stati pubblicati sul nostro sito web.
 
 
Francesco Ricci

 

Associazione marxista rivoluzionaria

PROGETTO COMUNISTA

sinistra del PRC

 

 

ai compagni

Matteo Malerba

Domenico Ficchì

Ubaldo Cavallaro

Giuseppe Stella

Domenico Savastano

 

 

Cari compagni, abbiamo ricevuto la lettera (del 10 luglio) con la quale formalizzate la vostra uscita dall'Amr Progetto Comunista. La lettera arriva peraltro mentre anche gli organismi dell'Associazione stavano valutando la compatibilità delle posizione ultime da voi assunte con l'appartenenza a Progetto Comunista. Dunque ne prendiamo atto, con dispiacere.

 

Negli ultimi mesi avevamo avviato con voi una serrata discussione (fatta di incontri e di lettere) volta a chiarire lo scarto tra alcune prese di posizione da voi formalmente assunte -di contrarietà all'accordo con il centrosinistra a Vibo- e la gestione diretta da parte del compagno Malerba degli accordi.

Nella vostra lettera parlate di "pressione esercitata dal Direttivo dell'Associazione". Per quanto ci riguarda non si trattava di una "pressione" ma piuttosto di un confronto politico su questioni fondamentali, discriminanti.

 

Nei nostri testi abbiamo semplicemente ribadito la linea strategica che contraddistingue non solo la nostra Associazione: ma il marxismo rivoluzionario da un paio di secoli. Ciò che da anni scriviamo in centinaia di risoluzioni, documenti, mozioni, articoli, opuscoli, riviste: il compito dei comunisti è guadagnare la maggioranza del proletariato, nel corso delle sue lotte, alla comprensione dell'impossibilità di riformare il capitalismo e alla conseguente necessità di conquistare il potere politico attraverso il rovesciamento rivoluzionario dell'ordine borghese e la distruzione dei vecchi rapporti di produzione. Per fare ciò è elemento indispensabile e irrinunciabile l'opposizione a tutti i governi locali e nazionali -non esistendo differenza sostanziale dal punto di vista della natura di classe tra il livello locale e nazionale (anche a Vibo la giunta gestisce gli interessi -e gli appetiti!- capitalistici). Rinunciare all'opposizione non significa dunque infrangere un qualche astratto comandamento marxista: significa rinunciare a guadagnare i lavoratori alla prospettiva di un altro governo, di un'alternativa socialista; e comporta il trovarsi nell'immediato -molto concretamente- contro le lotte dei lavoratori e un loro sviluppo anticapitalistico.

 

La vostra scelta di sostegno a una giunta diretta dalla Margherita, cioè di corresponsabilizzazione nelle politiche anti-operaie dell'Ulivo locale, costituisce -a Vibo non diversamente dal resto d'Italia- non una possibile tappa verso la costruzione di un'alternativa di sistema ma un suo ostacolo, che mina la costruzione del partito stesso e del suo radicamento nelle lotte contro quelle politiche borghesi. D'altra parte, come abbiamo ripetuto sempre, la stessa linea della maggioranza dirigente nazionale di moltiplicare gli accordi di governo locale con il centro liberale dell'Ulivo mira appunto a rafforzare la strada verso l'accordo di governo nazionale. Il governo Ulivo-Prc a Vibo -nel suo piccolo- è insomma nei fatti un tassello di questo mosaico riformista.

 

Si tratta di cose che -insieme a voi- abbiamo detto e ripetuto infinite volte. Per questo leggiamo increduli nella vostra lettera che la giunta borghese di Vibo sarebbe "poco propensa, per natura e compiti, a politiche antipopolari [non avendo] autonomia impositiva [... e non legiferando] in materia di lavoro". E restiamo doppiamente increduli nel leggere che, secondo voi, tale giunta "non potrà fare male ai lavoratori".

 

Si tratta di affermazioni che rovesciano non solo il marxismo rivoluzionario e gli assi fondanti di Progetto Comunista, ma rimuovono ciò che voi stessi (e la Federazione) avete sostenuto per anni in contrasto con l'orientamento maggioritario del Prc.

 

Ci appare dunque incomprensibile come simili affermazioni possano essere sottoscritte sia dagli altri quattro compagni che hanno militato per anni nell'Amr sia dal compagno Matteo Malerba che, pur non avendo mai ricoperto incarichi centrali nell'Associazione, è stato investito da Progetto Comunista di responsabilità e visibilità nel Prc e nella sua Direzione nazionale. E ciò è tanto più grave alla vigilia di una importante battaglia politica che vede concentrati i nostri sforzi e nel momento di massima crescita ed espansione di Progetto Comunista.

 

Nella vostra lettera portate a giustificazione della vostra scelta -mischiando questo argomento con le gravi considerazioni politiche dette sopra- la presunta "richiesta" proveniente dalla base della Federazione. Ma l'argomento non regge: il dovere dei comunisti non è quello di seguire la corrente, ma di dirigerla attraverso una battaglia politica -anche di minoranza: ogni arretramento su questa strada non prelude a nuove avanzate.

 

Caro Matteo, cari compagni, ci auguriamo possiate ricredervi. Per quanto ci riguarda restiamo aperti al confronto politico, anche in vista della imminente fase congressuale nella quale proporremo a tutti i militanti del Prc -e quindi a maggior ragione a voi, con cui abbiamo condiviso una lunga battaglia politica- di sostenere le posizioni della sinistra rivoluzionaria: posizioni che si esprimeranno, come sempre, in testi inequivoci, fondati sul concetto di indipendenza di classe del movimento operaio dalla borghesia dai suoi governi (e giunte) per l'alternativa socialista. Così pure nella collocazione interna al partito, in riferimento agli scontri organizzativi -ma non politici- tra le diverse anime della maggioranza dirigente (scontri particolarmente aspri in Calabria) continueremo a mantenere la piena autonomia della nostra azione, rifiutando ogni blocco con l'una o l'altra componente: cosa che auspichiamo continuerete a fare anche voi.

 

Cari compagni, abbiamo voluto rispondervi pubblicamente perché non abbiamo nulla da nascondere a chi segue la nostra limpida battaglia: e anzi vogliamo dissociare pubblicamente le responsabilità di Progetto Comunista da scelte di sostegno o ingresso in giunte borghesi. Si tratta di un punto per noi irrinunciabile: nessun governo borghese -nazionale o locale- sarà privato dell'opposizione di Progetto Comunista.

 

Continueremo dunque anche a Vibo -con gli altri militanti del collettivo, coi giovani- l'attività dell'Associazione. A questi compagni e compagne va il pieno sostegno di tutta l'Amr per continuare gli sforzi tesi a guadagnare possibilmente la maggioranza dei compagni della Federazione a una linea coerente con una prospettiva rivoluzionaria.

 

saluti comunisti,

 

Il Direttivo Nazionale

dell'AMR Progetto Comunista

16 luglio 2004

 
 

La lettera da Malerba e altri compagni di Vibo

 

Cari compagni/e,

inviamo questa prima riflessione sulla decisione di non aderire per l'anno in corso alla AMR Progetto Comunista. Ci rendiamo conto che dieci anni di battaglie comuni meritano altro approfondimento e per questo pensiamo a nuovi momenti di confronto a partire dal prossimo congresso del Prc e del documento che sarà sottoposto all'esame dei militanti e degli iscritti al partito.

Una lunga militanza prima in Proposta e poi nell'Amr che ci ha contraddistinto per tenacia e coerenza a tutti i livelli nella lotta per la costruzione di un Partito di Classe. Dieci anni, per noi da quando è nato il Prc, di forte contributo che hanno segnato le varie tappe nella evoluzione e nell'affermazione della sinistra interna al partito. Abbiamo sempre dato anche nei momenti difficili sotto l'attacco alla nostra autonomia, da parte della maggioranza di allora Bertinotti-Cossutta, e da soli siamo riusciti a vincere il Congresso del 1996 dando entusiasmo a tutti quei compagni che nelle varie federazioni d'Italia segnarono con orgoglio questa nostra vittoria (unica Federazione in Italia a dire no a Bertinotti-Cossutta), aiutandoli a non disertare con la fuoriuscita dal Prc.

L'intera Federazione da allora in avanti ha sostenuto le nostre tesi, senza chiedere niente in cambio pur non condividendo fino in fondo il progetto rivoluzionario. Una scelta degli iscritti basata sulla grande stima e capacità del gruppo dirigente e del segretario Matteo Malerba. La doppia militanza Prc-Amr ci comportava grandi sacrifici politici e finanziari, sempre esposti all'attacco ed al rischio d'isolamento dal resto del partito regionale e nazionale. Noi sempre in regola con il pagamento delle tessere del partito controllate nei numeri, noi quasi sempre ignorati da Liberazione anche nelle iniziative più significative del partito, noi che non abbiamo mai ricevuto nessun contributo straordinario dal Nazionale, noi che ci siamo visti imporre compagni per le conclusioni delle feste provinciali di Liberazione. Non c'è mai stato un momento facile fino al 2002 quando la maggioranza bertinottiana va in crisi ed in tante regioni e federazioni i numeri della sinistra interna diventano determinanti per eleggere i gruppi dirigenti. Qui finisce l'attacco ma inizia il calvario perché non si può più far finta di niente rispetto all'assunzione di responsabilità nella gestione del partito.

Quanti equilibri per tenere la distanza dei blocchi dall'ex maggioranza e spesso e volentieri il nostro atteggiamento di fatto favorisce i bertinottiani nella gestione delle federazioni. La Calabria non è stata immune a questo processo, visto il peso della sinistra nel regionale del Prc (come a Milano o Torino per citare solo qualche esempio).

Dal Direttivo nazionale dell'Associazione Progetto Comunista, nella vicenda calabrese avremmo condiviso un impegno più netto in difesa delle ragioni del collettivo vibonese che negli anni ha dimostrato lungimiranza e coerenza, privilegiando la linea politica rispetto alle aspirazioni personali, che per noi erano reali e non scritti nel libro dei sogni. Pensiamo alla guida del partito in Calabria ed eventuali accordi più ampi nella gestione.

La vicenda delle provinciali, invece, ha interessato la maggioranza degli iscritti che ha chiesto di seguirli per una volta in una scelta da noi non condivisa.

Abbiamo cercato di gestire al meglio la partita, in vista del congresso, tutelando formalmente l'Associazione con due comunicati pubblici sulla stampa locale. Ma la pressione operata dal Direttivo dell'Amr e la speculazione di qualche sedicente gruppo rivoluzionario ci ha "costretto", per non fare danni ulteriori, di lasciare momentaneamente pur restando nell'area programmatica.

L'accordo con il centrosinistra alla provincia di Vibo non cambia il nostro giudizio sulla sua natura, anche se avvertiamo la contraddizione, ma questo ente è poco propenso, per natura e compiti, a politiche antipopolari. Infatti non ha autonomia impositiva, ha capacità di spesa, non legifera in materia di lavoro e solo una politica dissennata può fare male ai lavoratori. Ma il dato più grave che abbiamo registrato è quello che dopo dieci anni non c'è stato nessun ricambio nel gruppo dirigente locale e pure abbiamo sempre dato esempio nella lotta politica, in questo non ci possiamo rimproverare niente.

Prendiamo atto di questa momentanea "sconfitta" e ci rovesciamo con impegno a difendere e rilanciare un partito che in Calabria ha bisogno delle nostre qualità e idealità politiche. La vigilia del congresso fa perdere i lumi alla maggioranza bertinottiana che sferra un attacco contro il gruppo dirigente regionale che non trova nessun fondamento politico e formale per un'azione amministrativa. Noi abbiamo il compito di fare valere la democrazia anche quella non scritta rilanciando un partito che resta sempre la nostra casa e gli iscritti i nostri interlocutori. Diamo segnali ad ogni livello di nostra responsabilità che non faremo sconti a nessuno contro metodi stalinisti. La litigiosità in alcune federazioni in Calabria è datata e non la si può strumentalizzare per esautorare un organismo dirigente che sta tentando di dare ruolo a tutto quello che ha valore anche nella diversità, nel tentativo di voler dare un esempio a tutte quelle regioni e federazioni che vivono una crisi che è figlia di una linea politica tutta appiattita sulla gestione amministrativa e non certo per l'inciviltà dei gruppi dirigenti.

Saluti comunisti,

 

Matteo Malerba,

Domenico Ficchì,

Ubaldo Cavallaro,

Giuseppe Stella,

Domenico Savastano

 

10/07/04