IL DIBATTITO TRA PROGETTO COMUNISTA E ALCUNI COMPAGNI DI VIBO
Potete leggere di seguito un carteggio tra il Direttivo nazionale della nostra Associazione e il compagno Matteo Malerba che, insieme ad altri quattro compagni di Vibo Valenza, abbandona Progetto Comunista.
Associazione
marxista rivoluzionaria
PROGETTO
COMUNISTA
sinistra
del PRC
ai
compagni
Matteo
Malerba
Domenico
Ficchì
Ubaldo
Cavallaro
Giuseppe
Stella
Domenico
Savastano
Cari
compagni, abbiamo ricevuto la lettera (del 10 luglio) con la quale
formalizzate la vostra uscita dall'Amr Progetto Comunista. La lettera arriva
peraltro mentre anche gli organismi dell'Associazione stavano valutando la
compatibilità delle posizione ultime da voi assunte con l'appartenenza a
Progetto Comunista. Dunque ne prendiamo atto, con dispiacere.
Negli
ultimi mesi avevamo avviato con voi una serrata discussione (fatta di incontri
e di lettere) volta a chiarire lo scarto tra alcune prese di posizione da voi
formalmente assunte -di contrarietà all'accordo con il centrosinistra a Vibo-
e la gestione diretta da parte del compagno Malerba degli accordi.
Nella
vostra lettera parlate di "pressione esercitata dal Direttivo
dell'Associazione". Per quanto ci riguarda non si trattava di una
"pressione" ma piuttosto di un confronto politico su questioni
fondamentali, discriminanti.
Nei
nostri testi abbiamo semplicemente ribadito la linea strategica che
contraddistingue non solo la nostra Associazione: ma il marxismo
rivoluzionario da un paio di secoli. Ciò che da anni scriviamo in centinaia
di risoluzioni, documenti, mozioni, articoli, opuscoli, riviste: il compito
dei comunisti è guadagnare la maggioranza del proletariato, nel corso delle
sue lotte, alla comprensione dell'impossibilità di riformare il capitalismo e
alla conseguente necessità di conquistare il potere politico attraverso il
rovesciamento rivoluzionario dell'ordine borghese e la distruzione dei vecchi
rapporti di produzione. Per fare ciò è elemento indispensabile e
irrinunciabile l'opposizione a tutti i governi locali e nazionali -non
esistendo differenza sostanziale dal punto di vista della natura di classe tra
il livello locale e nazionale (anche a Vibo la giunta gestisce gli interessi
-e gli appetiti!- capitalistici). Rinunciare all'opposizione non significa
dunque infrangere un qualche astratto comandamento marxista: significa
rinunciare a guadagnare i lavoratori alla prospettiva di un altro governo, di
un'alternativa socialista; e comporta il trovarsi nell'immediato -molto
concretamente- contro le lotte dei lavoratori e un loro sviluppo
anticapitalistico.
La
vostra scelta di sostegno a una giunta diretta dalla Margherita, cioè di
corresponsabilizzazione nelle politiche anti-operaie dell'Ulivo locale,
costituisce -a Vibo non diversamente dal resto d'Italia- non una possibile
tappa verso la costruzione di un'alternativa di sistema ma un suo ostacolo,
che mina la costruzione del partito stesso e del suo radicamento nelle lotte
contro quelle politiche borghesi. D'altra parte, come abbiamo ripetuto sempre,
la stessa linea della maggioranza dirigente nazionale di moltiplicare gli
accordi di governo locale con il centro liberale dell'Ulivo mira appunto a
rafforzare la strada verso l'accordo di governo nazionale. Il governo
Ulivo-Prc a Vibo -nel suo piccolo- è insomma nei fatti un tassello di questo
mosaico riformista.
Si
tratta di cose che -insieme a voi- abbiamo detto e ripetuto infinite volte.
Per questo leggiamo increduli nella vostra lettera che la giunta borghese di
Vibo sarebbe "poco propensa, per natura e compiti, a politiche
antipopolari [non avendo] autonomia impositiva [... e non legiferando] in
materia di lavoro". E restiamo doppiamente increduli nel leggere che,
secondo voi, tale giunta "non potrà fare male ai lavoratori".
Si
tratta di affermazioni che rovesciano non solo il marxismo rivoluzionario e
gli assi fondanti di Progetto Comunista, ma rimuovono ciò che voi stessi (e
la Federazione) avete sostenuto per anni in contrasto con l'orientamento
maggioritario del Prc.
Ci
appare dunque incomprensibile come simili affermazioni possano essere
sottoscritte sia dagli altri quattro compagni che hanno militato per anni
nell'Amr sia dal compagno Matteo Malerba che, pur non avendo mai ricoperto
incarichi centrali nell'Associazione, è stato investito da Progetto Comunista
di responsabilità e visibilità nel Prc e nella sua Direzione nazionale. E ciò
è tanto più grave alla vigilia di una importante battaglia politica che vede
concentrati i nostri sforzi e nel momento di massima crescita ed espansione di
Progetto Comunista.
Nella
vostra lettera portate a giustificazione della vostra scelta -mischiando
questo argomento con le gravi considerazioni politiche dette sopra- la
presunta "richiesta" proveniente dalla base della Federazione. Ma
l'argomento non regge: il dovere dei comunisti non è quello di seguire la
corrente, ma di dirigerla attraverso una battaglia politica -anche di
minoranza: ogni arretramento su questa strada non prelude a nuove avanzate.
Caro
Matteo, cari compagni, ci auguriamo possiate ricredervi. Per quanto ci
riguarda restiamo aperti al confronto politico, anche in vista della imminente
fase congressuale nella quale proporremo a tutti i militanti del Prc -e quindi
a maggior ragione a voi, con cui abbiamo condiviso una lunga battaglia
politica- di sostenere le posizioni della sinistra rivoluzionaria: posizioni
che si esprimeranno, come sempre, in testi inequivoci, fondati sul concetto di
indipendenza di classe del movimento operaio dalla borghesia dai suoi governi
(e giunte) per l'alternativa socialista. Così pure nella collocazione interna
al partito, in riferimento agli scontri organizzativi -ma non politici- tra le
diverse anime della maggioranza dirigente (scontri particolarmente aspri in
Calabria) continueremo a mantenere la piena autonomia della nostra azione,
rifiutando ogni blocco con l'una o l'altra componente: cosa che auspichiamo
continuerete a fare anche voi.
Cari
compagni, abbiamo voluto rispondervi pubblicamente perché non abbiamo nulla
da nascondere a chi segue la nostra limpida battaglia: e anzi vogliamo
dissociare pubblicamente le responsabilità di Progetto Comunista da scelte di
sostegno o ingresso in giunte borghesi. Si tratta di un punto per noi
irrinunciabile: nessun governo borghese -nazionale o locale- sarà privato
dell'opposizione di Progetto Comunista.
Continueremo
dunque anche a Vibo -con gli altri militanti del collettivo, coi giovani-
l'attività dell'Associazione. A questi compagni e compagne va il pieno
sostegno di tutta l'Amr per continuare gli sforzi tesi a guadagnare
possibilmente la maggioranza dei compagni della Federazione a una linea
coerente con una prospettiva rivoluzionaria.
saluti
comunisti,
Il
Direttivo Nazionale
dell'AMR
Progetto Comunista
16
luglio 2004
La
lettera da Malerba e altri compagni di Vibo
Cari
compagni/e,
inviamo
questa prima riflessione sulla decisione di non aderire per l'anno in corso
alla AMR Progetto Comunista. Ci rendiamo conto che dieci anni di battaglie
comuni meritano altro approfondimento e per questo pensiamo a nuovi momenti di
confronto a partire dal prossimo congresso del Prc e del documento che sarà
sottoposto all'esame dei militanti e degli iscritti al partito.
Una
lunga militanza prima in Proposta e poi nell'Amr che ci ha contraddistinto per
tenacia e coerenza a tutti i livelli nella lotta per la costruzione di un
Partito di Classe. Dieci anni, per noi da quando è nato il Prc, di forte
contributo che hanno segnato le varie tappe nella evoluzione e
nell'affermazione della sinistra interna al partito. Abbiamo sempre dato anche
nei momenti difficili sotto l'attacco alla nostra autonomia, da parte della
maggioranza di allora Bertinotti-Cossutta, e da soli siamo riusciti a vincere
il Congresso del 1996 dando entusiasmo a tutti quei compagni che nelle varie
federazioni d'Italia segnarono con orgoglio questa nostra vittoria (unica
Federazione in Italia a dire no a Bertinotti-Cossutta), aiutandoli a non
disertare con la fuoriuscita dal Prc.
L'intera
Federazione da allora in avanti ha sostenuto le nostre tesi, senza chiedere
niente in cambio pur non condividendo fino in fondo il progetto
rivoluzionario. Una scelta degli iscritti basata sulla grande stima e capacità
del gruppo dirigente e del segretario Matteo Malerba. La doppia militanza
Prc-Amr ci comportava grandi sacrifici politici e finanziari, sempre esposti
all'attacco ed al rischio d'isolamento dal resto del partito regionale e
nazionale. Noi sempre in regola con il pagamento delle tessere del partito
controllate nei numeri, noi quasi sempre ignorati da Liberazione anche nelle
iniziative più significative del partito, noi che non abbiamo mai ricevuto
nessun contributo straordinario dal Nazionale, noi che ci siamo visti imporre
compagni per le conclusioni delle feste provinciali di Liberazione. Non c'è
mai stato un momento facile fino al 2002 quando la maggioranza bertinottiana
va in crisi ed in tante regioni e federazioni i numeri della sinistra interna
diventano determinanti per eleggere i gruppi dirigenti. Qui finisce l'attacco
ma inizia il calvario perché non si può più far finta di niente rispetto
all'assunzione di responsabilità nella gestione del partito.
Quanti
equilibri per tenere la distanza dei blocchi dall'ex maggioranza e spesso e
volentieri il nostro atteggiamento di fatto favorisce i bertinottiani nella
gestione delle federazioni. La Calabria non è stata immune a questo processo,
visto il peso della sinistra nel regionale del Prc (come a Milano o Torino per
citare solo qualche esempio).
Dal
Direttivo nazionale dell'Associazione Progetto Comunista, nella vicenda
calabrese avremmo condiviso un impegno più netto in difesa delle ragioni del
collettivo vibonese che negli anni ha dimostrato lungimiranza e coerenza,
privilegiando la linea politica rispetto alle aspirazioni personali, che per
noi erano reali e non scritti nel libro dei sogni. Pensiamo alla guida del
partito in Calabria ed eventuali accordi più ampi nella gestione.
La
vicenda delle provinciali, invece, ha interessato la maggioranza degli
iscritti che ha chiesto di seguirli per una volta in una scelta da noi non
condivisa.
Abbiamo
cercato di gestire al meglio la partita, in vista del congresso, tutelando
formalmente l'Associazione con due comunicati pubblici sulla stampa locale. Ma
la pressione operata dal Direttivo dell'Amr e la speculazione di qualche
sedicente gruppo rivoluzionario ci ha "costretto", per non fare
danni ulteriori, di lasciare momentaneamente pur restando nell'area
programmatica.
L'accordo
con il centrosinistra alla provincia di Vibo non cambia il nostro giudizio
sulla sua natura, anche se avvertiamo la contraddizione, ma questo ente è
poco propenso, per natura e compiti, a politiche antipopolari. Infatti non ha
autonomia impositiva, ha capacità di spesa, non legifera in materia di lavoro
e solo una politica dissennata può fare male ai lavoratori. Ma il dato più
grave che abbiamo registrato è quello che dopo dieci anni non c'è stato
nessun ricambio nel gruppo dirigente locale e pure abbiamo sempre dato esempio
nella lotta politica, in questo non ci possiamo rimproverare niente.
Prendiamo
atto di questa momentanea "sconfitta" e ci rovesciamo con impegno a
difendere e rilanciare un partito che in Calabria ha bisogno delle nostre
qualità e idealità politiche. La vigilia del congresso fa perdere i lumi
alla maggioranza bertinottiana che sferra un attacco contro il gruppo
dirigente regionale che non trova nessun fondamento politico e formale per
un'azione amministrativa. Noi abbiamo il compito di fare valere la democrazia
anche quella non scritta rilanciando un partito che resta sempre la nostra
casa e gli iscritti i nostri interlocutori. Diamo segnali ad ogni livello di
nostra responsabilità che non faremo sconti a nessuno contro metodi
stalinisti. La litigiosità in alcune federazioni in Calabria è datata e non
la si può strumentalizzare per esautorare un organismo dirigente che sta
tentando di dare ruolo a tutto quello che ha valore anche nella diversità,
nel tentativo di voler dare un esempio a tutte quelle regioni e federazioni
che vivono una crisi che è figlia di una linea politica tutta appiattita
sulla gestione amministrativa e non certo per l'inciviltà dei gruppi
dirigenti.
Saluti
comunisti,
Matteo
Malerba,
Domenico
Ficchì,
Ubaldo
Cavallaro,
Giuseppe
Stella,
Domenico
Savastano
10/07/04