Dopo
la svolta a sinistra... la prima a destra, fino al governo
di
Francesco Ricci
Il
V Congresso del Prc non è stato dieci anni fa: solo quattordici mesi fa. Così,
ognuno di noi ha ancora fresco in mente quel dibattito. La svolta a sinistra.
Solo
i compagni di Progetto
comunista non riuscivano a vederla, quella
svolta. Solo i compagni di Progetto comunista
insistevano nel leggere nella Tesi 37 il vero fulcro occultato del congresso.
Quella Tesi 37 del documento Bertinotti-Ferrero-Grassi che indicava la meta del
futuro abbraccio con un governo di alternanza di centrosinistra. Una meta da
raggiungere con piccole e apparenti svolte di qui e di là: ma una meta precisa.
E
invece no. Non era forse uscita allo scoperto persino la destra grassiana, per
la prima volta? Quale miglior conferma che realmente si svoltava a sinistra? E
il relatore delle tesi non era il compagno Ferrero, dirigente della sinistra
interna alla maggioranza? Quale miglior prova che la barra era a sinistra?
Visionari, ci veniva detto. Siete talmente fissati che il partito andrà a
destra che non riuscite a capire quando svolta a sinistra, ci veniva detto.
Proprio ora che bisogna buttare tutto il peso a sinistra, ci veniva detto.
Cercate solo di prendervi qualche voto in più al congresso, ci veniva detto,
persino. Ormai è evidente che il partito sposta il suo baricentro dalle
istituzioni ai movimenti, aggiungeva qualcun altro -più attrezzato di noi nel
vedere ciò che non appare.
Come
capita in ogni battaglia, non tutti ci mettevano il medesimo entusiasmo nel
propagandare la svolta a sinistra, non tutti il necessario zelo. Qualcuno si
adoperava più degli altri, senza risparmiare la penna. E tra questi -chi può
negarlo?- c' erano i compagni di Bandiera
Rossa (ora sostituita da Erre).
Con tenacia -perché non dargliene atto?- questi compagni ricercarono ogni
possibile argomento di sinistra per magnificare le Tesi congressuali
bertinottiane. E laddove era difficile conciliare la svolta a sinistra con
formulazioni un po' di destra, s'ingegnarono nel proporre emendamenti, in un
paziente lavoro di cesello sul testo che fruttò qualche fondamentale cambio di
aggettivo.
Noi
che ci ostinavamo a non comprendere la svolta a sinistra scrivevamo in quei
giorni (non dieci anni fa, quattordici mesi fa): "Tradotto in italiano
corrente [il senso delle Tesi di maggioranza è che] bisogna usare il movimento
come elemento di forza nella contrattazione con i Ds e l'Ulivo (e il rapporto
nei governi locali di tante città e regioni è utile a questo), come trampolino
di lancio per riacquisire un'interlocuzione di governo in vista dei futuri
scenari politici, cioè di un ipotetico post-Berlusconi nel 2006 in cui
ritentare la strada (fallimentare) già percorsa con l'Ulivo di Prodi." (1)
Invece
Franco Turigliatto, che la svolta a sinistra l'aveva capita e ne aveva cantato
le gesta, scriveva in conclusione del congresso (non dieci anni fa, dodici mesi
fa):
"Non
c'è dubbio che il recente congresso del PRC segni una svolta politica profonda
nel percorso del partito"; "I commentatori (...) non sempre hanno
colto l'importanza dell'evento."; "quella rottura con il lascito
togliattiano"; "Questo rilancio della rifondazione e la ricerca di un
nuovo paradigma rivoluzionario apre scenari inediti (...); "La riscoperta
della rivoluzione, della necessità di un cambiamento radicale". (2)
Nientemeno.
Scrive
oggi il segretario Fausto Bertinotti (scegliamo a caso dalle decine di
interviste sui giornali), tra un comizio a sostegno del democristiano Gasbarra e
uno a favore dell'industriale Illy:
"[Ormai
ci troviamo di fronte] un nuovo centrosinistra"; "è cambiata la
stessa costituzione materiale del centrosinistra"; è necessario ricercare
"un accordo politico-programmatico" che vada oltre "la
desistenza". E dunque è meglio non parlare più di "rottura col
centro" e di "gabbia del centrosinistra". Anzi "la
Margherita fa bene alla coalizione".
Nel
prossimo governo ulivista, se verrà, ci saranno ministri di Rifondazione,
assicurano tutti. Seduti al fianco di Tiziano Treu, di Massimo D'Alema, di Piero
Fassino, di Francesco Rutelli (senza dimenticarsi Clemente Mastella). Quale era
esattamente l'espressione di Turigliatto? Un nuovo paradigma rivoluzionario.
Siamo
interessati a sentire gli argomenti che useranno, in questa circostanza, i
compagni Turigliatto, Maitan e Ferrero. Vorremmo che ci spiegassero, con la
pazienza che va riservata a noi teste dure, che cosa è successo e come mai,
dopo la svolta a sinistra, ci si trovi, con una improvvisata virata a destra,
nuovamente a bussare alla porta di un governo liberale di centrosinistra.
Sicuramente ci spiegheranno che le cose non sono così semplici come le
dipingiamo noi, che è tutto molto più complesso. E che mentre noi proseguiamo
nella nostra settaria battaglia frontale contro questa sciagurata prospettiva,
loro più astutamente si preoccuperanno di tenere la barra della maggioranza
dirigente del partito orientata a sinistra. Saldamente orientata a sinistra.
Aspettiamo
questa spiegazione che pazientemente vorranno darci. Nell'attesa ci permettiamo
di dire loro: Hic Rhodus, hic salta. Qui è Rodi, e qui devi saltare. O meglio
ancora: qui è Prodi, e qui devi saltare.
(1)
Francesco Ricci, "Svolta a sinistra o continuità riformista?" in Proposta
32, gennaio 2002.
(2)
Franco Turigliatto, "La svolta necessaria del quinto congresso", s.d.,
reperibile a questo indirizzo internet: www.ecn.org/bandierarossa/articoli/n_17/testi/3.html