Forza e debolezza di Kirchner

 di Tiziano Bagarolo

"La forza di Kirchner" ha scritto il compagno Jorge Altamira su Prensa Obrera, "deriva dal successo del disegno politico di Duhalde", cioè impedire che un secondo Argentinazo spazzasse via veramente il vecchio regime e ricostruire le istituzioni dello Stato. "Ma questo successo mette a nudo più chiaramente i suoi limiti, con riguardo alla possibilità di limitare e risolvere la bancarotta capitalistica. A differenza di Lula, con cui condivide una filiazione ideologica di centrosinistra ma non il medesimo appoggio popolare, e che ha potuto contare su un accordo preventivo con il Fmi, il governo di Kirchner debutta con molti fronti di conflitto aperti con l'imperialismo (incluso il fatto che l'accordo stipulato con il FMI è più restrittivo di quello di Lula, al punto che include il controllo della creazione della moneta). A differenza di Chavez, non è il prodotto di un'ampia mobilitazione popolare e non ha un carattere plebiscitario e neppure una piattaforma di difesa del reddito nazionale, che nel caso venezuelano si identifica con la difesa delle entrate petrolifere nazionali. Se Kirchner accetta le imposizioni del FMI rispetto al debito estero, alle banche, alle privatizzazioni e le previdenza, è indiscutibile che andrà incontro in breve tempo a una crisi di grandi proporzioni, sia sul piano interno sia per la mobilitazione delle masse. Se, al contrario, adotta una posizione di "nazionalismo finanziario", limitando le compensazioni reclamate dalle banche, statizzando di nuovo la previdenza sociale o frenando gli aumenti delle tariffe, in questo caso il nuovo governo andrà dritto verso una crisi politica di origine internazionale. Se si considera questa alternativa che sta davanti al nuovo governo, si capisce perché Kirchner si sia pronunciato per una 'soluzione graduale', ossia per l'immobilismo. La sventura dell'immobilismo, tuttavia, come già sperimentò De la Rua, è che può provocare che il nuovo governo non arrivi alla fine dell'anno."