Dalla Nigeria all'America Latina

Imperialismo e rivoluzione permanente

 

 

di Michele Rizzi

 

Il massacro della popolazione dell’Irak e la sua occupazione da parte delle armate anglo-americano è solo la punta dell’iceberg della spietatezza e voracità dell’imperialismo, fase suprema del capitalismo.

Le commesse militari della "ricostruzione" fornite alle multinazionali quali Brown e Root, società controllata dalla Halliburton, alla Exxon, all’Eni, tanto per citarne alcune, costituiscono l’esempio inconfutabile di come le multinazionali siano il braccio di penetrazione economica degli Stati capitalisti (Ford e Chrysler, durante la seconda guerra mondiale, smisero di costruire automobili per dedicarsi alla costruzione di armi).

FMI, BM e WTO sono organizzazioni finanziate dagli Stati nazione (attraverso il sistema delle quote) che impongono, senza il ricorso alla forza, ai popoli oppressi la dipendenza dall’imperialismo.

Il ricorso al sostegno a dittature o governi fantoccio è un altro modo di come si possa tenere soggiogato un popolo e fare affari d’oro in casa altrui.

E’ questo il caso della Nigeria, delle sue dittature corrotte, della Shell e del popolo Ogoni.

La Nigeria è il sesto produttore di petrolio al mondo, con riserve di circa 30 milioni di barili ubicate soprattutto nella zona del delta del Niger, di cui ne estrae circa due milioni di barili al giorno. Da quasi cinquant’anni la Shell Nigeria estrae petrolio in questa zona, ricavando profitti sostanziosi, una parte dei quali vanno ai governi corrotti e filo-imperialisti locali come il generale Sani Abacha che a metà degli anni novanta ha terrorizzato il Paese e ha messo in scacco ogni possibile opposizione al regime. Il controllo delle risorse petrolifere nigeriane attraverso le multinazionali è fondamentale per alcuni stati imperialisti ed aumenta lo status di paese "dipendente" della Nigeria.

Nei primi anni novanta il popolo Ogoni, a cui l’imperialismo che non ha riservato neanche le briciole dei profitti delle enorme ricchezze naturali del delta del Niger, sopravvive senza elettricità ed acqua corrente in un’area gravemente inquinata, si autorganizza nel "Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni", il cui portavoce era lo scrittore Ken Saro-Wiwa, imbastendo una campagna di mobilitazioni antigovernative e contro lo sfruttamento delle ricchezze petrolifere nigeriane ad opera della Shell.

La risposta dell’esercito fu durissima perché, in seguito alla forte mobilitazione popolare creatasi (la cui conseguenza fu la decisione della Shell di abbandonare la Nigeria in attesa di tempi migliori), il governo corrotto di Sani Abacha rischiava di veder svuotare la sua cassaforte. Il divieto di nuove manifestazioni e gli arresti per le precedenti riuscirono a spezzare il combattivo movimento antigovernativo ed antimperialista che aveva mandato in tilt la produzione petrolifera: Ken Saro Wiwa fu arrestato con l’accusa inventata di omicidio.

Dopo un processo farsa, lo scrittore nigeriano fu giustiziato il 10 novembre 1995 assieme ad altri rappresentanti del popolo Ogoni, mentre la Shell, come altre multinazionali, spalleggiate dai governi di riferimento, ha continuato a deturpare e depredare territori, ad appoggiare violente dittature dei Paesi del Terzo mondo, a schiacciare il sacrosanto diritto democratico all’indipendenza nazionale di interi popoli oppressi.

L’oppressione degli indios del Cochabamba delle Ande boliviane rientra nello stesso filone di sfruttamento ed oppressione, repressione e dipendenza dall’imperialismo.

In questi territori i contadini (cocaleros) coltivano la coca per farne mate, cosmetici e farmaci soprattutto nelle regioni del Chapare e delle Youngas, si autorganizzano nella Federazione dei cocaleros che lotta contro l'eradicazione della pianta della coca e nella "Cordinadora del agua y la vida" contro la privatizzazione dell’acqua, e sognano la fine dell’oppressione e dello sfruttamento, nonché indipendenza e sovranità nazionale avulse dall’imperialismo e dal capitalismo.

La coca è considerata sacra dagli indigeni andini: essa è una pianta officinale, aiuta molto nel lavoro fisico e non va confusa con la cocaina da sniffare, perché il cloridrato di cocaina viene prodotto in laboratorio anche se ha un principio attivo che deriva dalla pianta della coca.

La Bolivia è da tempo inserita nel triangolo mondiale della produzione della droga con Colombia e Perù, al centro di una falsa lotta al narcotraffico finanziata dagli Stati Uniti (un esempio chiaro è il Plan Colombia) che criminalizza la resistenza delle comunità dei nativi che sopravvivono grazie alla produzione di coca e di quinea (che imprese USA hanno tentato di brevettare) e sono spesso organizzate nella lotta contro l’imperialismo a stelle e strisce, le multinazionali e i governi locali loro complici. Con l’eradicazione forzata della pianta della coca, i contadini rimarrebbero automaticamente senza un minimo di reddito e sarebbero ancor più sotto scacco. La realtà è che i trafficanti non si annidano certamente tra i contadini che li combattono, ma tra i mafiosi locali e soprattutto statunitensi.

D’altronde la stessa Coca Cola utilizza la coca per la nota bevanda, a scapito degli stessi contadini, nonostante le disposizioni governative che non valgono evidentemente per i potenti, e tra sfruttamento degli operai e inquinamento dell’ambiente, spara con i suoi cecchini sulla gente concentratasi sotto i suoi stabilimenti a La Paz durante una manifestazione contro l’aumento delle tasse governative (a febbraio del corrente anno), uccidendo sette manifestanti.

La sacrosanta lotta contro l'eradicazione di coca è andata di pari passo con la rivolta contro la privatizzazione dell’acqua che il governo era deciso a dare in gestione alla I.W.H., multinazionale di proprietà della italiana Edison e della statunitense Bechtel (impegnata anche negli affari della ricostruzione in Irak), pronta a far lievitare le tariffe della fornitura dell’acqua del 300%.

La grande mobilitazione ha sancito la sconfitta del governo e della multinazionale che adesso pretende 25 milioni di dollari per mancati profitti.

La spoliazione delle popolazioni dei Paesi del cosiddetto "Terzo mondo", la "periferia" avviene naturalmente da secoli, a tutto vantaggio dei Paesi imperialisti del "Primo mondo", o centro metropolitano, che espropria il surplus economico e genera sempre più sottosviluppo nei primi. Ogni "centro metropolitano" ha una sua "periferia" dipendente, il cui stadio di sviluppo non è dato da una condizione storica originaria o da uno stadio storico di crescita economica, come erroneamente diversi storici borghesi sottolineano, ma la conseguenza del processo di sviluppo capitalistico che c’è stato nei secoli e avviene tuttora. Questo sottosviluppo strutturale delle "periferie" del mondo continuerà a perpetuarsi fino a che le masse popolari in rivolta non si sbarazzeranno del capitalismo, passando attraverso l’unione tra obiettivi immediati e certamente più elementari di lotta per la democrazia e per l’indipendenza nazionale e la lotta per l’abbattimento del capitalismo e per la vittoria del socialismo.

Le rivendicazioni transitorie debbono essere un primo passo verso la recisione delle catene dell’imperialismo, partendo dal rifiuto del pagamento del debito estero, dalla nazionalizzazione delle aziende in crisi sotto il controllo dei lavoratori e soprattutto dalla nascita di un potere alternativo a quello borghese, ossia i consigli autorganizzati delle masse popolari. Lo stesso programma "democratico", con le sue rivendicazioni transitorie, contrapporrà il proletariato alla borghesia nazionale e creerà maggiore coscienza rivoluzionaria nelle masse popolari, partendo dalla convinzione del carattere " regressivo" della borghesia "stracciona" locale e soprattutto succube dell’imperialismo (anche il governo borghese del presidente del Brasile, Lula Da Silva, indicato da molti come l’alternativa ai governi liberisti, sta continuando l’opera di distruzione dell’economia nazionale e di dipendenza dall’imperialismo dei governi precedenti, mentre i dipendenti pubblici sono in rivolta per salvaguardare le loro pensioni e i Sem Terra occupano le terre a loro promesse e mai date).

La lotta all’imperialismo, alla logica capitalista di "Paesi dipendenti", ai trattati di "libero scambio" come l’Alca, alla distruzione ambientale, al "cappio" del debito estero, alla guerra degli oppressori contro gli oppressi, pone per le masse popolari dei Paesi del terzo mondo l’attualità della rivoluzione permanente, attraverso obiettivi transitori di riforma agraria e indipendenza nazionale, e il passaggio al superamento del programma democratico con i consigli autorganizzati ed antiburocratici delle masse proletarie, l’unico cammino verso un potere realmente del popolo, e dunque verso un "altro mondo possibile e necessario" che si chiama socialismo, ossia libertà, uguaglianza e democrazia proletaria.