ORDINI DEL GIORNO DI PROGETTO COMUNISTA AL COORDINAMENTO NAZIONALE DEI GIOVANI COMUNISTI DEL 13 LUGLIO 2003

 

 

 
Di seguito trovate:
 
1) un ordine del giorno presentato dalla sinistra rivoluzionaria del partito (Amr Progetto Comunista) al Cn dei GC del 13 luglio 2003 in relazione all'annunciato accordo di governo tra Prc e Ulivo; l'ordine del giorno - contrario all'alleanza di governo - è ovviamente stato respinto a larga maggioranza, per il voto contrario dei compagni della maggioranza riformista dei Giovani Comunisti (primo documento: Bertinotti - Bandiera Rossa; terzo documento: area dell'Ernesto) e l'astensione dei centristi di Falce Martello (quarto documento).
 
2) un ordine del giorno (che ricalca un comunicato scritto e diffuso dai compagni dell'Amr Progetto comunista dell'Emilia Romagna aventi ruoli dirigenti nei Giovani Comunisti) relativo alla nuova legge regionale sulla scuola varata dalla Regione Emilia Romagna; anche questo odg, è stato respinto a larga maggioranza, per il voto contrario dei compagni del primo documento (Bertinotti - Bandiera Rossa) e del terzo documento (area dell'Ernesto) e l'astensione dei compagni del quarto documento (Falce martello). In contrapposizione al nostro , l'Esecutivo Nazionale dei GC ha  presentato un odg sulla legge Bastico; l'odg preso atto che il Partito in Emilia "fa le cose che dovrebbe fare la destra".......esprime "perplessità" per l'accaduto. L'odg è stato approvato con il voto contrario  della sinistra rivoluzionaria di Progetto Comunista e con l'astensione dei centristi di Falce Martello. 

E' la conferma ulteriore (semmai ce ne fosse bisogno) che il dibattito in tutto il corpo militante del Partito si apre ora sulle due posizioni realmente presenti nel dibattito del partito -quella di Progetto comunista e quella Bertinotti-Grassi-Ferrero-Maitan. I segnali che riceviamo (l'andamento di attivi di circolo, di comitati federali) ci indicano che le precedenti collocazioni congressuali sono un argine solo per il gruppo dirigente centrale, mentre tra i militanti del partito è in crescita il disorientamento ma anche il dissenso di fronte a questa ennesima capriola . Una prima riprova ci viene dal numero davvero notevole di sottoscrizioni al testo di Appello che abbiamo lanciato nei giorni scorsi che stanno affluendo al nostro fax e alla nostra casella e-mail.

Rinnoviamo dunque l'invito a tutti i compagni e le compagne che condividono il senso generale della battaglia che abbiamo avviato contro la sciagurata ipotesi di un governo liberale sostenuto da ministri del Prc (questo è l'obiettivo che il gruppo dirigente ha esplicitato al Cpn) e a favore invece della costruzione di Rifondazione come opposizione di classe per l'alternativa, a sottoscrivere l'Appello, a farlo circolare, a raccogliere altre firme di iscritti al partito, a presentare ordini del giorno in attivi di circolo, direttivi, comitati federali: chiedendo di poter essere presenti anche in circoli dove non ci sono compagni di Progetto comunista ad argomentare il nostro dissenso e la nostra proposta, perché le due proposte in campo abbiano gli stessi spazi per essere sostenute.

Per chi non l' avesse ancora scaricato, segnaliamo che il modulo per la raccolta delle firme è qui disponibile. Infine segnaliamo che è utile (e quindi abbiamo inserito la dicitura nell'apposito modulo) precisare, oltre alla federazione, il circolo Prc di appartenenza.

Buona lettura

la redazione Web

 

 
 
NO ALL'ACCORDO POLITICO DI GOVERNO TRA PRC E ULIVO 

Il Coordinamento nazionale dei/lle Giovani Comunisti/e giudica estremamente negativo l'avvio di un accordo politico di governo tra Prc e Ulivo in vista della prossima legislatura, come traspare da tutte le recenti interviste rilasciate dal segretario nazionale Fausto Bertinotti e come sancito all’ultimo Cpn.

Si tratta di una scelta che significherebbe la dissoluzione del Prc come forza di opposizione. Le ragioni che sono portate dalla maggioranza del nostro partito a sostegno di questa nuova "svolta" si basano su una palese mistificazione della realtà dei fatti. Si dice che "l'Ulivo è cambiato grazie ai movimenti": nulla di più falso. Il Centro liberale dell'Ulivo si è schierato con Berlusconi e Confindustria contro l'estensione dell'articolo 18; ha votato con Berlusconi la spedizione in Irak; ha concordato con Berlusconi (e Ciampi) l'operazione Corriere della sera; ha negoziato con le destre persino sul Lodo Maccanico. In altre parole, Margherita e maggioranza Ds continuano a dimostrare la propria organicità agli interessi della grande borghesia italiana, nel nome della quale hanno governato in passato e intendono tornare a governare.

Negoziare un accordo di governo col centro liberale dell'Ulivo significa subordinare i movimenti ai loro avversari di classe; significa rinunciare alla cacciata del governo Berlusconi e all’alternativa anticapitalistica; significa aiutare la borghesia a subordinare i lavoratori e le loro lotte.

Dopo aver detto che la "rottura con Prodi" era l’inizio della "vera" rifondazione, ora si ripercorre il sentiero già battuto e fallito in quegli anni, segnati dal nostro voto al lavoro interinale ("pacchetto Treu"), alle privatizzazioni, alle leggi anti-immigrati, alle finanziarie "lacrime e sangue" ecc...

In particolare, la prospettiva dell’entrata del Prc in una coalizione di governo col Centrosinistra (tanto più con l'annunciato diretto coinvolgimento  ministeriale a braccetto con ministri borghesi liberali) significherebbe, per l’organizzazione dei Giovani comunisti, la rinuncia a porsi come referente anticapitalistico nelle lotte giovanili; la rinuncia alla possibilità di rilanciare i movimenti studenteschi nel nome di un'alternativa reale di società e di potere, l'unica prospettiva in grado di liberare la scuola e l'Università dalle logiche del profitto e della mercificazione.

Sono stati i ministri ulivisti Berlinguer e De Mauro a dare inizio a quei processi di smantellamento della scuola pubblica che oggi sono portati a compimento dalla "riforma" Moratti. La prospettiva di un'alleanza di governo con quei partiti che hanno dimostrato chiaramente di voler svendere la scuola pubblica ai privati renderebbe il nostro partito complice degli attacchi padronali al diritto alla studio (come dimostra del resto l’esperienza di collaborazione di classe in Emilia Romagna, che ha portato al varo, col voto favorevole del nostro partito, di una legge regionale sulla scuola che riproduce in toto le coordinate classiste e antiproletarie della "riforma" Moratti).

Il "nuovo mondo possibile" che abbiamo evocato in questi anni non passerà attraverso il coinvolgimento del Prc in un governo con Treu, Mastella e Berlinguer. Anzi, quella prospettiva, se si realizzasse, sarebbe in totale contraddizione proprio con la stagione dei movimenti che ha attraversato l’Italia, proprio con le domande di quella giovane generazione  che si è affacciata alla lotta.

Per tutte queste ragioni, il Coordinamento dei/lle Giovani comunisti/e s’impegna a sostenere nel partito il carattere irrinunciabile dell’opposizione comunista sia al Centrodestra sia al Centrosinistra, per la costruzione di una coerente alternativa di classe.

Il Coordinamento nazionale dei Gc chiede quindi: l'immediata convocazione di un congresso straordinario del Prc perché la nuova "svolta" venga sottoposta alla verifica democratica dei suoi militanti; l'interruzione immediata del cammino intrapreso; la revoca degli atti compiuti in tal senso (le commissioni programmatiche con Treu e Mastella).


 
 
NO ALLA NUOVA LEGGE REGIONALE SULLA SCUOLA VARATA DALLA REGIONE EMILIA ROMAGNA
 

Il 27 giugno 2003 è stata approvata dal Consiglio regionale dell'Emilia Romagna (col voto favorevole del Prc, che fa parte della coalizione di governo) una legge regionale sulla scuola che si pone in continuità con le logiche classiste delle leggi nazionali di Parità e Autonomia scolastica volute dai ministri ulivisti Berlinguer e De Mauro e che, soprattutto, non si discosta nella sostanza dai  punti salienti della "riforma" Moratti.

Ponendosi in continuità con la legge precedente (già votata dal Prc, nonostante prevedesse finanziamenti diretti e indiretti alle scuole private), la nuova legge riconferma in toto il principio del sistema integrato pubblico-privato, che ha inaugurato quei processi di privatizzazione dell'istruzione pubblica oggi portati a compimento dal Centrodestra. Appare evidente, infatti, che la "riforma" Moratti non è che l'accentuazione di processi già delineati nei loro caratteri essenziali dalla "riforma" Berlinguer, senza grossi salti qualitativi, benché all'insegna dell'aggravamento dei processi di mercificazione e aziendalizzazione. Così, la nuova legge regionale ("Legge Bastico", dal nome dell'Assessore che l'ha proposta), proprio come le "riforme" Berlinguer e Moratti, avalla l'idea che il sistema dell'istruzione pubblica comprenda anche istituti privati e che questi debbano ricevere finanziamenti diretti e indiretti dalla Regione e dagli enti locali. Inoltre, la legge si vanta di potenziare il "sistema integrato istruzione-formazione professionale", con tanto di finanziamenti agli istituti adibiti a tale tipo di formazione (per più del 90% istituti privati).

Altri gravi aspetti delle recenti destrutturazioni filopadronali del sistema della scuola pubblica vengono riprodotte senza mezzi termini: l'autonomia didattica e organizzativa delle istituzioni scolastiche, con la connessa ingerenza di aziende private nella definizione dei contenuti impartiti a lezione e nella valutazione dei percorsi formativi; la cosiddetta formazione continua, trasposizione sul piano formativo della precarizzazione del lavoro sancita dal famigerato pacchetto Treu; l'alternanza scuola-lavoro, intesa come offerta al padronato di manodopera a costo zero.

Evidentemente, la legge regionale delineata da Centrosinistra si fonda sulle medesime coordinate classiste e antiproletarie della "riforma" Moratti. Non solo: lo spirito che informa la legge è lo stesso che sta alla base della devastante politica dei buoni-scuola portata avanti dalle regioni governate dal Centrodestra, nelle quali si arriva addirittura a finanziamenti rivolti quasi esclusivamente alle private.

Il Coordinamento nazionale dei GC giudica estremamente grave il fatto che il Prc si stia rendendo complice di questo attacco padronale al diritto allo studio e ritiene che si tratti della dimostrazione del fatto che ogni alleanza di governo, anche locale, con le forze borghesi dell'Ulivo ci rende complici di devastanti politiche antiproletarie e priva il nostro partito della possibilità di porsi come referente anticapitalistico per le mobilitazioni studentesche. Considerazioni tanto più valide oggi, nel momento in cui il Prc ha annunciato (e sancito all'ultimo Comitato Politico Nazionale del 28-29 giugno) l'intenzione di un'alleanza di governo con i liberali dell'Ulivo per la prossima legislatura. Occorre che i Giovani Comunisti si oppongano alla sciagurata ipotesi di un governo liberale sostenuto da ministri del Prc (questo è l'obiettivo che il gruppo dirigente ha esplicitato al CPN), anche sottoscrivendo l'appello per un congresso straordinario nel partito.

L'abbandono di ogni prospettiva di avvicinamento tra Prc e Ulivo è la condizione necessaria per opporsi alla mercificazione dei saperi, allo smantellamento della scuola pubblica, all'ingerenza dei privati nell'ambito formativo. Solo la costruzione di un polo autonomo di classe che ponga nell'opposizione netta ai partiti della borghesia la propria discriminante, che valorizzi i momenti di autorganizzazione studentesca (luogo centrale della costruzione del conflitto), che contrasti in tutti i luoghi di studio gli attacchi padronali può liberare la scuola e l'Università dalle logiche del profitto.