TRA NOI E L'ULIVO C'E' UN ABISSO
Trovate qui sotto il testo di un'intervista al compagno Marco Ferrando pubblicata sul Manifesto di ieri (sabato 26 luglio).
Buona lettura.
F.R.
MINORANZA
PRC
«Tra
noi e l'Ulivo c'è un abisso»
Per
Marco Ferrando è impossibile un accordo programmatico
Rifondazione Per l'area trotzkista con il centrosinistra
ci possono essere solo «accordi elettorali tecnici»
A. CO.
ROMA
Ferrando, Rutelli ha rilanciato nuovamente la proposta
di accordo programmatico tra Ulivo e Prc. La minoranza di Rifondazione è
contraria. Perché?
Perché un simile accordo non avrebbe il minimo fondamernto
programmatico di classe. Che le trattative in questa direzione siano state
avviate proprio nel corso di una campagna referendaria nella quale i liberal
dell'Ulivo erano tutti schierati sulla posizone opposta a quella del Prc, con
Berlusconi e con la Confindustria è sconcertante.
Secondo voi non ci sono i presupposti neppure per
verificare la possibilità di un accordo programmatico?
No. L'ipotesi di Bertinotti, secondo cui l'Ulivo sarebbe
cambiato, si scontra con la realtà quotidiana. Le proposte di Rutelli in
politica estera dopo l'incontro con Blair sono in merito un esempio eloquente.
Un'altra tesi della maggioranza è che l'Ulivo stia cambiando in virtù delle
sue contraddizioni. Ma questo era vero anche nella fase segnata dal dissenso di
Cofferati, ma allora la leadership del Prc adoperava il caso Cofferati proprio
per dimostrare che l'Ulivo era irriformabile.
Tuttavia quelle contraddizioni interne all'Ulivo
esistono davvero...
Certamente, ma bisogna saperci entrare da un versante di
classe. Ad esempio separando quel popolo di 11 milioni di persone che ha votato
a favore del referendum sull'art.18 dal centro liberal. Noi invece ci stiamo
entrando dal versante opposto. Con una proposta di governo comune. La pretesa di
incastrare i movimenti dentro questa prospettiva è la cosa più preoccupante.
Noi, al contrario, dovremmo fare il possibile per rendere i movimenti autonomi
dai liberal.
Non è un bel po' pregiudiziale un giudizio simile
quando i tentativi di trovare un accordo sono appena iniziati?
La vera posizione pregiudiziale è quella del segretario.
Prescinde non solo da quel che è successo negli ultimi 10 anni, ma anche
dall'oggi. Se così non fosse non si potrebbe fare a meno di concludere che un
accordo programmatico è impossibile, che le condizioni per aprire un confronto
programmatico non ci sono. Diritti, politica estera, pensioni: non c'è un solo
punto in cui questo non sia confermato dall'esperienza quotidiana. Se il
confronto viene aperto lo stesso è proprio perché c'è una volontà
pregiudiziale di raggiungerlo comunque.
Bertinotti afferma, a ragione, che c'è una pressione
della base in nome della necessità di cacciare Berlusconi...
Ma se proprio la minoranza, nel documento congressuale
affermava la centralità di questo problema, e allora ci dicevano che eravamo
politicisti e intempestivi. Il problema non è cacciare Berlusconi, ma chi lo
caccia per cosa.
In concreto non si vede però come questa linea risponda
all'esigenza di impedire una nuova vittoria della destra...
Noi non siamo contrari ad accordi tecnici-elettorali in
funzione anti berlusconi, solo nei collegi a rischio e con candidati provenienti
dal fronte referendario. Si possono studiare accordi simili, ma un'intesa
programmatica per governare insieme è tutt'altra cosa.
Come vi muoverete nel partito?
Siamo impegnati nella battaglia più importante della
nostra storia, perché deciderà non delle sorti della minoranza ma dello stesso
Prc. L'accordo di governo sarebbe la distruzione delle ragioni di esistenza di
Rifondazione sul piano politico e sociale. Abbiamo avviato una campagna estiva
con una petizione, firmata anche da militanti della maggioranza, che chiede di
non imboccare questo sentiero e di convocare un congresso straordinario. Anche
perché questa svolta non ha alcun fondamento democratico. L'ultimo congresso
aveva deciso tutt'altra linea.
E quando dovrebbe svolgersi, secondo voi, il congresso
straordinario?
In tempi brevi. Certo non a fatto compiuto, e neppure alla
vigilia del fatto compiuto o a metà strada.