SINTESI DELL'INTERVENTO DI MARCO FERRANDO AL COMITATO POLITICO NAZIONALE DEL PRC DEL 28-29/07/03

 

Il baricentro vero della nostra discussione è la nuova svolta del Prc verso un accordo di governo con l'Ulivo. 

E' una svolta grave: perché in clamorosa e totale contraddizione sia con l'esperienza di due anni di movimenti, sia con la stessa nostra battaglia referendaria e le sue ragioni di classe. Il valore prezioso della battaglia referendaria è stato quello di fare da spartiacque delle classi e delle loro rappresentanze politiche: da un lato le forze, certo diverse, che tengono una radice di rappresentanza nel mondo del lavoro e nei movimenti di massa; dall'altro le forze, certo tra loro conflittuali, che lottano per la rappresentanza di governo della borghesia e del capitalismo italiano. Dovremmo investire a fondo in questa contraddizione di classe per approfondirla:

a) assumendo undici milioni di sostenitori dell'estensione dei diritti come base di costruzione di un polo di classe anticapitalistico, autonomo dal centro dell'Ulivo, che si proponga di cacciare Berlusconi dal proprio versante di classe;

b) sfidando all'unità d'azione su questo terreno tutte le forze del fronte referendario e così coniugando l'unità dei lavoratori e delle loro organizzazioni contro le destre con la piena autonomia dalle forze borghesi liberali;

c) avanzando, qui e ora, all'insieme di queste forze una proposta di mobilitazione unificante, radicale e di svolta contro le misure antipopolari del governo sino alla sconfitta di Berlusconi.

Invece di tutto questo, la segreteria del Prc persegue una strada esattamente opposta: a undici milioni di sostenitori del si avanza una proposta negoziale di governo con quel centro liberale dell'Ulivo che si è schierato contro il referendum a fianco di Berlusconi e Confindustria. Non potrebbe esservi contraddizione più profonda tra battaglia di massa e linea politica.

Non ho sentito un solo argomento credibile per sostenere questa svolta.

Si dice che l'Ulivo è cambiato grazie ai movimenti: ma il centro liberale dell'Ulivo si è contrapposto a tutte le ragioni dei movimenti, sostiene le missioni coloniali in Iraq e Afghanistan, chiede l'esercito europeo e l'espansione del bilancio militare, sostiene il piano Morchio sulla Fiat in contrapposizione ai lavoratori e alla Fiom. Dov'è il cambiamento?

Si dice che nell'Ulivo ci sono le contraddizioni. E' cosa ovvia, ieri come oggi. Ma invece di entrarvi da un'angolazione di classe in nome della rottura col centro liberale, proponiamo un negoziato di governo col liberalismo borghese (da Rutelli a D'Alema): con una nomenclatura politica che è espressione di quei poteri forti (in particolare grandi banche, capitale finanziario, settori di grande impresa) che vogliono si rimpiazzare Berlusconi, ma dal versante dei propri interessi contro i lavoratori e contro i movimenti.

E infatti oggi tutto il centro liberale offre futuri ministri al Prc per usarci contro i movimenti come ammortizzatori del conflitto. E questa volta per tutta la prossima legislatura. La verità è che la dissoluzione del Prc come forza d'opposizione sarebbe un fatto enorme che distruggerebbe le stesse ragioni sociali e politiche del nostro Partito e priverebbe i movimenti di un riferimento essenziale.

Occorre dunque tra noi un discorso di verità. Poco più di un anno fa il quinto congresso nazionale del Prc si presentò formalmente come "svolta a sinistra". Oggi si discute di una prospettiva di ministri del Prc a fiano dei liberali, partendo da commissioni programmatiche comuni, già istituite il 6 marzo, con Treu e Mastella.

Il Partito è scosso e turbato da questa svolta, che non può essere nè imposta nè subita. E per questo è necessario un congresso straordinario del Prc, libero e sovrano, che dia la parola a tutti i militanti del Partito. Che hanno il diritto di discutere e decidere del futuro politico del Prc in un confronto paritario di posizioni.