Andiamo oltre i 4 SI’ ai Referendum del
12 e 13 giugno.
Il 10 marzo 2004 è stata approvata la
legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, con una trasversalità
parlamentare realizzatasi tra settori minoritari del centrosinistra e settori
maggioritari del centrodestra, entrambi “sensibili” ai dictat del Vaticano.
E’ una legge contro le donne.
E’ una legge ideologica che insidia fortemente la legge 194
mirando alla sua abolizione; riconosce come unica famiglia il modello
tradizionale basato sul legame di sangue tra genitori e figli vietando
l’accesso alle tecniche alle donne single e lesbiche; vuole esercitare il
controllo sul corpo delle donne impedendo l’utilizzazione delle nuove
tecnologie della riproduzione.
Le ragioni della legge 40 trovano origini
lontane. Già nel 1978, anno di approvazione della legge 194 sull’interruzione
volontaria della gravidanza, nasce, proprio per contrastare tale legge, il
Movimento per la vita, che tanta parte ha avuto nell’approvazione della legge
40. Da allora innumerevoli sono stati i tentativi da parte del Vaticano e delle
gerarchie cattoliche di insidiare la legge sull’aborto, di imporre una propria
ideologia morale con il riconoscimento dell’embrione come soggetto di diritto;
di colpire l’autodeterminazione della donna in materia di maternità.
Sempre alla fine degli anni ’70 nasce
il primo bambino italiano in provetta e si sviluppano le tecniche di
fecondazione assistita. Intorno a tali tecniche subito si realizza un mercato
fiorente che vede protagonisti centri privati, multinazionali farmaceutiche,
professionisti e tecnici spesso attivi anche nelle strutture sanitarie
pubbliche. Le biotecnologie della riproduzione offrono indubbiamente opportunità
di risoluzione di svariati problemi, ma non si può accettare che in nome della
cosiddetta “libertà di ricerca scientifica” tali acquisizioni siano
occasioni di profitto.
La ricerca e l’applicazione delle tecniche per la
risoluzione di patologie gravi e invalidanti devono essere sottratte alla
gestione privata e sottoposte al controllo delle donne e dei lavoratori in alleanza con i medici e i tecnici. La legge 40 , pur
penalizzando fortemente tali pratiche, per la prima volta le riconosce e le
legittima, ma nel conflitto tra gli interessi clericali ed interessi
“scientifici” vincono i primi e nell’impianto generale della legge
prevalgono gli aspetti più retrivi e reazionari.
I quesiti referendari abrogano solo
alcune parti della legge (quelle più manifestamente umilianti per la donna e
pericolose per la sua salute), ma in caso di vittoria dei sì resterebbe ancora
in piedi quell’impianto ideologico della legge che impedisce l’accesso alle
tecniche delle donne single e lesbiche. Resterebbe inoltre l’irrisorio
finanziamento pubblico all’erogazione del servizio da parte del Sistema
Sanitario Nazionale, lasciando ampi spazi alla iniziativa dei privati.
In tutta la vicenda della legge 40
dei referendum è mancata la mobilitazione del movimento delle donne,
ormai da anni egemonizzato da teorizzazioni idealistiche distaccate dai temi
sociali e di classe.
Qualunque sia l’esito referendario, la
lotta deve continuare con l’obiettivo della totale eliminazione della legge 40
e con l’obiettivo della ricomposizione di un movimento di massa delle donne, a
partire dalle giovani protagoniste delle ultime stagioni di lotta, che dovrà
riprendere voce sui temi della riproduzione, del controllo della sessualità e
del corpo.
Né la chiesa, né i comitati di
bioetica, né i medici e tantomeno le imprese farmaceutiche e biotecnologiche
dovranno imporre i loro interessi sulle questioni riproduttive. La scienza
infatti , lungi dall’essere neutrale, nel sistema capitalistico è asservita
al capitale e soltanto il rovesciamento del modo di produzione e quindi anche
dell’ordinamento sociale, può permettere, come dice Marx, di “convertire la
scienza da strumento di dominio di classe in una forza popolare” e dunque
“convertire gli uomini di scienza da alleati del capitale in liberi agenti del
pensiero”.
Oggi i comunisti e le comuniste sono
chiamati/e a contrastare l’egemonia clericale esercitata in primo luogo dalla
Cei, che per bocca di Ruini, ha “invitato” l’elettorato cattolico ad
astenersi.
Il 12 e 13 giugno andiamo a votare
quattro Si’ per l’abolizione dei quattro punti più odiosi della legge 40
sulla procreazione medicalmente assistita. , ma la lotta deve necessariamente
continuare perché va scongiurato l’attacco alla 194, va ribadita
l’autodeterminazione delle donne in tema di procreazione anche con un uso
consapevole delle nuove acquisizioni scientifiche e tecniche.
E’ necessario riprendere la via della
mobilitazione e della lotta per sconfiggere l’arroganza del più becero
oscurantismo patriarcale e della Chiesa, per l’abolizione di tutte le leggi
che finanziano le famiglie “consacrate” escludendo le coppie di fatto e le
ragazze madri, che sanciscono la figura dell’embrione come soggetto di diritto
e la famiglia “naturale” come unico modello. Solo così si difende la vita,
quella vera, vissuta da milioni di donne ed uomini.
ASSOCIAZIONE MARXISTA RIVOLUZIONARIA
PROGETTO COMUNISTA
Sinistra del PRC