Marxismo rivoluzionario n. 3 - archivio
LETTERA
AL CONGRESSO (TESTAMENTO DI LENIN)
di
V.I. Lenin
La
Lettera al congresso, conosciuta sotto il nome di Testamento, fu dettata da
Lenin fra il 23 e il 26 dicembre 1922; un'aggiunta fu dettata il 4 gennaio 1923.
Per evidenti motivi, Lenin riteneva importante che la lettera fosse portata a
conoscenza dell'imminente congresso del partito. Fu fatta leggere ai membri del
comitato centrale che decisero di mantenere il documento riservato, portandolo a
conoscenza dei dirigenti del partito ma non di pubblicarlo. Così le ultime
riflessioni di Lenin rimasero celate per decenni ai lavoratori e ai comunisti
dell'Urss e di tutto il mondo.
Stralci
del Testamento furono resi noti negli anni trenta da Trotsky, ma era facile
gioco per gli staliniani parlare di un falso. Del Testamento si tornò a parlare
in occasione del XX congresso del Pcus (1956), quello della denuncia
kruscioviana del "culto della personalità" di Stalin. In tale
occasione, per decisione del comitato centrale del Pcus, la lettera di Lenin fu
portata a conoscenza dei delegati e poi pubblicata nel "Kommunist".
(Il testo è disponibile su Internet all'Url: www.marxists.org/italiano/lenin/1922/12/testamento.htm).
Consiglierei
vivamente di intraprendere a questo congresso una serie di mutamenti nella
nostra struttura politica.
Vorrei
sottoporvi le considerazioni che ritengo più importanti.
In
primo luogo propongo di elevare il numero dei membri del CC portandolo ad alcune
decine o anche a un centinaio. Penso che, se non intraprendessimo una tale
riforma, grandi pericoli minaccerebbero il nostro CC nel caso in cui il corso
degli avvenimenti non ci fosse del tutto favorevole (cosa di cui non possiamo
non tener conto).
Penso
poi di sottoporre all'attenzione del congresso la proposta di dare, a certe
condizioni, un carattere legislativo alle decisioni dei Gosplan, andando così
incontro, fino a un certo punto e a certe condizioni, al compagno Trotsky.
Per
quel che riguarda il primo punto, cioè l'aumento del numero dei membri del CC,
penso che ciò sia necessario e per elevare l'autorità del CC, e per lavorare
seriamente al miglioramento del nostro apparato, e per evitare che conflitti di
piccoli gruppi del CC possano avere una importanza troppo sproporzionata per le
sorti di tutto il partito.
Io
penso che il nostro partito abbia il diritto di esigere dalla classe operaia
50-100 membri del CC e che possa ottenerli senza un eccessivo sforzo da parte di
essa.
Una
tale riforma aumenterebbe notevolmente la solidità del nostro partito e
faciliterebbe la lotta che esso deve condurre in mezzo a Stati nemici e che, a
mio parere, potrà e dovrà acuirsi fortemente nei prossimi anni. Io penso che
la stabilità del nostro partito guadagnerebbe enormemente da un tale
provvedimento.
Per
stabilità del Comitato centrale, di cui ho parlato sopra, intendo provvedimenti
contro la scissione, nella misura in cui tali provvedimenti possano in generale
essere presi. Perché, certo, la guardia bianca della Russkaia MysI (mi pare
fosse S. F. Oldenburg) (1) aveva ragione quando, in primo luogo, faceva
assegnamento, per quanto riguarda il loro gioco contro la Russia sovietica,
sulla scissione del nostro partito, e quando, in secondo luogo, faceva
assegnamento, per l'avverarsi di questa scissione, sui gravissimi dissensi nel
partito.
Il
nostro partito si fonda su due classi, e sarebbe perciò possibile la sua
instabilità, e inevitabile il suo crollo, se tra queste due classi non potesse
sussistere un'intesa. In questo caso sarebbe inutile prendere questi o quel
provvedimenti e in generale discutere sulla stabilità del nostro comitato
centrale. Non ci sono provvedimenti, in questo caso, capaci di evitare la
scissione. Ma spero che questo sia un avvenimento di un futuro troppo lontano e
troppo inverosimile perché se ne debba parlare.
Intendo
stabilità come garanzia contro la scissione nel prossimo avvenire, e ho
l'intenzione di esporre qui una serie di considerazioni di natura puramente
personale.
Io
penso che, da questo punto di vista, fondamentali per la questione della
stabilità siano certi membri del CC come Stalin e Trotsky.
I
rapporti tra loro, secondo me, rappresentano una buona metà del pericolo di
quella scissione, che potrebbe essere evitata e ad evitare la quale, a mio
parere, dovrebbe servire, tra l'altro, l'aumento del numero dei membri del CC a
50 o a 100 persone.
Il
compagno Stalin, divenuto segretario generale, ha concentrato nelle sue mani un
immenso potere, e io non sono sicuro che egli sappia servirsene sempre con
sufficiente prudenza. D'altro canto, il compagno Trotsky come ha già dimostrato
la sua lotta contro il CC nella questione del commissariato del popolo per i
trasporti, si distingue non solo per le sue eminenti capacità. Personalmente
egli è forse il più capace tra i membri dell'attuale CC, ma ha anche una
eccessiva sicurezza di sé e una tendenza eccessiva a considerare il lato
puramente amministrativo dei problemi.
Queste
due qualità dei due capi più eminenti dell'attuale CC possono eventualmente
portare alla scissione, e se il nostro partito non prenderà misure per
impedirlo, la scissione può avvenire improvvisamente.
Non
continuerò a caratterizzare gli altri membri del CC secondo le loro qualità
personali. Ricordo soltanto che l'episodio di cui sono stati protagonisti
nell'ottobre Zinoviev e Kamenev (2) non fu certamente casuale, ma che d'altra
parte non glielo si può ascrivere personalmente a colpa, così come il non
bolscevismo a Trotsky.
Dei
giovani membri del CC, voglio dire qualche parola su Bukharin e Piatakov. Sono
queste, secondo me, le forze più eminenti (tra quelle più giovani), e riguardo
a loro bisogna tener presente quanto segue: Bukharin non è soltanto un
validissimo e importantissimo teorico del partito, ma è considerato anche,
giustamente, il prediletto di tutto il partito, ma le sue concezioni teoriche
solo con grandissima perplessità possono essere considerate pienamente
marxiste, poiché in lui vi è qualcosa di scolastico (egli non ha mai appreso
e, penso, mai compreso pienamente la dialettica
Ed
ora Piatakov: è un uomo indubbiamente di grandissima volontà e di grandissime
capacità, ma troppo attratto dal metodo amministrativo e dall'aspetto
amministrativo dei problemi perché si possa contare su di lui per una seria
questione politica.
Naturalmente,
sia questa che quella osservazione sono fatte solo per il momento, nel
presupposto che ambedue questi eminenti e devoti militanti trovino l'occasione
di completare le proprie conoscenze e di eliminare la propria unilateralità.
Aggiunta
alla lettera del 24 dicembre 1922
Stalin
è troppo grossolano, e questo difetto, del tutto tollerabile nell'ambiente e
nel rapporti tra noi comunisti, diventa intollerabile nella funzione di
segretario generale. Perciò propongo ai compagni di pensare alla maniera di
togliere Stalin da questo incarico e di designare a questo posto un altro uomo
che, a parte tutti gli altri aspetti, si distingua dal compagno Stalin solo per
una migliore qualità, quella cioè di essere più tollerante, più leale, più
cortese e più riguardoso verso i compagni, meno capriccioso, ecc. Questa
circostanza può apparire una piccolezza insignificante. Ma io penso che, dal
punto di vista dell'impedimento di una scissione e di quanto ho scritto sopra
sui rapporti tra Stalin e Trotsky, non è una piccolezza, ovvero è una
piccolezza che può avere un'importanza decisiva.
Lenin
4
gennaio 1923
Continuazione
degli appunti
26
dicembre 1922
L'aumento
del numero dei membri del CC a 50 o anche a 100 persone deve servire, secondo
me, a un duplice, o, anzi, a un triplice scopo: quanto più saranno i membri del
CC, tanto più saranno quelli che impareranno a lavorare nel CC e tanto minore
sarà il pericolo di una scissione derivante da una qualsiasi imprudenza. La
partecipazione di molti operai al CC aiuterà gli operai a migliorare il nostro
apparato, che è piuttosto cattivo. Esso, in sostanza, c'è stato tramandato dal
vecchio regime, poiché trasformarlo in così breve tempo, soprattutto con la
guerra, la fame, ecc., era assolutamente impossibile. Perciò a quei
"critici" che, con un sorrisetto o con cattiveria, ci fanno notare i
difetti del nostro apparato, si può tranquillamente rispondere che essi
assolutamente non comprendono le condizioni della rivoluzione contemporanea. Non
si può assolutamente trasformare a sufficienza un apparato in cinque anni,
soprattutto nelle condizioni in cui è avvenuta da noi la rivoluzione. E' già
abbastanza che in cinque anni abbiamo creato un nuovo tipo di Stato in cui gli
operai marciano alla testa dei contadini contro la borghesia; e ciò, con una
situazione internazionale avversa, rappresenta di per sé un fatto enorme. Ma la
coscienza di questo non ci deve assolutamente far chiudere gli occhi sul fatto
che noi abbiamo ereditato, in sostanza, il vecchio apparato dello zar e della
borghesia, e che ora, sopravvenuta la pace e assicurato il minimo necessario
contro la fame, tutto il lavoro dev'essere diretto al suo miglioramento .
La
mia idea è che alcune decine di operai, entrando a far parte del CC, possono
accingersi meglio di qualsiasi altro alla verifica, al miglioramento e al
rinnovamento del nostro apparato. L'Ispezione operaia e contadina, cui prima
spettava questa funzione, si è rivelata incapace di adempierla e può essere
utilizzata solo come "appendice" o come aiuto, in determinate
condizioni, a questi membri del CC. Gli operai che entrano a far parte del CC
debbono essere, a mio parere, in modo prevalente non di quegli operai che hanno
compiuto un lungo servizio nelle organizzazioni dei soviet (dicendo operai, in
questa parte della mia lettera intendo sempre anche i contadini), poiché in
questi operai si sono già create certe tradizioni e certi pregiudizi contro i
quali appunto noi vogliamo lottare.
Gli
operai che devono entrare nel CC debbono essere in prevalenza operai che stiano
più in basso di quello strato che è entrato a far parte da noi, in questi
cinque anni, della schiera degli impiegati sovietici, e che appartengano
piuttosto al numero degli operai e dei contadini di base, che tuttavia non
rientrino direttamente o indirettamente nella categoria degli sfruttatori. Io
penso che tali operai, assistendo a tutte le sedute del CC, a tutte le sedute
dell'Ufficio politico, leggendo tutti i documenti del CC, possano costituire un
nucleo di devoti partigiani del regime sovietico, capaci, in primo luogo, di
dare stabilità allo stesso CC e, in secondo luogo, capaci di lavorare
effettivamente al rinnovamento e al miglioramento dell'apparato.
Aumentando
il numero dei membri del CC, ci si deve a mio parere, preoccupare anche e,
forse, soprattutto, di controllare e migliorare il nostro apparato, che non va
affatto. A questo scopo dobbiamo utilizzare l'opera di specialisti altamente
qualificati, e la ricerca di questi specialisti deve essere compito della
Ispezione operaia e contadina.
Come
combinare questi specialisti-controllori, - dotati delle necessarie conoscenze -
e questi nuovi membri del CC? E' questo un problema che deve essere risolto
praticamente.
A
me pare che l'Ispezione operaia e contadina (per effetto del suo sviluppo nonché
delle nostre perplessità a proposito del suo sviluppo) ha dato in ultima
analisi ciò che ora osserviamo, e cioè uno stato di transizione da un
particolare commissariato del popolo a una particolare funzione dei membri del
CC; da una istituzione che revisiona tutto e tutti, a un insieme di revisori non
numerosi, ma di prim'ordine, che debbono essere ben pagati (questo è
soprattutto necessario nella nostra epoca, in cui tutto va pagato, e dato che i
revisori si pongono direttamente al servizio di quelle istituzioni che meglio li
pagano).
Se
il numero dei membri del CC sarà opportunamente aumentato e se essi svolgeranno
di anno in anno un corso di amministrazione statale con l'aiuto di tali
specialisti altamente qualificati e di membri della Ispezione operaia e
contadina dotati di grande autorità in tutti i settori, allora, io penso,
adempiremo felicemente questo compito che per tanto tempo non siamo riusciti ad
assolvere.
Insomma,
fino a 100 membri del CC e non più di 400-500 loro collaboratori, membri
dell'Ispezione operaia e contadina, che svolgano funzioni di revisione per loro
incarico.