Marxismo rivoluzionario n. 3 - speciale / lenin ottant'anni dopo
LE
PRIME LEGGI SOVIETICHE DI PROTEZIONE DELLA NATURA
Porta la firma di Lenin il decreto "Sulla terra", emanato
due giorni dopo la presa del potere, che stabilisce la proprietà statale delle
foreste, delle acque e dei minerali del sottosuolo e riserva allo Stato il
potere di disporne. Questo provvedimento soddisfatta una delle rivendicazioni
fondamentali dei conservazionisti ma la situazione di emergenza creata dalla
guerra, e più tardi la guerra civile, non favoriscono certo un’applicazione
corretta di questo principio.
Già agli inizi del 1918 il giornale “Lesa respubliki” (foreste
della repubblica) protesta vivacemente per il taglio indiscriminato dei boschi
autorizzato dalle autorità. In risposta a queste allarmi, il 14 maggio 1918 il
governo emana la legge fondamentale "Sulle foreste", firmata
personalmente da Lenin, che intende moderare gli eccessi. La legge introduce
l’idea di un piano e del controllo statale sul patrimonio forestale e crea
l’Amministrazione centrale delle foreste incaricata di gestire il patrimonio
forestale sulla base dei criteri di una produzione sostenibile e di una
riforestazione pianificata. A questo scopo le foreste vengono distinte in
sfruttabili e protette. Fra gli altri scopi della legge si indicano poi il
controllo dell’erosione, la protezione dei bacini fluviali e la
“preservazione dei monumenti della natura”.
Purtroppo la guerra civile vanifica in gran parte questi sforzi
iniziali e solo dopo la sua cessazione è possibile riprendere una politica di
gestione razionale del patrimonio forestale. L’apertura ai produttori privati,
introdotto con la Nuova politica economica, porta un nuovo ordine di problemi.
Sono introdotti diritti di sfruttamento acquistabili in condizioni di
concorrenza presso gli organi locali del Commissariato all’agricoltura (Narkomzem)
che ha la piena autorità del settore. L’Amministrazione forestale continua ad
esercitare un ruolo di controllo. Per disciplinare la nuova situazione, il 7
luglio 1923 viene introdotto il nuovo “Codice forestale” ispirato, come il
decreto del 1918, allo spirito di una gestione razionale e sostenibile che
elenca, fra l’altro, le aree da proteggere come monumenti della natura o come
riserve naturali. Il nuovo codice, inoltre, proibisce il taglio nelle province
la cui superficie comprende meno dell’8% di boschi; le amministrazioni
provinciali possono autorizzare l’abbattimento (per non oltre cinquanta
ettari) dove l’area forestale supera il 35% del totale. In tutti gli altri
casi il permesso deve essere dato dall’amministrazione centrale. Secondo
Weiner, queste misure risultarono abbastanza efficaci, almeno fino alla fine
degli anni venti quando l’avvio dei piani quinquennali diede inizio a una
“nuova tempesta”.
L’esportazione delle pellicce era tradizionalmente una voce
importante nel bilancio commerciale della Russia e la disciplina della caccia
era da tempo un obiettivo del movimento conservazionista. Il primo disegno di
legge di disciplina della caccia viene proposto nel febbraio 1919 da una
commissione del Dipartimento tecnico-scientifico del Consiglio dell’economia
nazionale di cui fanno parte alcuni specialisti come Shillinger, Zhitkov e
Kozhevnikov. Un provvedimento-stralcio, che disciplina le armi e le stagioni
venatorie, firmato da Lenin, è adottato già alla fine di maggio. Un
provvedimento organico (che tra l’altro proibisce del tutto la caccia
all’alce e al gatto selvatico) è pronto il 1 agosto 1919 ma l’iter della
legge si blocca per controversie sulle competenze fra il Commissariato
all’educazione e quello all’agricoltura. E’ questo il primo episodio di un
conflitto interburocratico sulle competenze in materia di conservazione che si
ripresenterà sistematicamente per i successivi quattordici anni. Il decreto
viene probabilmente salvato dall’intervento di Shillinger. Firmato da Lenin,
diventa legge il 24 luglio 1920 col titolo "Sulla caccia". Esso
conferisce al Narkomzem la piena responsabilità nel settore codificando la
biforcazione istituzionale in materia di conservazione. L’Amministrazione
centrale della caccia esercita la supervisione sui regolamenti dell’attività
venatoria a scopo sportivo ed economico e ha la facoltà di stabilire riserve di
caccia, laboratori scientifici e stazioni di ibridazione degli animali e degli
uccelli. Essa ha anche il compito di liquidare i parassiti e i predatori (fra
cui il lupo). Agli organi scientifici dell’Amministrazione della caccia
collaborano inizialmente studiosi di primo piano del settore, fra i quali
Kozhevnikov, Shillinger e Zhitkov, ma le sue negligenze gli tolgono rapidamente
credito: i primi due lasciano il Narkomzem per il Narkompros nel 1925. (Fonte:
Weiner, Models of Nature, pp. 24-30). [T.B.]