LIBERTA' DI STAMPA: LA POLEMICA SUL CORRIERE DELLA SERA

  In questi giorni, sia su Liberazione che su il Manifesto (ma anche gli altri giornali, ad es. la Repubblica) si sta sviluppando una polemica nel giornale del partito (e col gruppo dirigente) sulla questione della sostituzione del direttore del Corriere della Sera. Trovate di seguito un articolo pubblicato sul Manifesto di domenica 1 giugno in cui si dà conto anche della nostra posizione, espressa da Ferrando; e, più sotto, trovate una lettera pubblicata su Liberazione di lunedì 2 giugno in cui il compagno Grisolia argomenta il nostro punto di vista su questa vicenda in cui, al di là della polemica tra Curzi e Bertinotti, e tra le due ali interne alla maggioranza, Rifondazione ha in sostanza sprecato un'occasione per sviluppare una propria lettura di classe dei fatti e più in generale della questione della "libertà di stampa" nel capitalismo.
    Sempre a proposito di libertà di stampa -ma con riferimento a quella che manca nel giornale del partito- va segnalata la grave vicenda del licenziamento di Fulvio Grimaldi da Liberazione. Su questo episodio -che ripropone il problema del rapporto tra Rifondazione e quello che dovrebbe essere il "giornale del partito"- inviamo invece una lettera pubblica di solidarietà indirizzata da Francesco Ricci a Grimaldi.

  La redazione Web


DAL MANIFESTO DI DOMENICA 1 GIUGNO

CORSERA
«Sciopero inutile»
La Fieg e il governo all'attacco: nessun pericolo per la libertà d'informazione
Ingerenze governative sul Corriere della sera? Figurarsi, è Berlusconi in persona a smentirlo: «Nessun intervento». E via con Gasparri, che ovviamente si associa e attacca: «Lo sciopero dei giornalisti è di natura politica, non vi è alcuna minaccia alla libertà d'informazione». Parole sante, per il presidente degli editori, Luca Cordero di Montezemolo: «In momenti così difficili non andiamo a cercare problemi che non ci sono», dice candido a proposito dello sciopero proclamato dai giornalisti del Corsera - che oggi non è in edicola - e, per venerdì, dalla Fnsi. Il caso Corriere è esploso anche nella sinistra. Lo stato maggiore ds (a parte Violante), pur pensando che il problema esista, non intende accreditare la tesi di un Corriere berlusconizzato. Ma dopo la clamorosa presa di distanze dall'Unità, nella Quercia si assicura che con Furio Colombo è tutto a posto. Tuttavia, da una parte c'è chi, come Sergio Cofferati, ricorda che «a Milano anche le panchine parlano delle pressioni del governo sul Corriere» e ritiene «preoccupante l'ipocrisia dei commentatori che negano la gravità della situazione». Dall'altra il responsabile informazione di Ds, Fabrizio Morri, assicura che il pericolo è stato sventato: certo, le pressioni c'erano, «non siamo distratti, ma preoccupati». Epperò «noi riteniamo che Berlusconi abbia provato conquistare il Corriere e non ci sia riuscito». Su questa vicenda, la tregua siglata sotto la Quercia si mostra fragile. Dal «correntone», Vincenzo Vita invita a tenere gli occhi aperti «senza indulgere a diplomazione fuori misura o fuori luogo».

A Liberazione, poi, l'aria è tesissima. Tanto che il direttore Sandro Curzi, in disaccordo con Bertinotti e con quanto scritto da Rina Gagliardi (cioè che il Corriere non è stato espugnato) si dice pronto a dimettersi. Mercoledì l'intera segreteria del partito, cosa inedita, incontrerà l'assemblea del giornale. E ci sarà anche Claudio Grassi, capofila degli ex cossuttiani che oggi occupano l'intera pagina delle lettere contro il segretario Bertinotti. A confronto, sul giornale di oggi, anche le tesi di Curzi e Gagliardi. E dalla minoranza di Progetto comunista si leva la voce di Marco Ferrando: «Dalla segreteria invece di dare solidarietà ai giornalisti del Corriere si preferisce inviare apprezzamenti e auguri al nuovo direttore. Mi pare incredibile».


 

DA LIBERAZIONE DI LUNEDI 2 GIUGNO

Scelte politiciste.
Le prese di posizione di alcune compagne e compagni sulla questione "Corriere della Sera" lasciano obiettivamente interdetti. Naturalmente (diciamolo anche se è talmente evidente che non sarebbe nemmeno da precisare) il carattere puramente liberale, o se si preferisce "conservatore", del "Corsera" sotto la gestione De Bortoli non è in discussione. Ma non di questo si sta parlando. Qui abbiamo un padronato editoriale e un direttore su cui Berlusconi esercita fortissime pressioni indispettito da alcuni editoriali critici verso il governo e per la modalità di cronaca sui processi, suoi e di Previti, per corruzione. In questo quadro la soluzione è che il direttore "irrispettoso" salta. Berlusconi vorrebbe completare il colpo con l'imposizione ai soci industriali del "Corriere", tutti deferenti verso il governo per interessi legati a finanziamenti e agevolazioni varie (passate, presenti e future), di un proprio uomo (Rossella o analogo). Questo appare troppo e in un grande gioco politico-istituzionale-padronale il Quirinale (intervenuto a che titolo?), il vertice Ds, i padroni industriali e quelli bancari (il "prodiano" Bozoli) del "Corriere" si accordano sul nome "super partes" del buon notista politico (ma qui le qualità giornalistiche non sono ovviamente il punto centrale per nessuno) Folli. Berlusconi accetta, accontentandosi (per il momento) della mezza vittoria. Non c'è dubbio: per usare la terminologia dalemiana, un grande e bell'inciucio. Per un partito di classe l'occasione di denunciare la realtà della sedicente "libertà di stampa" in regime capitalistico e magari per sviluppare su questo terreno una proposta alternativa. E invece facciamo la scelta (questa sì tutta "politicista") di stare al gioco, arzigogolando sulle qualità professionali di Folli. Col risultato di vederci inseriti anche noi, non del tutto a torto mi pare, da "il manifesto" nel "partito dei partiti".

Franco Grisolia


 

LETTERA A GRIMALDI

 
Caro Fulvio, ho appreso la notizia del tuo allontanamento forzato da Liberazione. Si tratta di un fatto grave, che si inscrive in una gestione sempre più faziosa del "giornale del partito" -talvolta, direi, una faziosità prodotta ancor più che da un'area del partito da una parte della direzione del giornale, che concepisce Liberazione come uno strumento proprio. E' un problema che per parte nostra abbiamo indicato anche nelle tesi congressuali di minoranza in cui infatti scrivevamo:

"Al contempo Liberazione deve essere aperto agli interventi dell’insieme del partito e rispettarne la vita democratica, senza alcuna intromissione politica da parte di redattori o responsabili del giornale."

 Purtroppo le cose continuano ad andare diversamente, come conferma la costante esclusione o emarginazione di Progetto comunista e più in generale delle posizioni che esprimo con altri compagni; e come conferma ora il tuo licenziamento.
    Come sai noi due ci siamo trovati spesso in disaccordo su molte questioni politiche -il che non mi ha mai impedito di stimare il tuo lavoro giornalistico e la dedizione con cui lo fai- ma ho trovato davvero indecente il fatto che le tue corrispondenze dall'Irak fossero pubblicate come "lettere" -tra l'altro quando il giornale del partito non disponeva di altri giornalisti in quella situazione.
    Permettimi quindi di esprimerti il mio sdegno per il licenziamento e la mia solidarietà. Tienimi informato sugli sviluppi della faccenda: su cui voglio sperare che vi sia un intervento del gruppo dirigente del partito.
 
    Un abbraccio, saluti comunisti,
 
    Francesco Ricci