La redazione Web
DAL MANIFESTO DI DOMENICA 1 GIUGNO
CORSERA
«Sciopero
inutile»
La Fieg e il
governo all'attacco: nessun pericolo per la libertà d'informazione
Ingerenze
governative sul Corriere della sera? Figurarsi, è Berlusconi in
persona a smentirlo: «Nessun intervento». E via con Gasparri, che ovviamente
si associa e attacca: «Lo sciopero dei giornalisti è di natura politica, non
vi è alcuna minaccia alla libertà d'informazione». Parole sante, per il
presidente degli editori, Luca Cordero di Montezemolo: «In momenti così
difficili non andiamo a cercare problemi che non ci sono», dice candido a
proposito dello sciopero proclamato dai giornalisti del Corsera - che
oggi non è in edicola - e, per venerdì, dalla Fnsi. Il caso Corriere è
esploso anche nella sinistra. Lo stato maggiore ds (a parte Violante), pur
pensando che il problema esista, non intende accreditare la tesi di un Corriere
berlusconizzato. Ma dopo la clamorosa presa di distanze dall'Unità, nella
Quercia si assicura che con Furio Colombo è tutto a posto. Tuttavia, da una
parte c'è chi, come Sergio Cofferati, ricorda che «a Milano anche le
panchine parlano delle pressioni del governo sul Corriere» e ritiene
«preoccupante l'ipocrisia dei commentatori che negano la gravità della
situazione». Dall'altra il responsabile informazione di Ds, Fabrizio Morri,
assicura che il pericolo è stato sventato: certo, le pressioni c'erano, «non
siamo distratti, ma preoccupati». Epperò «noi riteniamo che Berlusconi
abbia provato conquistare il Corriere e non ci sia riuscito». Su
questa vicenda, la tregua siglata sotto la Quercia si mostra fragile. Dal «correntone»,
Vincenzo Vita invita a tenere gli occhi aperti «senza indulgere a
diplomazione fuori misura o fuori luogo».
A Liberazione, poi, l'aria è tesissima. Tanto che il direttore Sandro
Curzi, in disaccordo con Bertinotti e con quanto scritto da Rina Gagliardi
(cioè che il Corriere non è stato espugnato) si dice pronto a
dimettersi. Mercoledì l'intera segreteria del partito, cosa inedita,
incontrerà l'assemblea del giornale. E ci sarà anche Claudio Grassi,
capofila degli ex cossuttiani che oggi occupano l'intera pagina delle lettere
contro il segretario Bertinotti. A confronto, sul giornale di oggi, anche le
tesi di Curzi e Gagliardi. E dalla minoranza di Progetto comunista si leva la
voce di Marco Ferrando: «Dalla segreteria invece di dare solidarietà ai
giornalisti del Corriere si preferisce inviare apprezzamenti e auguri
al nuovo direttore. Mi pare incredibile».
DA LIBERAZIONE DI LUNEDI 2 GIUGNO
Scelte politiciste.
Le prese di posizione di alcune compagne e compagni sulla questione
"Corriere della Sera" lasciano obiettivamente interdetti.
Naturalmente (diciamolo anche se è talmente evidente che non sarebbe nemmeno
da precisare) il carattere puramente liberale, o se si preferisce
"conservatore", del "Corsera" sotto la gestione De Bortoli
non è in discussione. Ma non di questo si sta parlando. Qui abbiamo un
padronato editoriale e un direttore su cui Berlusconi esercita fortissime
pressioni indispettito da alcuni editoriali critici verso il governo e per la
modalità di cronaca sui processi, suoi e di Previti, per corruzione. In
questo quadro la soluzione è che il direttore "irrispettoso" salta.
Berlusconi vorrebbe completare il colpo con l'imposizione ai soci industriali
del "Corriere", tutti deferenti verso il governo per interessi
legati a finanziamenti e agevolazioni varie (passate, presenti e future), di
un proprio uomo (Rossella o analogo). Questo appare troppo e in un grande
gioco politico-istituzionale-padronale il Quirinale (intervenuto a che
titolo?), il vertice Ds, i padroni industriali e quelli bancari (il "prodiano"
Bozoli) del "Corriere" si accordano sul nome "super partes"
del buon notista politico (ma qui le qualità giornalistiche non sono
ovviamente il punto centrale per nessuno) Folli. Berlusconi accetta,
accontentandosi (per il momento) della mezza vittoria. Non c'è dubbio: per
usare la terminologia dalemiana, un grande e bell'inciucio. Per un partito di
classe l'occasione di denunciare la realtà della sedicente "libertà di
stampa" in regime capitalistico e magari per sviluppare su questo terreno
una proposta alternativa. E invece facciamo la scelta (questa sì tutta "politicista")
di stare al gioco, arzigogolando sulle qualità professionali di Folli. Col
risultato di vederci inseriti anche noi, non del tutto a torto mi pare, da
"il manifesto" nel "partito dei partiti".
Franco Grisolia
LETTERA A GRIMALDI
"Al contempo
Liberazione deve essere aperto agli interventi dell’insieme del partito e
rispettarne la vita democratica, senza alcuna intromissione politica da
parte di redattori o responsabili del giornale."