LA
SINTESI DELL'INTERVENTO DI MARCO FERRANDO ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PRC DEL
24 GIUGNO 2003
Da dieci anni
discutiamo del nostro partito. Eppure i problemi del partito, le sue
“patologie” si sono aggravati. Le soluzioni organizzative che abbiamo
varato (fin dal ’97 a Cianciano) hanno fallito gli scopi dichiarati. La
ragione è di fondo: nessuna delle patologie che riconosciamo può essere
affrontata in termini organizzativi, a prescindere dalla linea e prospettiva
politica che si persegue. Prendiamo il nodo centrale del radicamento. Noi
siamo un partito leggero, con debolissime radici sociali, in particolare nel
movimento operaio. Lo sviluppo dei movimenti di questi due anni ha
paradossalmente aggravato questa debolezza. Nella CGIL siamo molto più deboli
oggi di sette-otto anni fa, nonostante la crescita di ruolo della CGIL in
questi anni. E la nostra debolezza non riguarda tanto o solo un deficit
quantitativo, ma di ruolo, di incidenza nella lotta di classe. In Francia o in
Argentina, ad esempio, organizzazioni assai più piccole del PRC svolgono un
ruolo nella lotta di classe sensibilmente più forte. In dieci anni non
abbiamo avuto una sola lotta di massa in Italia, di rilevanza nazionale,
che sia stata egemonizzata e diretta dal PRC. E’ un deficit
drammatico che penalizza non solo il nostro Partito (persino elettoralmente)
ma soprattutto il movimento operaio e i movimenti di massa: perché senza
l’emergere di una direzione alternativa le migliori potenzialità dei
movimenti sono destinate alla dispersione.
Se questo è il nodo
possiamo pensare di affrontarlo con ingegnerie organizzative, per di più
fondate sul principio della diluizione delle strutture del partito nei luoghi
di movimento? No. Quel nodo può essere affrontato solo se, finalmente, dopo
dieci anni, assumiamo la cultura e la linea leninista e gramsciana di
egemonia, di battaglia alternativa nei movimenti e nelle organizzazioni di
massa come asse di costruzione e radicamento del partito. Il punto di partenza
deve essere sempre: quale proposta d’azione (in fatto di obiettivi, forme di
lotta, forme d’organizzazione) avanziamo tra i lavoratori e nei movimenti in
alternativa agli apparati o alle direzioni che li controllano? Questa tematica
non solo oggi è assente, ma è esplicitamente negata, nella teoria e nei
fatti. Lo abbiamo visto in occasione del Referendum, quando un’iniziativa in
sé giusta e potenzialmente feconda per lo stesso radicamento del partito è
stata vista non come occasione di rafforzamento di una nostra battaglia
alternativa tra le masse sul terreno centrale della lotta di classe, ma come
surrogato istituzionale.
E così è oggi: là
dove in presenza di un nuovo e drammatico attacco del governo e di una
risposta risibile della CGIL (due ore di sciopero a settembre combinate con un
accordo grave con Confindustria che dà nuovi soldi alle imprese) non
proponiamo nulla all’azione e alla prospettiva di quei dieci milioni di
lavoratori e lavoratrici che hanno votato il nostro referendum (e neppure
abbiamo una discussione sul tema).
Come possiamo
costruire e radicare il partito fuori da questo ordine di discussione? E come
possiamo affrontare questa discussione sulla necessaria battaglia di egemonia
nelle lotte se la nostra prospettiva politica è un accordo di governo con
quel centro liberale che è avversario dei lavoratori e delle loro lotte?
Sul tema della
democrazia del partito facciamo davvero un discorso di verità. Da dieci anni
la costituzione materiale del nostro partito si basa su un principio abnorme:
quello per cui la maggioranza congressuale ha il monopolio non solo della
gestione e rappresentanza del PRC ma persino dello spazio pubblico del suo
dibattito (Liberazione, feste nazionali di Liberazione, convegni nazionali e
seminari etc.); mentre la minoranza, che pur è tollerata, è privata del più
elementare dei diritti, quello di un confronto paritario delle idee, quello di
poter diventare maggioranza. Invece di tante “innovazioni” fumosamente
evocate da dieci anni (e spesso mai attuate) ne propongo una immediata,
semplice e concreta: fare di Liberazione il giornale di tutto il Partito.