15 MAGGIO: MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA MORATTI
Luca Belà - Nicola di Iasio - Fabiana Stefanoni
NO
ALLA SVENDITA DELLA SCUOLA PUBBLICA
CONTRO
LA “RIFORMA” MORATTI MA NON PER BERLINGUER
La
controriforma Moratti, designata dalla legge 53/2003, decreta la morte della
scuola pubblica e del diritto allo studio.
L’attacco alla scuola pubblica
investe l’istruzione primaria e secondaria: soppressione del tempo pieno e
prolungato, tagli dei posti di lavoro per gli insegnanti, aziendalizzazione
dei programmi di studio ecc.
Ma
anche l’ambito universitario è pesantemente coinvolto in questo processo di
smantellamento. Ponendosi in continuità con il centrosinistra, oggi il
centrodestra non solo riconferma il famigerato principio dell’autonomia
didattica e finanziaria degli atenei, ma accentua ulteriormente i criteri
manageriali, la selezione di classe, l’ingerenza dei privati, la
mercificazione dei saperi.
Inoltre,
la Moratti sferra un pesante attacco alla ricerca, con l’ulteriore
precarizzazione dei rapporti di lavoro e i tagli dei finanziamenti. Infatti,
sono previsti innanzitutto la cancellazione della figura del ricercatore e la
sua sostituzione con figure precarie, ovvero con contratti co.co.co (ora
“contratti a progetto”). La gravità di questo provvedimento s’inserisce
in un contesto già caratterizzato da forti difficoltà per i precari della
ricerca: ore e ore di lezione non riconosciute e non pagate, nessuna garanzia
per il futuro, borse di studio e assegni di ricerca miserrimi di fronte al
rincaro dei prezzi.
Altrettanto
grave è l’attacco subito dai lavoratori e dalle lavoratrici della scuola.
Il personale docente, oltre a subire una condizione di precarietà a vita
(l’immissione in ruolo è pressoché impossibile, nonostante le scuole di
specializzazione per l’insegnamento, fra l’altro a numero chiuso e a
pagamento), si trova a subire condizioni di lavoro sempre più pesanti (le
classi di 30 alunni ormai sono la norma) e vede ridotto il potere d’acquisto
del salario. Così, il personale ATA subisce gli effetti devastanti dei sempre
più frequenti appalti ai privati delle funzioni tecniche e amministrative.
Le
mobilitazioni di questi mesi ci dimostrano che le lotte in difesa della scuola
pubblica non si sono fermate: proteste spontanee, occupazioni di scuole e
università, sospensione delle attività didattiche, movimenti con ampio
radicamento tra studenti e genitori (si pensi alla lotta sul tempo pieno e
prolungato), scioperi dei lavoratori della scuola. Occorre una vertenza
generale che possa collegare le rivendicazioni a difesa della scuola pubblica
a una prospettiva di classe e anticapitalistica, l’unica in grado di salvare
la scuola e l’università dall’ingerenza dei privati.
Per la cacciata del governo Berlusconi
Per la difesa della scuola pubblica contro le politiche di smantellamento di centrodestra e centrosinistra
Per l’alternativa anticapitalistica e non per un nuovo governo Prodi