Marxismo rivoluzionario n. 1 – archivio

IN CHE MODO STALIN HA SCONFITTO L'OPPOSIZIONE?

 

 

di Lev Trotsky

 

 

Lo scritto di Trotsky che pubblichiamo in queste pagine è tratto dal sito: www.marxists.org/italiano/trotsky/index.htm.

Tradotto da Dario Romeo dalla versione inglese presente sul Marxists Internet Archive

 

 

Le questioni poste dal compagno Zeller nella sua lettera sono interessanti non solo dal punto di vista storico ma anche per il presente. Non è inusuale trovarle tanto nella letteratura quanto nelle conversazioni private, per quanto in forme differenti e personali. “Come e quando hai perso il tuo potere?”, “Come ha fatto Stalin a stendere le sue mani sull'apparato?”, “Da cosa deriva il potere di Stalin?".

Il problema delle leggi interne di rivoluzione e controrivoluzione è posto ovunque e sempre in modo puramente individuale, come se tale questione concernesse una partita di scacchi o qualche contesto sportivo e non profondi conflitti e cambiamenti dal carattere sociale. In questo contesto molti pseudo-marxisti non si distinguono in nessun modo dai volgari democratici che utilizzano il criterio delle lobbie parlamentari quando si trovano di fronte a grandi movimenti popolari.

Chiunque comprenda la storia anche minimamente, sa che ogni rivoluzione ha provocato una conseguente controrivoluzione che, comunque, non ha mai ributtato completamente la nazione indietro al suo punto iniziale nella sfera economica ma ha sempre tolto al popolo una parte considerevole, talvolta la parte principale, delle sue conquiste politiche. E la prima vittima dell'ondata reazionaria è, come legge generale, quello strato di rivoluzionari che stava alla testa delle masse nel primo periodo della rivoluzione, il periodo dell'offensiva, il periodo "eroico". Quest'osservazione storica generale dovrebbe guidarci alla conclusione che non si tratta di una semplice questione di abilità, di furbizia, del lavoro d'arte di due o pochi individui, ma di cause incomparabilmente più profonde.

 

Il ruolo della leadership

I marxisti, diversamente da superficiali fatalisti (del tipo di Leon Blum, Paul Faure, ecc.), non negano il ruolo dell'individuo, della sua iniziativa e della sua audacia, nella battaglia sociale. Ma diversamente dagli idealisti, i marxisti sanno che la coscienza è, in ultima analisi, determinata dall'essere. Il ruolo della leadership nella rivoluzione è enorme. Senza una corretta leadership, il proletariato non può ottenere conquiste. Ma neanche la miglior leadership può fomentare rivoluzioni quando non esistono condizioni oggettive. Tra i più grandi meriti di una leadership proletaria deve essere riconosciuta la capacità di distinguere il momento in cui è possibile attaccare e quello in cui è necessario ritirarsi. È questa capacità che costituiva la forza principale di Lenin (1).

Il successo o il fallimento della battaglia dell'Opposizione di sinistra contro la burocrazia, naturalmente, dipendeva dalle qualità dei leader dei due campi belligeranti. Ma prima di parlare di queste qualità dobbiamo chiarire il carattere degli stessi campi belligeranti, poiché il miglior leader di un campo può essere di nessun valore per l'altro e viceversa. La domanda – assai ricorrente (ed assai ingenua) - “Perché Trotsky a quel tempo non ha usato l'apparato militare contro Stalin?” è la più chiara evidenza al mondo che l'interrogante non può o non vuole riflettere sulle ragioni storiche della vittoria della burocrazia sovietica sull'avanguardia rivoluzionaria del proletariato. Io ho scritto di queste ragioni più di una volta in un certo numero di libri, iniziando dalla mia autobiografia. Qui mi propongo di riassumere le più importanti conclusioni in poche righe.

 

L'ascesa della burocrazia

Non è la presente burocrazia che ha assicurato la vittoria della Rivoluzione d'Ottobre, ma sono state le masse proletarie e contadine sotto la leadership bolscevica. La burocrazia ha preso a crescere solo dopo la vittoria definitiva, gonfiando le sue file non solo con lavoratori rivoluzionari, ma anche con rappresentanti di altre classi (ex funzionari zaristi, ufficiali, intellettuali borghesi, ecc.). La presente burocrazia, nella sua stragrande maggioranza, era, al tempo della Rivoluzione d'Ottobre, nel campo borghese (basta semplicemente prendere come esempio gli ambasciatori Potemkin, Maisky, Troyanovsky, Surits, Khinchuk, ecc.). Quelli della presente burocrazia che nei giorni d'Ottobre erano nel campo bolscevico, nella gran maggioranza dei casi non hanno giocato un ruolo minimamente importante né nella preparazione o nella condotta della rivoluzione, né nei primi anni che la seguirono. Ciò è vero soprattutto riguardo lo stesso Stalin. Per quel che riguarda gli odierni giovani burocrati, essi sono scelti ed educati dai vecchi, molto spesso tra i loro figli. Ed è Stalin che è divenuto il "capo" di questa nuova casta che è cresciuta dopo la rivoluzione.

La storia del movimento sindacale in ogni paese non è solo la storia degli scioperi e dei movimenti di massa in generale; è anche la storia della formazione della burocrazia sindacale. È sufficientemente ben risaputo quale enorme potere conservativo questa burocrazia è capace di acquisire, e con che senso infallibile essa scegli i suoi "affabili" leader e li forma in accordo coi suoi bisogni: Gompers, Green, Legien, Leipart, Citrine, etc. Se Jouhaux ha finora avuto successo nel mantenere la sua posizione contro gli attacchi della sinistra, non è perché egli è un grande stratega – per quanto, senza dubbio, egli è superiore ai suoi colleghi burocrati (non è per niente che egli ricopre il primo posto tra loro) – ma poiché non c'è un giorno, un'ora, durante il quale il suo apparato non lotta ostinatamente per la propria esistenza, non seleziona collettivamente i migliori metodi per questa battaglia, non pensa per Jouhaux, e non lo inspira con le decisioni necessarie. Ma ciò non significa affatto che Jouhaux è invincibile. Dato un improvviso cambiamento della situazione – verso la rivoluzione o verso il fascismo – l'intero apparato sindacale perderà la propria auto confidenza, i suoi abili manovratori si ritroveranno senza potere, e Jouhaux stesso produrrà un impressione non rimarcabile e pietosa. Dobbiamo solo ricordare quale disprezzabile inesistenza hanno mostrato gli arroganti e potenti capi dei sindacati tedeschi nel 1918, quando la rivoluzione è scoppiata contro la loro volontà, ed anche nel 1932, quando Hitler stava avanzando.

 

Forza e debolezza della burocrazia

Questi esempi mostrano le fonti della forza e della debolezza della burocrazia. Essa emerge dal movimento delle masse nel primo periodo, il periodo eroico. Ma essendo cresciuta sulle masse, ed avendo conseguentemente risolto la propria "questione sociale" (un'esistenza sicura, influenza, rispetto, ecc.), la burocrazia tende crescentemente a tenere le masse immobilizzate. Perché prendersi dei rischi? Essa ha qualcosa da perdere. La suprema espansione dell'influenza ed il benessere della burocrazia riformista ha luogo in un'epoca di progresso capitalistico e di relativa passività delle masse lavoratrici. Ma quando questa passività è rotta, da destra o da sinistra, la magnificenza della burocrazia viene a finire. La sua intelligenza e abilità si trasformano in stupidità ed impotenza. La natura della "leadership" corrisponde alla natura della classe (o della casta) da essa guidata, e dalla situazione oggettiva attraverso la quale questa classe (o casta) sta passando.

La burocrazia sovietica è immensamente più potente delle burocrazie riformiste di tutti i paesi capitalistici messe assieme, poiché essa ha nelle sue mani il potere statale e tutti i vantaggi e privilegi ad esso legati. È vero, la burocrazia sovietica è cresciuta sulla base della vittoriosa rivoluzione proletaria. Ma sarebbe la più grande ingenuità idealizzarla per questa ragione. In un paese povero – e l'Urss è al presente ancora un paese molto povero, dove una stanza privata, sufficiente cibo e vestiario sono accessibili solo per una piccola minoranza della popolazione – in un tale paese milioni di burocrati, grandi e piccoli, compiono ogni sforzo per cercare di assicurasi nient'altro che il proprio benessere! Da qui il grande egoismo ed il grande conservatorismo della burocrazia, la sua paura di fronte al discontento delle masse, il suo odio per il criticismo, la sua persistente rabbia nel soffocare ogni libero pensiero, ed, infine, il suo ipocrita e religioso inginocchiarsi di fronte al "leader" che incarna e difende il suo illimitato dominio ed i suoi privilegi. Tutto ciò, preso assieme, è il senso della battaglia contro il "trotskismo".

 

La sconfitta della rivoluzione internazionale

E' assolutamente al di là d'ogni dubbio e di maggiore importanza il fatto che la burocrazia sovietica è divenuta più potente quando l'attacco contro la classe lavoratrice mondiale è divenuto ancora più forte. La sconfitta dei movimenti rivoluzionari in Europa ed in Asia ha gradualmente eroso la fiducia dei lavoratori sovietici nei loro alleati internazionali. All'interno del paese regnava ancora un'acuta miseria. I più audaci e devoti rappresentanti dei lavoratori sono morti nella guerra civile o sono cresciuti di importanza, venendo assimilati, in massima parte, nelle file della burocrazia e perdendo così il loro spirito rivoluzionario. Stanca, a causa degli sforzi terribili compiuti negli anni rivoluzionari, senza prospettive, avvelenata e amareggiata a causa di una serie di disappunti, la grande massa è caduta nella passività. Reazioni di questo tipo possono essere riscontrate, come abbiamo già detto, dopo ogni rivoluzione. L'immenso vantaggio storico della Rivoluzione d'Ottobre, presa come una rivoluzione proletaria, e che l'esaurimento e le delusioni hanno beneficiato non la classe nemica, la borghesia e l'aristocrazia, ma lo strato superiore della classe operaia stessa ed il gruppo intermediario ad essa unito che è entrato nella burocrazia sovietica.

I genuini proletari rivoluzionari in Urss, derivano la loro forza non dall'apparato ma dall'attività delle masse rivoluzionarie. In particolare, l'Armata rossa è stata creata non da "uomini dell'apparato" (negli anni più critici l'apparato era ancora molto debole), ma dai quadri di eroici operai che, sotto la leadership bolscevica, hanno raccolto attorno ad essi i giovani contadini guidandoli in battaglia. Il declino del movimento rivoluzionario, la stanchezza, le sconfitte in Europa ed in Asia, il disappunto delle masse operaie, dovevano inevitabilmente e direttamente indebolire la posizione dei rivoluzionari internazionalisti e, d'altra parte, rafforzare la posizione della burocrazia nazionale e conservatrice. Un nuovo capitolo si è aperto nella rivoluzione. I leader del periodo precedente sono finiti nell'opposizione, mentre i politici conservatori dell'apparato, che hanno giocato un ruolo secondario nella rivoluzione, emergono con la burocrazia trionfante, in prima linea.

 

Natura dell'Armata rossa

Lo stesso vale per l'apparato militare; esso è parte integrante dell'apparato burocratico ed in nessun modo si distingue da esso. E' sufficiente dire che, negli anni della guerra civile, l'Armata rossa ha assorbito decine di migliaia di ex-ufficiali zaristi. Il 13 marzo 1919, Lenin disse ad un'assemblea tenutasi a Pietrogrado: “Quando Trotsky recentemente mi ha detto che, nella sfera militare, il numero dei nostri ufficiali era di molte decine di migliaia, allora io ho avuto un quadro concreto di cosa vuol dire usare il proprio nemico: come avere il comunismo costruito da coloro che erano originariamente nostri nemici; costruire il comunismo coi mattoni accumulati dai capitalisti contro di noi! E noi non abbiamo altri mattoni!” Questi quadri di ufficiali e funzionari hanno compiuto nei primi anni il loro lavoro sotto la diretta pressione e sorveglianza dell'avanguardia operaia. Nel fuoco della crudele battaglia, non poteva esserci questione alcuna per una posizione privilegiata degli ufficiali: questa parola era completamente cancellata da ogni vocabolario. Ma proprio dopo che le vittorie sono state vinte e si passava ad una situazione pacifica, l'apparato militare ha provato a diventare la parte più influente e privilegiata dell'intero apparato burocratico. Chiunque avesse contato sugli ufficiali allo scopo di prendere il potere, avrebbe dovuto essere pronto ad appoggiare gli appetiti della casta degli ufficiali, vale a dire, avrebbe dovuto essere qualcuno pronto ad assicurare loro una posizione superiore, dando loro gradi e decorazioni, in una parola, pronto a compiere con un singolo atto ciò che la burocrazia stalinista ha fatto gradualmente durante i successivi dieci-dodici anni. Non c'è dubbio che sarebbe stato possibile portare avanti un colpo di stato militare contro la fazione di Zinov'ev, Kamenev, Stalin, ecc., senza nessuna difficoltà e senza neppure spargimenti sangue; ma il risultato di tale colpo di stato sarebbe stato solo quello di accelerare il ritmo di quella stessa burocratizzazione e di quel bonapartismo contro i quali l'Opposizione di sinistra si è impegnata a combattere.

Il compito dei bolscevichi-leninisti era nella sua vera essenza non quello di fare affidamento sulla burocrazia militare contro quella del partito, ma quello di confidare sull'avanguardia proletaria e attraverso essa sulle masse popolari, di dominare la burocrazia nella sua interezza, epurandola dagli elementi alieni, assicurando il vigile controllo degli operai su di essa e riportare la sua politica nella direzione dell'internazionalismo rivoluzionario. Ma come la viva fontana della forza rivoluzionaria delle masse è stata asciugata dalla guerra civile, dalla fame e dalle epidemie, e la burocrazia è cresciuta terribilmente in numero ed insolenza, i proletari rivoluzionari sono divenuti il gruppo più debole. Di certo la bandiera dei bolscevichi-leninista radunava decine di migliaia dei migliori lottatori rivoluzionari, inclusi alcuni militari. Gli operai più avanzati erano ben disposti verso l'Opposizione, ma la loro simpatia rimase passiva; le masse non credevano più che la situazione potesse cambiare per mezzo di lotte. Nel frattempo la burocrazia asseriva: “L'Opposizione propone la rivoluzione internazionale ed è pronta a trascinarci dentro una guerra rivoluzionaria. Ne abbiamo abbastanza di scosse e di miseria. Abbiamo guadagnato il diritto a riposarci. Non abbiamo più bisogno di una "rivoluzione permanente". Noi costruiremo la società socialista in patria. Operai e contadini, affidatevi a noi, i vostri leader!” Questa agitazione nazionalista e conservatrice era accompagnata – accennando di passaggio – da violente calunnie, a volte assolutamente reazionarie, contro gli internazionalisti. Essa ha unito strettamente le burocrazie statali e militari, ed indubbiamente ha trovato eco nelle masse stanche e indietreggianti. Così l'avanguardia bolscevica si è trovata isolata e fatta a pezzi. Qui risiede il segreto della vittoria della burocrazia del Termidoro.

 

Le "qualità" di Stalin

Parlare di straordinarie qualità tattiche ed organizzative di Stalin è nient'altro che un mito (2), deliberatamente creato dalla burocrazia dell'Urss e dell'Internazionale Comunista e ripetuto da intellettuali borghesi di sinistra che, malgrado il loro individualismo, volontariamente si inginocchiano al successo. Questi gentiluomini né compresero né riconobbero Lenin quand'egli preparò la rivoluzione. D'altra parte essi "riconoscono" Stalin ora che questo riconoscimento porta loro solo soddisfazioni ed ogni tanto anche vantaggi diretti.

L'iniziativa per la battaglia contro l'Opposizione di sinistra appartiene propriamente non a Stalin ma a Zinov'ev. All'inizio Stalin esitava e aspettava. Sarebbe errato pensare che Stalin avesse un piano strategico fin dall'inizio. Egli continuava a tastare il terreno. Non c'è dubbio che la tutela rivoluzionaria era per lui un peso. In effetti, egli perseguiva una politica più semplice, più nazionale, più "sicura". Il successo che lo seguì fu un qualcosa di inatteso, in primo luogo da lui stesso. Fu il successo del nuovo strato dirigente, dell'aristocrazia rivoluzionaria che stava cercando di liberare se stessa dal controllo delle masse e che aveva bisogno di un forte ed affidabile arbitro per i suoi affari interni. Stalin, una figura di second'ordine nella rivoluzione proletaria, appariva come l'incontestato leader della burocrazia del Termidoro, primo nelle sue file - niente più.

Lo scrittore italiano fascista o semifascista Malaparte ha pubblicato un libro, Colpo di stato: la tecnica della rivoluzione, nel quale egli sviluppa l'idea che “la tattica rivoluzionaria di Trotsky”, in contrasto alla strategia di Lenin, potrebbe assicurare la vittoria in un dato Paese e sotto date condizioni. È difficile immaginare teoria più assurda di questa! Tuttavia, i saggi che usano giudizi retrospettivi per accusarci di aver perso potere per colpa della nostra indecisione, in fondo guardano alle cose dal punto di vista di Malaparte: loro pensano che esistano certe speciali tecniche "segrete" con le quali il potere rivoluzionario può essere vinto o mantenuto, indipendentemente dagli effetti dei grandi fattori oggettivi (vittoria o sconfitta della rivoluzione in oriente ed occidente, l'ascesa o il crollo di un movimento di massa in un paese, ecc.). il potere non è un premio che il più "abile" vince. Il potere è una relazione tra individui, in ultima istanza tra classi. La leadership di governo, come abbiamo detto, è una potente leva per il successo. Ma questo non significa affatto che la leadership può garantire la vittoria sotto qualsiasi condizione.

Ciò che è decisivo in ultima istanza sono la lotta di classe e le modificazioni interne alle classi belligeranti.

 

Se Lenin fosse sopravvissuto

E' impossibile, di certo, rispondere con precisione matematica alla domanda: Come si sarebbe sviluppata la battaglia se Lenin fosse stato vivo? Che Lenin sarebbe stato un implacabile nemico dell'ingorda burocrazia e della politica di Stalin, che fermamente lega a sé tutti i suoi simili, è indiscutibilmente dimostrato da tutta una serie di lettere, articoli e proposte fatte da Lenin nell'ultimo periodo della sua vita, e specialmente dal suo testamento, nel quale egli raccomanda la rimozione di Stalin dal posto di segretario generale, e finalmente dalla sua ultima lettera, nella quale egli rompe “tutte le relazioni personali e politiche” con Stalin. Nel periodo tra i due attacchi della sua malattia, Lenin propose una fazione comune con me per combattere contro la burocrazia ed il suo stato maggiore, l'ufficio politico del comitato centrale, dove Stalin comandava. Per il Dodicesimo Congresso del Partito, Lenin – per utilizzare la sua espressione – stava preparando una "bomba" contro Stalin. Tutto questo è stato già detto – sulla base di precisi e indiscutibili documenti – nella mia autobiografia ed in un apposito articolo, Sul soppresso testamento di Lenin. Le misure preparatorie di Lenin mostrano che egli pensava che l'imminente battaglia sarebbe stata assai difficile; non perché – non ci sono dubbi al riguardo – egli temesse Stalin personalmente come avversario (sarebbe ridicolo parlare di ciò), ma poiché egli vedeva chiaramente dietro la schiena di Stalin la tela dei comuni interessi della potente casta dell'alta burocrazia. Mentre Lenin era ancora in vita, Stalin stava conducendo un'operazione di indebolimento attraverso agenti che cautamente spargevano la voce che Lenin era ormai un intellettuale invalido, fuori dalla situazione ecc., in una parola, stava mettendo in circolazione quella stessa leggenda che è ora divenuta la versione non ufficiale dell'Internazionale Comunista per spiegare l'acuta ostilità tra Lenin e Stalin durante l'ultimo anno e mezzo di vita di Lenin. Di fatto, tutti gli articoli e le lettere che Lenin dettò quand'era malato, rappresentano forse i frutti più maturi del suo pensiero. La perspicacia di questo "invalido" sarebbe più che sufficiente per una dozzina di Stalin.

Si può dire con certezza che se Lenin fosse vissuto più a lungo, l'onnipotenza della pressione burocratica sarebbe stata esercitata – almeno nei primi anni – in modo più leggero. Ma nel 1926 Krupskaja [la moglie di Lenin, ndr] disse ad un gruppo di oppositori di sinistra: “Se Lenin fosse oggi in vita, egli sarebbe in prigione.” Le paure e le allarmanti previsioni di Lenin erano ancora fresche nella sua memoria, e lei non aveva alcuna illusione riguardo la personale onnipotenza di Lenin, comprendendo, nelle sue parole, la dipendenza del miglior timoniere sui venti e sulle correnti favorevoli o contrarie.

 

La vittoria di Stalin era "inevitabile"?

Tutto ciò vuol dire che la vittoria di Stalin era inevitabile? Che la battaglia dell'Opposizione di sinistra (bolscevico-leninista) era senza speranze? Questo modo di porre il problema è astratto, schematico e fatalista. Lo sviluppo della battaglia ha mostrato, senza alcun dubbio, che i bolscevico-leninisti non avrebbero potuto ottenere una vittoria completa in Urss – che è a dire, conquistare il potere e cauterizzare l'ulcera del burocratismo – senza il supporto della rivoluzione mondiale. Ma ciò non vuol dire affatto che la loro battaglia non ha avuto risultati. Senza il coraggioso criticismo dell'Opposizione e senza la paura dell'Opposizione da parte della burocrazia, l'atteggiamento di Stalin-Bucharin nei confronti dei kulaki [contadini ricchi, ndr] avrebbe portato alla rinascita del capitalismo. Sotto le sferzate dell'Opposizione la burocrazia è stata costretta a prendere a prestito molti punti dalla nostra piattaforma. I leninisti non possono salvare il regime sovietico dal processo di degenerazione e dalle difficoltà del regime individuale. Ma essi lo hanno salvato dalla completa dissoluzione barrando la strada alla restaurazione del capitalismo. Le riforme progressiste della burocrazia sono state un sottoprodotto della battaglia rivoluzionaria dell'Opposizione. Per noi ciò è assai insufficiente. Ma è pur sempre qualcosa.

Nell'arena del movimento operaio mondiale, dal quale la burocrazia sovietica dipende solo indirettamente, la situazione è immensamente più sfavorevole che in Urss. Attraverso l'intermediazione dell'Internazionale comunista, lo stalinismo è divenuto il maggior freno alla rivoluzione mondiale. Senza Stalin non ci sarebbe stato Hitler. In questo momento in Francia, attraverso la politica di prostrazione il cui nome è Fronte popolare, lo stalinismo sta preparando una nuova sconfitta per il proletariato.

 

La battaglia dell'Opposizione di sinistra

Ma anche qui la battaglia dell'Opposizione di sinistra non è stata sterile. In ogni parte del mondo stanno crescendo e moltiplicandosi quadri di genuini proletari rivoluzionari, veri bolscevichi, che non si stanno unendo alla burocrazia sovietica per sfruttare i suoi tesori e la sua autorità, ma il programma di Lenin e la bandiera della Rivoluzione d'Ottobre. Sotto le mostruose persecuzioni – anch'esse senza precedenti nella storia – attuate dalle forze imperialistiche, riformiste e staliniste, i bolscevichi-leninisti stanno crescendo, rafforzandosi e guadagnando crescente fiducia da parte degli operai più avanzati. Un chiaro segno della crisi che si sta producendo è la magnifica evoluzione della Gioventù Socialista della Senna.

La rivoluzione mondiale andrà oltre sotto la bandiera della Quarta Internazionale. Il suo primo successo non lascerà in piedi l'onnipotenza della cricca di Stalin, le sue menzogne, diffamazioni, e la sua vuota reputazione. La repubblica sovietica, come l'avanguardia proletaria mondiale, libererà finalmente se stessa dalla piovra burocratica. Il collasso storico dello stalinismo è predeterminato e sarà la meritata punizione per i suoi innumerevoli crimini contro la classe operaia mondiale. Noi vogliamo guardare avanti senza cercare altra rivincita che questa!

(Novembre 1935)

 

Note

 

(1) Gli stalinisti fanno esattamente l'opposto: quando c'era una rinascita economica ed un relativo equilibrio politico, essi proclamavano “la conquista delle strade”, “barricate”, “soviet ovunque” (il "terzo periodo") ed ora, mentre la Francia sta attraversando una profonda crisi politica e sociale, loro se ne stanno attaccati ai colletti dei radicali, cioè di un partito borghese completamente marcito. Molto tempo fa si diceva di questi gentiluomini che essi hanno l'abitudine di cantare salmi funebri ai matrimoni e inni matrimoniali ai funerali.

 

(2) Solo un puro lacchè può parlare di Stalin come di un "teorico" marxista. Il suo libro Problemi del leninismo è una compilazione eclettica, piena di errori infantili. Ma la burocrazia nazionale ha vinto l'opposizione marxista per il suo peso sociale, non con la "teoria".