Marxismo
rivoluzionario n. 1 – archivio
IN
CHE MODO STALIN HA SCONFITTO L'OPPOSIZIONE?
di
Lev Trotsky
Lo scritto di Trotsky
che pubblichiamo in queste pagine è tratto dal sito: www.marxists.org/italiano/trotsky/index.htm.
Tradotto da Dario Romeo
dalla versione inglese presente sul Marxists
Internet Archive
Le
questioni poste dal compagno Zeller nella sua lettera sono interessanti non solo
dal punto di vista storico ma anche per il presente. Non è inusuale trovarle
tanto nella letteratura quanto nelle conversazioni private, per quanto in forme
differenti e personali. “Come e quando hai perso il tuo potere?”, “Come ha
fatto Stalin a stendere le sue mani sull'apparato?”, “Da cosa deriva il
potere di Stalin?".
Il
problema delle leggi interne di rivoluzione e controrivoluzione è posto ovunque
e sempre in modo puramente individuale, come se tale questione concernesse una
partita di scacchi o qualche contesto sportivo e non profondi conflitti e
cambiamenti dal carattere sociale. In questo contesto molti pseudo-marxisti non
si distinguono in nessun modo dai volgari democratici che utilizzano il criterio
delle lobbie parlamentari quando si trovano di fronte a grandi movimenti
popolari.
Chiunque
comprenda la storia anche minimamente, sa che ogni rivoluzione ha provocato una
conseguente controrivoluzione che, comunque, non ha mai ributtato completamente
la nazione indietro al suo punto iniziale nella sfera economica ma ha sempre
tolto al popolo una parte considerevole, talvolta la parte principale, delle sue
conquiste politiche. E la prima vittima dell'ondata reazionaria è, come legge
generale, quello strato di rivoluzionari che stava alla testa delle masse nel
primo periodo della rivoluzione, il periodo dell'offensiva, il periodo
"eroico". Quest'osservazione storica generale dovrebbe guidarci alla
conclusione che non si tratta di una semplice questione di abilità, di
furbizia, del lavoro d'arte di due o pochi individui, ma di cause
incomparabilmente più profonde.
Il
ruolo della leadership
I
marxisti, diversamente da superficiali fatalisti (del tipo di Leon Blum, Paul
Faure, ecc.), non negano il ruolo dell'individuo, della sua iniziativa e della
sua audacia, nella battaglia sociale. Ma diversamente dagli idealisti, i
marxisti sanno che la coscienza è, in ultima analisi, determinata dall'essere.
Il ruolo della leadership nella rivoluzione è enorme. Senza una corretta
leadership, il proletariato non può ottenere conquiste. Ma neanche la miglior
leadership può fomentare rivoluzioni quando non esistono condizioni oggettive.
Tra i più grandi meriti di una leadership proletaria deve essere riconosciuta
la capacità di distinguere il momento in cui è possibile attaccare e quello in
cui è necessario ritirarsi. È questa capacità che costituiva la forza
principale di Lenin (1).
Il
successo o il fallimento della battaglia dell'Opposizione di sinistra contro la
burocrazia, naturalmente, dipendeva dalle qualità dei leader dei due campi
belligeranti. Ma prima di parlare di queste qualità dobbiamo chiarire il
carattere degli stessi campi belligeranti, poiché il miglior leader di un campo
può essere di nessun valore per l'altro e viceversa. La domanda – assai
ricorrente (ed assai ingenua) - “Perché Trotsky a quel tempo non ha usato
l'apparato militare contro Stalin?” è la più chiara evidenza al mondo che
l'interrogante non può o non vuole riflettere sulle ragioni storiche della
vittoria della burocrazia sovietica sull'avanguardia rivoluzionaria del
proletariato. Io ho scritto di queste ragioni più di una volta in un certo
numero di libri, iniziando dalla mia autobiografia. Qui mi propongo di
riassumere le più importanti conclusioni in poche righe.
L'ascesa
della burocrazia
Non
è la presente burocrazia che ha assicurato la vittoria della Rivoluzione
d'Ottobre, ma sono state le masse proletarie e contadine sotto la leadership
bolscevica. La burocrazia ha preso a crescere solo dopo la vittoria definitiva,
gonfiando le sue file non solo con lavoratori rivoluzionari, ma anche con
rappresentanti di altre classi (ex funzionari zaristi, ufficiali, intellettuali
borghesi, ecc.). La presente burocrazia, nella sua stragrande maggioranza, era,
al tempo della Rivoluzione d'Ottobre, nel campo borghese (basta semplicemente
prendere come esempio gli ambasciatori Potemkin, Maisky, Troyanovsky, Surits,
Khinchuk, ecc.). Quelli della presente burocrazia che nei giorni d'Ottobre erano
nel campo bolscevico, nella gran maggioranza dei casi non hanno giocato un ruolo
minimamente importante né nella preparazione o nella condotta della
rivoluzione, né nei primi anni che la seguirono. Ciò è vero soprattutto
riguardo lo stesso Stalin. Per quel che riguarda gli odierni giovani burocrati,
essi sono scelti ed educati dai vecchi, molto spesso tra i loro figli. Ed è
Stalin che è divenuto il "capo" di questa nuova casta che è
cresciuta dopo la rivoluzione.
La
storia del movimento sindacale in ogni paese non è solo la storia degli
scioperi e dei movimenti di massa in generale; è anche la storia della
formazione della burocrazia sindacale. È sufficientemente ben risaputo quale
enorme potere conservativo questa burocrazia è capace di acquisire, e con che
senso infallibile essa scegli i suoi "affabili" leader e li forma in
accordo coi suoi bisogni: Gompers, Green, Legien, Leipart, Citrine, etc. Se
Jouhaux ha finora avuto successo nel mantenere la sua posizione contro gli
attacchi della sinistra, non è perché egli è un grande stratega – per
quanto, senza dubbio, egli è superiore ai suoi colleghi burocrati (non è per
niente che egli ricopre il primo posto tra loro) – ma poiché non c'è un
giorno, un'ora, durante il quale il suo apparato non lotta ostinatamente per la
propria esistenza, non seleziona collettivamente i migliori metodi per questa
battaglia, non pensa per Jouhaux, e non lo inspira con le decisioni necessarie.
Ma ciò non significa affatto che Jouhaux è invincibile. Dato un improvviso
cambiamento della situazione – verso la rivoluzione o verso il fascismo –
l'intero apparato sindacale perderà la propria auto confidenza, i suoi abili
manovratori si ritroveranno senza potere, e Jouhaux stesso produrrà un
impressione non rimarcabile e pietosa. Dobbiamo solo ricordare quale
disprezzabile inesistenza hanno mostrato gli arroganti e potenti capi dei
sindacati tedeschi nel 1918, quando la rivoluzione è scoppiata contro la loro
volontà, ed anche nel 1932, quando Hitler stava avanzando.
Forza
e debolezza della burocrazia
Questi
esempi mostrano le fonti della forza e della debolezza della burocrazia. Essa
emerge dal movimento delle masse nel primo periodo, il periodo eroico. Ma
essendo cresciuta sulle masse, ed avendo conseguentemente risolto la propria
"questione sociale" (un'esistenza sicura, influenza, rispetto, ecc.),
la burocrazia tende crescentemente a tenere le masse immobilizzate. Perché
prendersi dei rischi? Essa ha qualcosa da perdere. La suprema espansione
dell'influenza ed il benessere della burocrazia riformista ha luogo in un'epoca
di progresso capitalistico e di relativa passività delle masse lavoratrici. Ma
quando questa passività è rotta, da destra o da sinistra, la magnificenza
della burocrazia viene a finire. La sua intelligenza e abilità si trasformano
in stupidità ed impotenza. La natura della "leadership" corrisponde
alla natura della classe (o della casta) da essa guidata, e dalla situazione
oggettiva attraverso la quale questa classe (o casta) sta passando.
La
burocrazia sovietica è immensamente più potente delle burocrazie riformiste di
tutti i paesi capitalistici messe assieme, poiché essa ha nelle sue mani il
potere statale e tutti i vantaggi e privilegi ad esso legati. È vero, la
burocrazia sovietica è cresciuta sulla base della vittoriosa rivoluzione
proletaria. Ma sarebbe la più grande ingenuità idealizzarla per questa
ragione. In un paese povero – e l'Urss è al presente ancora un paese molto
povero, dove una stanza privata, sufficiente cibo e vestiario sono accessibili
solo per una piccola minoranza della popolazione – in un tale paese milioni di
burocrati, grandi e piccoli, compiono ogni sforzo per cercare di assicurasi
nient'altro che il proprio benessere! Da qui il grande egoismo ed il grande
conservatorismo della burocrazia, la sua paura di fronte al discontento delle
masse, il suo odio per il criticismo, la sua persistente rabbia nel soffocare
ogni libero pensiero, ed, infine, il suo ipocrita e religioso inginocchiarsi di
fronte al "leader" che incarna e difende il suo illimitato dominio ed
i suoi privilegi. Tutto ciò, preso assieme, è il senso della battaglia contro
il "trotskismo".
La
sconfitta della rivoluzione internazionale
E'
assolutamente al di là d'ogni dubbio e di maggiore importanza il fatto che la
burocrazia sovietica è divenuta più potente quando l'attacco contro la classe
lavoratrice mondiale è divenuto ancora più forte. La sconfitta dei movimenti
rivoluzionari in Europa ed in Asia ha gradualmente eroso la fiducia dei
lavoratori sovietici nei loro alleati internazionali. All'interno del paese
regnava ancora un'acuta miseria. I più audaci e devoti rappresentanti dei
lavoratori sono morti nella guerra civile o sono cresciuti di importanza,
venendo assimilati, in massima parte, nelle file della burocrazia e perdendo così
il loro spirito rivoluzionario. Stanca, a causa degli sforzi terribili compiuti
negli anni rivoluzionari, senza prospettive, avvelenata e amareggiata a causa di
una serie di disappunti, la grande massa è caduta nella passività. Reazioni di
questo tipo possono essere riscontrate, come abbiamo già detto, dopo ogni
rivoluzione. L'immenso vantaggio storico della Rivoluzione d'Ottobre, presa come
una rivoluzione proletaria, e che l'esaurimento e le delusioni hanno
beneficiato non la classe nemica, la borghesia e l'aristocrazia, ma lo strato
superiore della classe operaia stessa ed il gruppo intermediario ad essa unito
che è entrato nella burocrazia sovietica.
I
genuini proletari rivoluzionari in Urss, derivano la loro forza non
dall'apparato ma dall'attività delle masse rivoluzionarie. In particolare,
l'Armata rossa è stata creata non da "uomini dell'apparato" (negli
anni più critici l'apparato era ancora molto debole), ma dai quadri di eroici
operai che, sotto la leadership bolscevica, hanno raccolto attorno ad essi i
giovani contadini guidandoli in battaglia. Il declino del movimento
rivoluzionario, la stanchezza, le sconfitte in Europa ed in Asia, il disappunto
delle masse operaie, dovevano inevitabilmente e direttamente indebolire la
posizione dei rivoluzionari internazionalisti e, d'altra parte, rafforzare la
posizione della burocrazia nazionale e conservatrice. Un nuovo capitolo si è
aperto nella rivoluzione. I leader del periodo precedente sono finiti
nell'opposizione, mentre i politici conservatori dell'apparato, che hanno
giocato un ruolo secondario nella rivoluzione, emergono con la burocrazia
trionfante, in prima linea.
Natura
dell'Armata rossa
Lo
stesso vale per l'apparato militare; esso è parte integrante dell'apparato
burocratico ed in nessun modo si distingue da esso. E' sufficiente dire che,
negli anni della guerra civile, l'Armata rossa ha assorbito decine di migliaia
di ex-ufficiali zaristi. Il 13 marzo 1919, Lenin disse ad un'assemblea tenutasi
a Pietrogrado: “Quando Trotsky recentemente mi ha detto che, nella sfera
militare, il numero dei nostri ufficiali era di molte decine di migliaia, allora
io ho avuto un quadro concreto di cosa vuol dire usare il proprio nemico: come
avere il comunismo costruito da coloro che erano originariamente nostri nemici;
costruire il comunismo coi mattoni accumulati dai capitalisti contro di noi! E
noi non abbiamo altri mattoni!” Questi quadri di ufficiali e funzionari hanno
compiuto nei primi anni il loro lavoro sotto la diretta pressione e sorveglianza
dell'avanguardia operaia. Nel fuoco della crudele battaglia, non poteva esserci
questione alcuna per una posizione privilegiata degli ufficiali: questa parola
era completamente cancellata da ogni vocabolario. Ma proprio dopo che le
vittorie sono state vinte e si passava ad una situazione pacifica, l'apparato
militare ha provato a diventare la parte più influente e privilegiata
dell'intero apparato burocratico. Chiunque avesse contato sugli ufficiali allo
scopo di prendere il potere, avrebbe dovuto essere pronto ad appoggiare gli
appetiti della casta degli ufficiali, vale a dire, avrebbe dovuto essere
qualcuno pronto ad assicurare loro una posizione superiore, dando loro gradi e
decorazioni, in una parola, pronto a compiere con un singolo atto ciò che la
burocrazia stalinista ha fatto gradualmente durante i successivi dieci-dodici
anni. Non c'è dubbio che sarebbe stato possibile portare avanti un colpo di
stato militare contro la fazione di Zinov'ev, Kamenev, Stalin, ecc., senza
nessuna difficoltà e senza neppure spargimenti sangue; ma il risultato di tale
colpo di stato sarebbe stato solo quello di accelerare il ritmo di quella stessa
burocratizzazione e di quel bonapartismo contro i quali l'Opposizione di
sinistra si è impegnata a combattere.
Il
compito dei bolscevichi-leninisti era nella sua vera essenza non quello di fare
affidamento sulla burocrazia militare contro quella del partito, ma quello di
confidare sull'avanguardia proletaria e attraverso essa sulle masse popolari, di
dominare la burocrazia nella sua interezza, epurandola dagli elementi alieni,
assicurando il vigile controllo degli operai su di essa e riportare la sua
politica nella direzione dell'internazionalismo rivoluzionario. Ma come la viva
fontana della forza rivoluzionaria delle masse è stata asciugata dalla guerra
civile, dalla fame e dalle epidemie, e la burocrazia è cresciuta terribilmente
in numero ed insolenza, i proletari rivoluzionari sono divenuti il gruppo più
debole. Di certo la bandiera dei bolscevichi-leninista radunava decine di
migliaia dei migliori lottatori rivoluzionari, inclusi alcuni militari. Gli
operai più avanzati erano ben disposti verso l'Opposizione, ma la loro simpatia
rimase passiva; le masse non credevano più che la situazione potesse cambiare
per mezzo di lotte. Nel frattempo la burocrazia asseriva: “L'Opposizione
propone la rivoluzione internazionale ed è pronta a trascinarci dentro una
guerra rivoluzionaria. Ne abbiamo abbastanza di scosse e di miseria. Abbiamo
guadagnato il diritto a riposarci. Non abbiamo più bisogno di una
"rivoluzione permanente". Noi costruiremo la società socialista in
patria. Operai e contadini, affidatevi a noi, i vostri leader!” Questa
agitazione nazionalista e conservatrice era accompagnata – accennando di
passaggio – da violente calunnie, a volte assolutamente reazionarie, contro
gli internazionalisti. Essa ha unito strettamente le burocrazie statali e
militari, ed indubbiamente ha trovato eco nelle masse stanche e indietreggianti.
Così l'avanguardia bolscevica si è trovata isolata e fatta a pezzi. Qui
risiede il segreto della vittoria della burocrazia del Termidoro.
Le
"qualità" di Stalin
Parlare
di straordinarie qualità tattiche ed organizzative di Stalin è nient'altro che
un mito (2), deliberatamente creato dalla burocrazia dell'Urss e
dell'Internazionale Comunista e ripetuto da intellettuali borghesi di sinistra
che, malgrado il loro individualismo, volontariamente si inginocchiano al
successo. Questi gentiluomini né compresero né riconobbero Lenin quand'egli
preparò la rivoluzione. D'altra parte essi "riconoscono" Stalin ora
che questo riconoscimento porta loro solo soddisfazioni ed ogni tanto anche
vantaggi diretti.
L'iniziativa
per la battaglia contro l'Opposizione di sinistra appartiene propriamente non a
Stalin ma a Zinov'ev. All'inizio Stalin esitava e aspettava. Sarebbe errato
pensare che Stalin avesse un piano strategico fin dall'inizio. Egli continuava a
tastare il terreno. Non c'è dubbio che la tutela rivoluzionaria era per lui un
peso. In effetti, egli perseguiva una politica più semplice, più nazionale, più
"sicura". Il successo che lo seguì fu un qualcosa di inatteso, in
primo luogo da lui stesso. Fu il successo del nuovo strato dirigente,
dell'aristocrazia rivoluzionaria che stava cercando di liberare se stessa dal
controllo delle masse e che aveva bisogno di un forte ed affidabile arbitro per
i suoi affari interni. Stalin, una figura di second'ordine nella rivoluzione
proletaria, appariva come l'incontestato leader della burocrazia del Termidoro,
primo nelle sue file - niente più.
Lo
scrittore italiano fascista o semifascista Malaparte ha pubblicato un libro, Colpo
di stato: la tecnica della rivoluzione, nel quale egli sviluppa l'idea che
“la tattica rivoluzionaria di Trotsky”, in contrasto alla strategia di
Lenin, potrebbe assicurare la vittoria in un dato Paese e sotto date condizioni.
È difficile immaginare teoria più assurda di questa! Tuttavia, i saggi che
usano giudizi retrospettivi per accusarci di aver perso potere per colpa della
nostra indecisione, in fondo guardano alle cose dal punto di vista di Malaparte:
loro pensano che esistano certe speciali tecniche "segrete" con le
quali il potere rivoluzionario può essere vinto o mantenuto, indipendentemente
dagli effetti dei grandi fattori oggettivi (vittoria o sconfitta della
rivoluzione in oriente ed occidente, l'ascesa o il crollo di un movimento di
massa in un paese, ecc.). il potere non è un premio che il più
"abile" vince. Il potere è una relazione tra individui, in ultima
istanza tra classi. La leadership di governo, come abbiamo detto, è una potente
leva per il successo. Ma questo non significa affatto che la leadership può
garantire la vittoria sotto qualsiasi condizione.
Ciò
che è decisivo in ultima istanza sono la lotta di classe e le modificazioni
interne alle classi belligeranti.
Se
Lenin fosse sopravvissuto
E'
impossibile, di certo, rispondere con precisione matematica alla domanda: Come
si sarebbe sviluppata la battaglia se Lenin fosse stato vivo? Che Lenin sarebbe
stato un implacabile nemico dell'ingorda burocrazia e della politica di Stalin,
che fermamente lega a sé tutti i suoi simili, è indiscutibilmente dimostrato
da tutta una serie di lettere, articoli e proposte fatte da Lenin nell'ultimo
periodo della sua vita, e specialmente dal suo testamento, nel quale egli
raccomanda la rimozione di Stalin dal posto di segretario generale, e finalmente
dalla sua ultima lettera, nella quale egli rompe “tutte le relazioni personali
e politiche” con Stalin. Nel periodo tra i due attacchi della sua malattia,
Lenin propose una fazione comune con me per combattere contro la burocrazia ed
il suo stato maggiore, l'ufficio politico del comitato centrale, dove Stalin
comandava. Per il Dodicesimo Congresso del Partito, Lenin – per utilizzare la
sua espressione – stava preparando una "bomba" contro Stalin. Tutto
questo è stato già detto – sulla base di precisi e indiscutibili documenti
– nella mia autobiografia ed in un apposito articolo, Sul soppresso
testamento di Lenin. Le misure preparatorie di Lenin mostrano che egli
pensava che l'imminente battaglia sarebbe stata assai difficile; non perché –
non ci sono dubbi al riguardo – egli temesse Stalin personalmente come
avversario (sarebbe ridicolo parlare di ciò), ma poiché egli vedeva
chiaramente dietro la schiena di Stalin la tela dei comuni interessi della
potente casta dell'alta burocrazia. Mentre Lenin era ancora in vita, Stalin
stava conducendo un'operazione di indebolimento attraverso agenti che cautamente
spargevano la voce che Lenin era ormai un intellettuale invalido, fuori dalla
situazione ecc., in una parola, stava mettendo in circolazione quella stessa
leggenda che è ora divenuta la versione non ufficiale dell'Internazionale
Comunista per spiegare l'acuta ostilità tra Lenin e Stalin durante l'ultimo
anno e mezzo di vita di Lenin. Di fatto, tutti gli articoli e le lettere che
Lenin dettò quand'era malato, rappresentano forse i frutti più maturi del suo
pensiero. La perspicacia di questo "invalido" sarebbe più che
sufficiente per una dozzina di Stalin.
Si
può dire con certezza che se Lenin fosse vissuto più a lungo, l'onnipotenza
della pressione burocratica sarebbe stata esercitata – almeno nei primi anni
– in modo più leggero. Ma nel 1926 Krupskaja [la moglie di Lenin, ndr] disse
ad un gruppo di oppositori di sinistra: “Se Lenin fosse oggi in vita, egli
sarebbe in prigione.” Le paure e le allarmanti previsioni di Lenin erano
ancora fresche nella sua memoria, e lei non aveva alcuna illusione riguardo la
personale onnipotenza di Lenin, comprendendo, nelle sue parole, la dipendenza
del miglior timoniere sui venti e sulle correnti favorevoli o contrarie.
La
vittoria di Stalin era "inevitabile"?
Tutto
ciò vuol dire che la vittoria di Stalin era inevitabile? Che la battaglia
dell'Opposizione di sinistra (bolscevico-leninista) era senza speranze? Questo
modo di porre il problema è astratto, schematico e fatalista. Lo sviluppo della
battaglia ha mostrato, senza alcun dubbio, che i bolscevico-leninisti non
avrebbero potuto ottenere una vittoria completa in Urss – che è a dire,
conquistare il potere e cauterizzare l'ulcera del burocratismo – senza il
supporto della rivoluzione mondiale. Ma ciò non vuol dire affatto che la
loro battaglia non ha avuto risultati. Senza il coraggioso criticismo
dell'Opposizione e senza la paura dell'Opposizione da parte della burocrazia,
l'atteggiamento di Stalin-Bucharin nei confronti dei kulaki [contadini
ricchi, ndr] avrebbe portato alla rinascita del capitalismo. Sotto le sferzate
dell'Opposizione la burocrazia è stata costretta a prendere a prestito molti
punti dalla nostra piattaforma. I leninisti non possono salvare il regime
sovietico dal processo di degenerazione e dalle difficoltà del regime
individuale. Ma essi lo hanno salvato dalla completa dissoluzione barrando la
strada alla restaurazione del capitalismo. Le riforme progressiste della
burocrazia sono state un sottoprodotto della battaglia rivoluzionaria
dell'Opposizione. Per noi ciò è assai insufficiente. Ma è pur sempre
qualcosa.
Nell'arena
del movimento operaio mondiale, dal quale la burocrazia sovietica dipende solo
indirettamente, la situazione è immensamente più sfavorevole che in Urss.
Attraverso l'intermediazione dell'Internazionale comunista, lo stalinismo è
divenuto il maggior freno alla rivoluzione mondiale. Senza Stalin non ci sarebbe
stato Hitler. In questo momento in Francia, attraverso la politica di
prostrazione il cui nome è Fronte popolare, lo stalinismo sta preparando una
nuova sconfitta per il proletariato.
La
battaglia dell'Opposizione di sinistra
Ma
anche qui la battaglia dell'Opposizione di sinistra non è stata sterile. In
ogni parte del mondo stanno crescendo e moltiplicandosi quadri di genuini
proletari rivoluzionari, veri bolscevichi, che non si stanno unendo alla
burocrazia sovietica per sfruttare i suoi tesori e la sua autorità, ma il
programma di Lenin e la bandiera della Rivoluzione d'Ottobre. Sotto le mostruose
persecuzioni – anch'esse senza precedenti nella storia – attuate dalle forze
imperialistiche, riformiste e staliniste, i bolscevichi-leninisti stanno
crescendo, rafforzandosi e guadagnando crescente fiducia da parte degli operai
più avanzati. Un chiaro segno della crisi che si sta producendo è la magnifica
evoluzione della Gioventù Socialista della Senna.
La
rivoluzione mondiale andrà oltre sotto la bandiera della Quarta Internazionale.
Il suo primo successo non lascerà in piedi l'onnipotenza della cricca di
Stalin, le sue menzogne, diffamazioni, e la sua vuota reputazione. La repubblica
sovietica, come l'avanguardia proletaria mondiale, libererà finalmente se
stessa dalla piovra burocratica. Il collasso storico dello stalinismo è
predeterminato e sarà la meritata punizione per i suoi innumerevoli crimini
contro la classe operaia mondiale. Noi vogliamo guardare avanti senza cercare
altra rivincita che questa!
(Novembre
1935)
Note
(1)
Gli stalinisti fanno esattamente l'opposto: quando c'era una rinascita economica
ed un relativo equilibrio politico, essi proclamavano “la conquista delle
strade”, “barricate”, “soviet ovunque” (il "terzo periodo")
ed ora, mentre la Francia sta attraversando una profonda crisi politica e
sociale, loro se ne stanno attaccati ai colletti dei radicali, cioè di un
partito borghese completamente marcito. Molto tempo fa si diceva di questi
gentiluomini che essi hanno l'abitudine di cantare salmi funebri ai matrimoni e
inni matrimoniali ai funerali.
(2)
Solo un puro lacchè può parlare di Stalin come di un "teorico"
marxista. Il suo libro Problemi del leninismo è una compilazione
eclettica, piena di errori infantili. Ma la burocrazia nazionale ha vinto
l'opposizione marxista per il suo peso sociale, non con la "teoria".