LA SINTESI DELL'INTERVENTO DI MARCO FERRANDO AL CPN DEL PRC DEL 03-04 MAGGIO 2003
La ricca stagione di movimenti che da due anni
attraversa l’Italia registra oggi non solo la mancata conquista di risultati,
ma una crescente impasse con punte di arretramento e sconfitta: come alla Fiat,
nella scuola, in tanti contratti. Ciò che sta favorendo una pericolosa
controffensiva sociale e istituzionale del governo, oggi tentato da un nuovo
affondo plebiscitario.
Questa contraddizione tra potenzialità dei movimenti
e situazione attuale smentisce l’intera retorica “movimentista” e va
ricondotta a un elemento di fondo: la strategia del cofferatismo e della
burocrazia dirigente della CGIL. Che volendo usare la stagione dei movimenti
come leva negoziale della rifondazione del centrosinistra, quindi di un nuovo
patto col Centro borghese dell’Ulivo, ha coerentemente e coscientemente
disperso il loro potenziale radicale: rimuovendo ogni piattaforma generale,
evitando ogni unificazione delle lotte, centellinando gli scioperi, cancellando
persino lo sciopero generale contro la guerra.
La nostra mancata battaglia nel movimento operaio e
nei movimenti di massa contro la strategia del cofferatismo in nome di una
proposta alternativa, ha dunque rappresentato, come provano i fatti, un errore
profondo a tutto danno dei movimenti stessi.
Ora abbiamo tuttavia un’occasione preziosa di
svolta. Il fronte unico tra Berlusconi e il Centro liberale dell’Ulivo contro
l’estensione dei diritti e a sostegno della missione militare in Irak,
l’inizio di crisi del cofferatismo, il carattere virtualmente maggioritario
delle nostre proposte immediate tra i lavoratori (v. referendum) , segnano nel
loro intreccio uno spazio nuovo, straordinariamente ampio, per aprire finalmente
una battaglia chiara di egemonia alternativa tra le masse. Con una duplice
proposta: una proposta di unità d’ azione tra tutte le forze dell’
opposizione operaia, popolare, giovanile per la cacciata dal basso del governo
Berlusconi, e insieme di una comune rottura col centro liberale dell’ Ulivo
oggi alleato di Berlusconi e Confindustria. Perché nessuna vera opposizione di
massa al padronato e alle destre è compatibile con la ricerca di un compromesso
politico con i liberali. E perché solo con questa proposta è possibile entrare
da un versante di classe nella crisi profonda del centrosinistra e costruire tra
le masse un riferimento egemone alternativo.
Purtroppo la nostra politica ha marciato e marcia
nella direzione opposta. Non solo abbiamo riproposto alleanze amministrative in
tutta Italia attorno a quegli stessi candidati della Margherita impegnati a
boicottare il nostro referendum. Ma abbiamo realizzato il 6 marzo un fatto
inedito: la formazione di tre commissioni programmatiche e paritetiche tra PRC e
Ulivo con Treu, Mastella e Pecoraro Scanio, ufficialmente incaricate di avviare
un primo confronto programmatico per un futuro governo nazionale. E’ una
scelta grave. Ripropone una prospettiva rovinosa per il nostro partito, ma
soprattutto contraddice tutte le ragioni dei movimenti e della giovane
generazione. Un "altro mondo possibile" non vedrà mai la luce a
braccetto di Treu e di Mastella, di Rutelli e di Prodi. Ed è davvero
paradossale che questa prospettiva venga nuovamente imboccata proprio nel
momento di massimo contrasto tra il centro dell’ Ulivo e le rivendicazioni più
elementari del nostro partito (articolo 18). Così come è paradossale che
invece di rivendicare la rottura col Centro mettendo alle strette Cofferati
finiamo col competere con Cofferati nell’ incontro negoziale col centro
borghese e i suoi peggiori esponenti antioperai (Treu).
Per questo rinnovo formalmente la richiesta di revoca
delle commissioni paritetiche istituite: per consentire, dopo il referendum, una
discussione libera e ampia nel partito attorno alle sue prospettive generali.
Prima che il partito si trovi di fronte a fatti compiuti e irremovibili.