emendamenti proposti al "progetto di tesi programmatiche per il congresso per la rifondazione della IV Internazionale" (parte 1)

21 Aprile 2004  

La situazione mondiale

Emendare il punto 1 come segue:

  1. Le caratteristiche peculiari della presente fase storica [sono determinate dall’epoca imperialista cominciata alla fine del diciannovesimo secolo, dal periodo di disquilibrio capitalistico di lungo termine e crisi iniziato nei primi anni 70 (1), dall’offensiva capitalista di fine anni 70, culminata col collasso dell’Unione Sovietica e la restaurazione del capitalismo in quasi tutti i paesi ex-membri del blocco sovietico, e dal parziale ritorno delle lotte dei lavoratori e degli oppressi nella seconda metà degli anni 90.]

[L‘offensiva capitalista contro la classe operaia e la restaurazione capitalistica negli ex-paesi del blocco sovietico e, rapidamente, in Cina ha] rafforzato la competizione nella classe operaia mondiale, con centinaia di milioni di lavoratori gettati uno contro l’altro nel mercato mondiale. [La forza del movimento operaio nei paesi capitalisti e] l’esproprio del capitale  [in Russia, nell’Est Europa, in Cina e altrove], limitando la competizione attraverso [la lotta di classe,] metodi rivoluzionari [e ogni tanto burocratici], portò a un progresso nella lotta della classe operaia contro la classe capitalista per la distribuzione del reddito mondiale.

[Nota a piè pagina: (1) Nel 1921-22 l’Internazionale Comunista discusse le prospettive rivoluzionarie, in seguito alla sconfitta delle tre ondate di battaglia rivoluzionaria europea nel 1918, 1919 e 1921. Leon Trotsky, incorporando le osservazioni empiriche di Nikolai Kondratiev ed altri, sviluppò il concetto di equilibrio e disquilibrio capitalista per spiegare le apparenti “onde lunghe” nella curva dello sviluppo capitalista. In un rapporto del Terzo Congresso del Comintern Trotsky spiegò questo concetto.

“Con la guerra imperialista siamo entrati nell’epoca della rivoluzione, che è l’epoca in cui i puntelli dell’equilibrio capitalista stanno tremando e collassando. L’equilibrio capitalista è un fenomeno estremamente complesso. Il capitalismo produce questo equilibrio, lo distrugge, lo restaura di nuovo per distruggerlo ancora, estendendo simultaneamente i limiti del suo dominio. Nella sfera economica queste costanti distruzioni e restaurazioni dell’equilibrio prendono la forma di crisi e boom. Nella sfera delle relazioni tra classi la distruzione dell’equilibrio assume la forma di scioperi, serrate, battaglie rivoluzionarie.

Nella sfera delle relazioni tra stati la distruzione dell’equilibrio significa guerra o – in forma più leggera – guerra doganale, guerra economica o embargo. Il capitalismo così possiede un equilibrio dinamico, che è sempre in corso di distruzione o restaurazione. Ma allo stesso tempo questo equilibrio ha una grande forza di resistenza, la migliore prova di ciò sta nel fatto che il mondo capitalista ad oggi non è caduto.” (Trotsky, “Rapporto sulla Crisi Economica Mondiale e i Nuovi Compiti dell’Internazionale Comunista”, 23 giugno 1921, in I Primi Cinque Anni dell’Internazionale Comunista, seconda edizione, New York, Pathfinder Press, 1972, vol. 1, pag. 174, enfasi originale)]

 

Restaurazione capitalista negli ex stati operai degenerati/deformati

Emendare i punti 2 e 3 come segue:

2. [Il capitalismo è stato restaurato nella vecchia dell’Unione Sovietica e nei Paesi dell’Est, sebbene in questi paesi il mercato  non funzioni ancora agevolmente e lo burocrazia statale intervenga nell’economia molto più di quanto accada nei paesi a capitalismo avanzato. Cina e Vietnam rimangono stati operai deformati,  ma in rapida dissoluzione. Nord Corea e Cuba mantengono la loro caratteristica di stati operai deformati, sebbene non potranno sopravvivere per sempre nel loro attuale isolamento.]

[Le restaurazioni si sono svolte essenzialmente attraverso la combinazione dell’ isolamento di questi stati in un mondo imperialista e del dominio della burocrazia statale sulla classe lavoratrice. L’isolamento, non sollevato dalla rivoluzione socialista nei paesi a capitalismo avanzato, ha significato l’implacabile pressione imperialista. Il dominio burocratico, non bloccato da una rivoluzione politica dei lavoratori, ha condotto alla disfatta interna. La restaurazione ha confermato le parole del Programma di Transizione del 1938: “La prognosi politica ha un carattere alternativo: o la burocrazia, diventando sempre più l’organo della borghesia mondiale nello stato socialista, rovescerà le nuove forme di proprietà e rigetterà il paese nel capitalismo; o la classe lavoratrice distruggerà la burocrazia e aprirà la strada al socialismo”.]

La restaurazione capitalista nell’insieme significa, indipendentemente dai risultati parziali e relativi che si possono esser ottenuti in questo o quel paese, una regressione storica delle [relazioni] produttive imposte dall’ [ordine sociale dominante, il capitalismo].

3. La restaurazione del capitalismo, [realizzata nella ex Unione Sovietica e nei Paesi dell’Europa dellì’Est e in atto in Cina,] ha ampliato il raggio di sfruttamento del capitale internazionale. L’apertura dei vecchi paesi socialisti ha offerto al  capitale una nuova possibilità di crescita, coinvolgendo centinaia di milioni di persone (Cina) e avendo la possibilità di appropriarsi, inoltre, di un sofisticato parco tecnologico (Russia). Ma questo principio di una [ipotetica]soluzione alla saturazione del mercato mondiale è stato [in verità] accompagnato da una saturazione ancora maggiore dello stesso mercato mondiale.

[Il resto del punto riguardante la restaurazione capitalista immutato.]

 

Economia mondiale

Emendare il punto 10 come segue:

10. [L’economia capitalista mondiale è cresciuta in modo relativamente rapido durante gli anni ’50 e ’60 basandosi sull’equilibrio stabilito durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale: tra la classe capitalista e quella operaia, tra gli stati imperialisti, tra gli stati imperialisti e le semicolonie, e tra gli stati imperialisti e gli stati operai. Questo equilibrio tra classi e stati ha permesso ai capitalisti di ristabilire un equilibrio economico. I capitalisti investirono proficuamente per ricostruire i mezzi di produzione distrutti durante le guerre mondiali e la depressione degli anni ’30, per sfruttare il progresso tecnologico del ventesimo secolo, e in generale per colmare lo spazio economico disponibile.]

La fase economica mondiale iniziata intorno agli anni settanta non si distingue da quella post-bellica solo per [l’appiattimento] della curva generale dello sviluppo della produzione. Essa è caratterizzata da [brusche] recessioni cicliche, crisi finanziare di inusuale ampiezza, [e una brutale ampliamento del divario tra i paesi imperialisti e il resto del mondo e tra capitalisti e lavoratori e contadini in ogni paese. La crisi finanziaria del 1997-99 dalla Tailandia al Brasile, la recessione e conseguente stagnazione del 2001, e lo scoppio della bolla finanziaria speculativa del 2002-03 nei paesi a capitalismo avanzato ha concluso l’”euforia” capitalista diffusa dalla dissoluzione dell’URSS e dalla proclamazione del “nuovo ordine mondiale”.]

L’economia mondiale, nell’insieme, è caratterizzata dalla tendenza ad attraversare grandi crisi [economiche], [da una più intensa rivalità economica tra i paesi imperialisti, un livello più alto di sfruttamento della classe operaia, e da una maggiore sofferenza per i lavoratori e gli oppressi]. Le politiche mondiali, a loro volta, sono condizionate da queste tendenze economiche.

 

Movimenti contro la globalizzazione e contro la guerra

Emendare il punto 13 come segue:

13. Dalla manifestazione di massa di Seattle, nel 1999, un grande movimento internazionale di lotta contro l’imperialismo è venuto alla ribalta. Questa irruzione costituisce una delle espressioni di lotta maggiormente degne di nota nella presente crisi mondiale. Il movimento antiglobalizzazione debuttò denunciando “la dittatura” di organizzazioni commerciali e finanziarie  internazionali, ma subito diede la spinta anche ad enormi mobilitazioni di massa contro la guerra imperialista nei Balcani e in Iraq. Oggettivamente, è stato un fattore di intervento popolare nella crisi politiche che hanno colpito le potenze imperialiste coinvolte nella guerra.

Sebbene la presenza della giovane classe operaia predomini nelle mobilitazioni antiglobalizzazione, il proletariato non interviene come classe, con coscienza di esserlo, con le sue bandiere, le sue rivendicazioni, tanto meno con le sue organizzazioni.  Quando in alcune occasioni ha fatto la sua comparsa la burocrazia sindacale [questa ha cercato di spostare] il movimento [nel] campo dell’imperialismo. Non c’è dubbio, comunque, che esso costituisca uno stadio nella maturità dell’attuale generazione di lavoratori.

[Dietro il “pluralismo” dichiarato dal movimento sta nascendo una battaglia tra le correnti politiche che propongono] la regolazione del capitale finanziario e il pacifismo, inteso come un fattore di pressione dell’”opinione pubblica”, addirittura pro-ONU, [e correnti politiche che genuinamente vogliono, spesso in modo confuso, “un altro mondo”. La prima include i leader delle varie ONG e i partiti politici riformisti sulla scena. Gli ultimi includono la maggior parte dei gruppi del movimento.]

[In parte come risultato di questa battaglia, il movimento antiglobalizzazione prende posizioni largamente inconsistenti.] Per esempio, si oppone al libero commercio dell’agricoltura, affermando la difesa dei [rari] contadini francesi, ma appoggiano il libero commercio quando è proposto dai paesi ad agricoltura sottosviluppata, guidati da Cargill o Dreyfus. Denuncia le organizzazioni internazionali [che] sono incaricate della regolazione del capitale, ma esso stesso chiede quella regolazione per affrontare la crescente anarchia capitalista e addirittura mettere fine alla povertà. Rigetta la “globalizzazione” in nome della difesa delle “identità nazionali”, ma attacca il nazionalismo, anche delle nazioni oppresse, invocando il bisogno di “un’altra globalizzazione”. [cancellatura] Critica la FTAA ma difende il Mercosur, che, dominato dalle grandi corporazioni, non ha altro obiettivo se non quello di servire come ponte per una alleanza commerciale con Stati Uniti ed Europa. [cancellatura]

[Anche il movimento contro la guerra prende posizioni enormemente inconsistenti. Le sue maggiori rivendicazioni sono “Fine dell’occupazione di Iraq, Afghanistan e Palestina! Ritorno delle truppe a casa ora! Lavoro, non guerra!” Ma le forze della borghesia e piccola borghesia costantemente fanno pressione affinché il movimento supporti interventi “umanitari” imperialisti sotto la copertura dell’ONU e politici e partiti borghesi “progressisti”.]

[I movimenti contro la globalizzazione e la guerra sono arene in cui i marxisti rivoluzionari devono combattere per conquistare le centinaia di migliaia di giovani che si mobilitano nelle loro organizzazioni e per le manifestazioni contro la globalizzazione e la guerra.]

 

Presentato da: Peter Johnson e Franco Grisolia (Progetto Comunista)

 

NON APPROVATI

Voti contrari: Maggioranza

Voti favorevoli: 8 voti

Astenuti: 2 voti

 

VOTO INDICATIVO DEI DELEGATI OSSERVATORI

Voti contrari: Maggioranza

Voti favorevoli: 2 voti

Astenuti: nessuno

 

Osservazione: la Presidenza del Congresso non registra il numero dei voti di maggioranza