emendamenti
proposti al "progetto di tesi programmatiche per il congresso per la
rifondazione della IV Internazionale" (parte 1)
21
Aprile 2004
La
situazione mondiale
Emendare
il punto 1 come segue:
[L‘offensiva
capitalista contro la classe operaia e la restaurazione capitalistica negli
ex-paesi del blocco sovietico e, rapidamente, in Cina ha] rafforzato la
competizione nella classe operaia mondiale, con centinaia di milioni di
lavoratori gettati uno contro l’altro nel mercato mondiale. [La forza del
movimento operaio nei paesi capitalisti e] l’esproprio del capitale
[in Russia, nell’Est Europa, in Cina e altrove], limitando la
competizione attraverso [la lotta di classe,] metodi rivoluzionari [e ogni
tanto burocratici], portò a un progresso nella lotta della classe operaia
contro la classe capitalista per la distribuzione del reddito mondiale.
[Nota
a piè pagina: (1) Nel 1921-22 l’Internazionale Comunista discusse le
prospettive rivoluzionarie, in seguito alla sconfitta delle tre ondate di
battaglia rivoluzionaria europea nel 1918, 1919 e 1921. Leon Trotsky,
incorporando le osservazioni empiriche di Nikolai Kondratiev ed altri, sviluppò
il concetto di equilibrio e disquilibrio capitalista per spiegare le apparenti
“onde lunghe” nella curva dello sviluppo capitalista. In un rapporto del
Terzo Congresso del Comintern Trotsky spiegò questo concetto.
“Con
la guerra imperialista siamo entrati nell’epoca della rivoluzione, che è
l’epoca in cui i puntelli dell’equilibrio capitalista stanno tremando e
collassando. L’equilibrio capitalista è un fenomeno estremamente complesso.
Il capitalismo produce questo equilibrio, lo distrugge, lo restaura di nuovo
per distruggerlo ancora, estendendo simultaneamente i limiti del suo dominio.
Nella sfera economica queste costanti distruzioni e restaurazioni
dell’equilibrio prendono la forma di crisi e boom. Nella sfera delle
relazioni tra classi la distruzione dell’equilibrio assume la forma di
scioperi, serrate, battaglie rivoluzionarie.
Nella
sfera delle relazioni tra stati la distruzione dell’equilibrio
significa guerra o – in forma più leggera – guerra doganale, guerra
economica o embargo. Il capitalismo così possiede un equilibrio dinamico, che
è sempre in corso di distruzione o restaurazione. Ma allo stesso tempo questo
equilibrio ha una grande forza di resistenza, la migliore prova di ciò sta
nel fatto che il mondo capitalista ad oggi non è caduto.” (Trotsky,
“Rapporto sulla Crisi Economica Mondiale e i Nuovi Compiti
dell’Internazionale Comunista”, 23 giugno 1921, in I Primi Cinque Anni
dell’Internazionale Comunista, seconda edizione, New York, Pathfinder Press,
1972, vol. 1, pag. 174, enfasi originale)]
Restaurazione
capitalista negli ex stati operai degenerati/deformati
Emendare
i punti 2 e 3 come segue:
2.
[Il capitalismo è stato restaurato nella vecchia dell’Unione Sovietica e
nei Paesi dell’Est, sebbene in questi paesi il mercato non funzioni ancora agevolmente e lo burocrazia statale
intervenga nell’economia molto più di quanto accada nei paesi a capitalismo
avanzato. Cina e Vietnam rimangono stati operai deformati,
ma in rapida dissoluzione. Nord Corea e Cuba mantengono la loro
caratteristica di stati operai deformati, sebbene non potranno sopravvivere
per sempre nel loro attuale isolamento.]
[Le
restaurazioni si sono svolte essenzialmente attraverso la combinazione dell’
isolamento di questi stati in un mondo imperialista e del dominio della
burocrazia statale sulla classe lavoratrice. L’isolamento, non sollevato
dalla rivoluzione socialista nei paesi a capitalismo avanzato, ha significato
l’implacabile pressione imperialista. Il dominio burocratico, non bloccato
da una rivoluzione politica dei lavoratori, ha condotto alla disfatta interna.
La restaurazione ha confermato le parole del Programma di Transizione del
1938: “La prognosi politica ha un carattere alternativo: o la burocrazia,
diventando sempre più l’organo della borghesia mondiale nello stato
socialista, rovescerà le nuove forme di proprietà e rigetterà il paese nel
capitalismo; o la classe lavoratrice distruggerà la burocrazia e aprirà la
strada al socialismo”.]
La
restaurazione capitalista nell’insieme significa, indipendentemente dai
risultati parziali e relativi che si possono esser ottenuti in questo o quel
paese, una regressione storica delle [relazioni] produttive imposte dall’
[ordine sociale dominante, il capitalismo].
3.
La restaurazione del capitalismo, [realizzata nella ex Unione Sovietica e nei
Paesi dell’Europa dellì’Est e in atto in Cina,] ha ampliato il
raggio di sfruttamento del capitale internazionale. L’apertura dei vecchi
paesi socialisti ha offerto al capitale
una nuova possibilità di crescita, coinvolgendo centinaia di milioni di
persone (Cina) e avendo la possibilità di appropriarsi, inoltre, di un
sofisticato parco tecnologico (Russia). Ma questo principio di una
[ipotetica]soluzione alla saturazione del mercato mondiale è stato [in verità]
accompagnato da una saturazione ancora maggiore dello stesso mercato mondiale.
[Il
resto del punto riguardante la restaurazione capitalista immutato.]
Economia
mondiale
Emendare
il punto 10 come segue:
10.
[L’economia capitalista mondiale è cresciuta in modo relativamente rapido
durante gli anni ’50 e ’60 basandosi sull’equilibrio stabilito durante e
dopo la Seconda Guerra Mondiale: tra la classe capitalista e quella operaia,
tra gli stati imperialisti, tra gli stati imperialisti e le semicolonie, e tra
gli stati imperialisti e gli stati operai. Questo equilibrio tra classi e
stati ha permesso ai capitalisti di ristabilire un equilibrio economico. I
capitalisti investirono proficuamente per ricostruire i mezzi di produzione
distrutti durante le guerre mondiali e la depressione degli anni ’30, per
sfruttare il progresso tecnologico del ventesimo secolo, e in generale per
colmare lo spazio economico disponibile.]
La
fase economica mondiale iniziata intorno agli anni settanta non si distingue
da quella post-bellica solo per [l’appiattimento] della curva generale dello
sviluppo della produzione. Essa è caratterizzata da [brusche] recessioni
cicliche, crisi finanziare di inusuale ampiezza, [e una brutale ampliamento
del divario tra i paesi imperialisti e il resto del mondo e tra capitalisti e
lavoratori e contadini in ogni paese. La crisi finanziaria del 1997-99 dalla
Tailandia al Brasile, la recessione e conseguente stagnazione del 2001, e lo
scoppio della bolla finanziaria speculativa del 2002-03 nei paesi a
capitalismo avanzato ha concluso l’”euforia” capitalista diffusa dalla
dissoluzione dell’URSS e dalla proclamazione del “nuovo ordine
mondiale”.]
L’economia
mondiale, nell’insieme, è caratterizzata dalla tendenza ad attraversare
grandi crisi [economiche], [da una più intensa rivalità economica tra i
paesi imperialisti, un livello più alto di sfruttamento della classe operaia,
e da una maggiore sofferenza per i lavoratori e gli oppressi]. Le politiche
mondiali, a loro volta, sono condizionate da queste tendenze economiche.
Movimenti
contro la globalizzazione e contro la guerra
Emendare
il punto 13 come segue:
13.
Dalla manifestazione di massa di Seattle, nel 1999, un grande movimento
internazionale di lotta contro l’imperialismo è venuto alla ribalta. Questa
irruzione costituisce una delle espressioni di lotta maggiormente degne di
nota nella presente crisi mondiale. Il movimento antiglobalizzazione debuttò
denunciando “la dittatura” di organizzazioni commerciali e finanziarie
internazionali, ma subito diede la spinta anche ad enormi
mobilitazioni di massa contro la guerra imperialista nei Balcani e in Iraq.
Oggettivamente, è stato un fattore di intervento popolare nella crisi
politiche che hanno colpito le potenze imperialiste coinvolte nella guerra.
Sebbene
la presenza della giovane classe operaia predomini nelle mobilitazioni
antiglobalizzazione, il proletariato non interviene come classe, con coscienza
di esserlo, con le sue bandiere, le sue rivendicazioni, tanto meno con le sue
organizzazioni. Quando in alcune
occasioni ha fatto la sua comparsa la burocrazia sindacale [questa ha cercato
di spostare] il movimento [nel] campo dell’imperialismo. Non c’è dubbio,
comunque, che esso costituisca uno stadio nella maturità dell’attuale
generazione di lavoratori.
[Dietro
il “pluralismo” dichiarato dal movimento sta nascendo una battaglia tra le
correnti politiche che propongono] la regolazione del capitale finanziario e
il pacifismo, inteso come un fattore di pressione dell’”opinione
pubblica”, addirittura pro-ONU, [e correnti politiche che genuinamente
vogliono, spesso in modo confuso, “un altro mondo”. La prima include i
leader delle varie ONG e i partiti politici riformisti sulla scena. Gli ultimi
includono la maggior parte dei gruppi del movimento.]
[In
parte come risultato di questa battaglia, il movimento antiglobalizzazione
prende posizioni largamente inconsistenti.] Per esempio, si oppone al libero
commercio dell’agricoltura, affermando la difesa dei [rari] contadini
francesi, ma appoggiano il libero commercio quando è proposto dai paesi ad
agricoltura sottosviluppata, guidati da Cargill o Dreyfus. Denuncia le
organizzazioni internazionali [che] sono incaricate della regolazione del
capitale, ma esso stesso chiede quella regolazione per affrontare la crescente
anarchia capitalista e addirittura mettere fine alla povertà. Rigetta la
“globalizzazione” in nome della difesa delle “identità nazionali”, ma
attacca il nazionalismo, anche delle nazioni oppresse, invocando il bisogno di
“un’altra globalizzazione”. [cancellatura] Critica la FTAA ma difende il
Mercosur, che, dominato dalle grandi corporazioni, non ha altro obiettivo se
non quello di servire come ponte per una alleanza commerciale con Stati Uniti
ed Europa. [cancellatura]
[Anche
il movimento contro la guerra prende posizioni enormemente inconsistenti. Le
sue maggiori rivendicazioni sono “Fine dell’occupazione di Iraq,
Afghanistan e Palestina! Ritorno delle truppe a casa ora! Lavoro, non
guerra!” Ma le forze della borghesia e piccola borghesia costantemente fanno
pressione affinché il movimento supporti interventi “umanitari”
imperialisti sotto la copertura dell’ONU e politici e partiti borghesi
“progressisti”.]
[I
movimenti contro la globalizzazione e la guerra sono arene in cui i marxisti
rivoluzionari devono combattere per conquistare le centinaia di migliaia di
giovani che si mobilitano nelle loro organizzazioni e per le manifestazioni
contro la globalizzazione e la guerra.]
Presentato da: Peter Johnson e Franco Grisolia
(Progetto Comunista)
NON APPROVATI
Voti contrari: Maggioranza
Voti favorevoli: 8 voti
Astenuti: 2 voti
VOTO INDICATIVO DEI DELEGATI OSSERVATORI
Voti contrari: Maggioranza
Voti favorevoli: 2 voti
Astenuti: nessuno
Osservazione: la Presidenza del Congresso non registra
il numero dei voti di maggioranza