RISOLUZIONE POLITICA COMPLEMENTARE

 

1. L’utilizzo, da parte delle burocrazie cinese e cubana, di un codice penale che stabilisce misure repressive estreme, inclusa la pena di morte, contro i crimini comuni e anche contro gli oppositori politici, non essendo questi paesi in una situazione di guerra civile, non rappresenta in alcun modo una difesa della rivoluzione, ma di interessi delle burocrazie governanti e un’intimidazione per il popolo che deve essere sistematicamente denunciata. L’intimidazione nei confronti del popolo cerca di bloccare lo sviluppo di una rivoluzione politica contro la burocrazia; favorisce, inoltre, la restaurazione del capitalismo in questi paesi, il cui protagonista principale è –insieme al capitale mondiale– la burocrazia statale.  

2. Ribadiamo il carattere reazionario delle guerre tra le nazioni oppresse e l’appello alla fraternizzazione, all’unità e alla lotta comune dei popoli contro le borghesie locali e l’imperialismo.

In particolare denunciamo che davanti alla paura di una nuova sollevazione popolare, la borghesia boliviana ha resuscitato l’agitazione sciovinista sulla questione marittima. Il ritardo e la miseria boliviani non sono la conseguenza dell’assenza dello sbocco al mare, ma del saccheggio imperialista, con la complicità della stessa borghesia boliviana. Per gli sfruttatori boliviani la rivendicazione dello sbocco al mare è legata all’esportazione del gas, cioè dalla consegna di un nuovo pezzo di nazione in cambio  di succulente ‘’commissioni’’.

Davanti alla campagna sciovinista della borghesia boliviana diciamo: via Mesa, nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo operaio dell’industria petrolifera e del gas, delle miniere e le banche, unità dei popoli di Bolivia, Cile e di tutta l’America del Sud contro l’imperialismo e le borghesie locali. La soluzione progressiva della rivendicazione marittima della Bolivia, che favorisca gli interessi dei popoli sfruttati della Bolivia e dell’America Latina, solo si può realizzare nel quadro dell’unità socialista dell’America Latina. I governi operai e contadini di Bolivia, Cile e Perú stabiliranno un piano comune per lo sfruttamento delle risorse del mare e delle ricchezze della regione a beneficio dello sviluppo economico, sociale e culturale di tutti i popoli.

3. La cacciata di un governo (insurrezione popolare) è inconcepibile senza l’organizzazione di questa cacciata. Se non la si organizza, il massimo che può succedere è che altri membri del potere stabilito lo rimpiazzino. Tuttavia se si tratta di sconfiggere il potere ufficiale, la sconfitta di questo potere dev’essere un’attività organizzata. La presa del potere è un obiettivo concreto, non è un risultato derivato, automatico o spontaneo di altri obiettivi. Il sollevamento dei lavoratori deve aiutare la truppa a realizzare la destabilizzazione delle forze armate. Un popolo che affronta enormi sacrifici e va alla lotta accettando le ultime conseguenze, corre il richio di patire una sconfitta enorme se non è in grado di produrre lo sviluppo della lotta, la sconfitta del nemico.

Lo sviluppo, cioè l’organizzazione della presa del potere è un’arte o una tecnica, ha delle regole, richiede disciplina e un lavoro di preparazione. Un’attività organizzata per prendere il potere in un momento culminante richiede un partito politico della classe operaia. Il fine ultimo del partito rivoluzionario è la lotta per la conquista del potere politico.

La strutturazione di un doppio potere non risolve la questione della presa del potere, la esaspera. Il dualismo di poteri non è un obiettivo strategico, lo è il governo operaio e contadino. Lo sviluppo di un doppio potere è stato, nella storia delle rivoluzioni, la variabile più frequente, ma non è stata una legge assoluta di questo sviluppo. I limiti del dualismo di poteri e quelli che storicamente hanno tutte le organizzazioni popolari, possono essere superati solo da un programma e un partito, cioè dall’organizzazione politica cosciente. Nel caso particolare della Bolivia segnaliamo che la rivendicazione della COB della dissoluzione del parlamento e dalla sua sostituzione con un’Assemblea popolare non è un obiettivo di potere. Al contrario è una rivendicazione di cogestione col regime democratizzante pro-imperialista (visto che non reclama la cacciata del governo), nella quale l’Assemblea popolare si limiterebbe a ‘’controllare’’ l’esecutivo, cioè avrebbe la missione di un ‘’commissario politico’’ del governo borghese. Il ‘’co-potere’’ rivendicato dalla COB –un’Assemblea popolare a fianco del governo borghese- riproduce, in peggio, l’esperienza dell’Assemblea popolare del 1971, per la cui maggioranza, nazionalista e democraticista, bisognava governare iniseme al presidente, il generale Torres, e trasformare l’Assemblea popolare nel parlamento che mancava. La differenza con la proposta della COB è, tuttavia, che l’Assemblea del 1971 si pose il problema del governo operaio e contadino, per quanto solo in modo formale. Dopo il golpe militare di Banzer i suoi esponenti riconobbero che non si era prodotto l’armamento delle masse, via che non avevano mai tentato. In opposizione a questo co-potere, proponiamo: via Mesa, il parlamento, i giudici della borghesia, la dissoluzione delle forze armate e degli organismi repressivi e la loro sostituzione con il popolo in armi, un’Assemblea Popolare Costituente convocata dalle organizzazioni popolari sulla base di un programma di rivendicazioni transitorie, governo operaio e contadino.

4. Il sollevamento in corso in Irak è una manifestazione dell’impantanamento dell’occupazione imperialista e del fallimento dei piani dell’imperialismo nordamericano volti a ‘’ridisegnare la mappa politica del Medio Oriente”.

La crisi scatenata dalla guerra e dall’impantanamento dell’occupazione non è più limitata solo al confronto tra tra gli imperialismi nordamericano ed europeo. Ha creato una crisi politica maiuscola all’interno della borghesia e dello stato nordamericano e, incluso, all’interno dello stesso governo Bush. Le accuse pubbliche di Richard Clarke, un ex capo dei servizi segreti, contro Bush per aver ‘’sottovalutato’’ la ‘’minaccia terrorista’’ e averla utilizzata come pretesto per invadere l’Irak, sono un’acuta manifestazione di questa crisi nel cuore del regime politico, dei servizi di sicurezza e dell’esecutivo. Un’altra manifestazione è rappresentata dalle dichiarazioni del senatore Kennedy sul fatto che ‘’il problema è Bush’’, cosa che che rappresenta una versione imperialista della vecchia parola d’ordine internazionalista che ‘’il nemico principale è in casa nostra’’. Ribadiamo la necessità e l’obbligo di utilizzare le crisi politiche create dalle guerre imperialiste nelle metropoli, e il rifiuto popolare dei massacri, per organizzare e mobilitare le masse per farla finita con le guerre, mediante la distruzione dei governi imperialisti da parte della rivoluzione proletaria.

5. Evidenziamo il carattere della restaurazione del capitalismo come un processo inconcluso, transitorio e contraddittorio, come una delle chiavi definitorie dell’attuale epoca storica. Segnaliamo, in particolare, le contraddizioni che il processo della restaurazione capitalistica crea a ogni passo. In Russia, per esempio, l’appropriazione dei principali  giacimenti petroliferi e minerari da parte di un’oligarchia molto ristretta, uscita dalle viscere della stessa burocrazia governante, è una manifestazione della restaurazione e, allo stesso tempo, entra in contraddizione con il suo ulteriore sviluppo. Questo nella misura in cui:

a.      blocca lo crescita di una classe media capitalista, base per l’accumulazione e dello sviluppo capitalistico all’interno della Russia.

b.      E’ un fattore di scontro acuti col capitale esterno, senza il cui contributo il processo di restaurazione è impraticabile;

c.      Ha un carattere spiccatamente parassitario e di rapina, nella misura in cui si concentra nello sfruttamento delle rendite straordinarie provenienti da risorse naturali come il petrolio

d.      E’ un fattore di scontro con la burocrazia governante (come è stato messo in evidenza dalla parziale confisca, da parte del governo di Putin, delle petroliere Yukos e Sibneft) e, anche, di interruzione del processo di privatizzazione (gas, elettricità, oleodotti).

6. Evidenziamo come un importante contributo della ‘’Bozza di documento programmatico’’ la caratterizzazione dei distinti fenomeni politici e sociali sviluppati sotto la comune denominazione della cosiddetta ‘’integrazione europea’’. Il fallimento dell’UE nella costruzione di un capitale europeo come misura difensiva di fronte ai capitali nordamericani e giapponesi, individuata dalla ‘’Bozza di documento programmatico’’, si manifesta, per esempio, nell’elevata integrazione dell’industria bellica britannica (la principale del paese) con quella nordamericana e col Pentagono, nell’elevata penetrazione dei fondi d’investimento nordamericani nelle principali industrie spagnole

(Repsol, Telefónica, Endesa) e negli accordi tra la FIAT (il principale grupo capitalistico italiano) e la GM per l’acquisto della prima da parte della seconda. Il governo francese, da parte sua, sta bloccando la fusione del polipo farmaceutico Aventis con lo svizzero-tedesco Novartis, con l’argomento che: ‘’l’interesse nazionale della Francia’’ esige che i centri di ricerca e produzione dei vaccini di Aventis ‘’rimangano sotto il controllo della Francia’’.

Un’altra manifestazione di questo fallimento è la non inclusione della Gran Bretagna, a causa della pressione nordamericana e persino contro la volontà di importanti settori della borghesia britannica, nella moneta comune europea.

7. Evidenziamo quanto sostenuto dalla ‘’Bozza di documento programmatico’’ riguardo al carattere centrale che ha la presentazione alle elezioni e la lotta parlamentare come un fattore che permette di sviluppare una vasta agitazione politica rivoluzionaria tra le più larghe masse, di educare l’avanguardia operaia alla lotta politica e organizzare autonomamente gli sfruttati . Evidenziamo anche il carattere subordinato della lotta parlamentare rispetto all’azione delle masse.

8. Salutiamo la lotta sviluppata dal Partido de los Trabajadores del Uruguay contro il futuro governo del Frente Amplio-Encuentro Progresista, che consideriamo un governo borghese, antioperaio e proimperialista. Salutiamo in particolare la campagna politica sviluppata dal PT –riguardo alla quale il suo rappresentante ha fatto un ampio rapporto in commissione-  per la formazione di un fronte elettorale della sinistra classista uruguayana che raggruppi politicamente l’avanguardia operaia in opposizione al Frente Amplio, anche prima che questo arrivi al governo. Il punto centrale in Uruguay non passa, da un punto di vista rivoluzionario, dalle illusioni del FA (sottomesso all’Encuentro Progresista con blancos e colorados), ma dall’accelerata disillusione che soffre il centrosinistra sudamericano e l’inevitabile impatto che questo ha sulla legione di attivisti e popolo in lotta. La sinistra uruguayana disprezza olimpicamente i due fattori che consumeranno rapidamente il governo del Frente Amplio: il fallimento del centrosinistra latinoamericano e il verificarsi di crisi finanziarie ancora più violente che nel recente passato. Il PT dell’Uruguay appoggia la sua demarcazione dal proimperialista FA-EP in questa prospettiva e si rivolge alla larga massa di militanti di sinistra e popolo in lotta che sono obbligati, da queste circostanze, a proporsi un energico riallineamento politico. Il Partido Obrero e la IV Internazionale e appoggiano, con tutti i mezzi alla loro portata, la lotta del Partido de los Trabajadores dell’Uruguay.

9. Segnaliamo come un altro dei contributi fondamentali della ‘’Bozza di documento programmatico’’ la precisa caratterizzazione della crisi di direzione del proletariato nell’attuale fase storica, consistente nella rottura della continuità politica e organizzativa dell’internazionalismo proletario e del regresso della coscienza socialista della classe operaia come conseguenza delle sconfitte da essa subite, della colonizzazione da parte dei cosiddetti ‘’partiti tradizionali’’ da parte dell’imperialismo e della resurrezione di direzioni nazionaliste piccolo borghesi nelle loro forme più arretrate e persino reazionarie.

L’eccezionale combinazione di fattori che si presentano nell’attuale fase storica –la crisi del capitalismo che minaccia l’umanità con un regresso della civiltà, la tendenza delle masse alla ribellione e l’assenza di una direzione politica sul terreno internazionale- prospettano l’opportunità storica della rifondazione dell’Internazionale operaia, che prende le mosse non da precetti ideologici, ma dalla natura stessa della situazione. Il compito di rifondare l’internazionalismo operaio e la IV Internazionale devono essere intesi come un compito pratico concreto, con le loro corrispondenti conseguenze e conclusioni organizzative.

10. Ribadiamo la proposta formulata nella ‘’Bozza di documento programmatico’’ di sollevare, davanti ai governi di sinistra, la parola d’ordine: ‘’Via i ministri capitalisti’’. Questa parola d’ordine esprime, in pratica, la richiesta che i partiti che si dicono dei lavoratori rompano con la borghesia e forma parte integrante della concezione del governo operaio (od operaio e contadino) come una parola d’ordine transitoria, il cui obiettivo consiste nella mobilitazione sistematica delle masse per la rivoluzione proletaria. ‘’L’accusa principale che la IV Internazionale lancia contro le organizzazioni tradizionali (…) è che non si vogliono separare dal cadavere politico della borghesia (…) La rivendicazione sistematicamente indirizzata alla vecchia direzione: ‘rompere con la borghesia, prendere il potere’ è uno strumento estremamente importante per smascherare il carattere traditore (di queste direzioni). Noi esigiamo che tutti i partiti e le organizzazioni che si appoggiano agli operai e ai contadini rompano politicamente con la borghesia e intraprendano il cammino di lotta per il governo operaio e contadino…’’ (Programma di Transizione). Questa consegna (governo operaio) significa, anzitutto, una politica che consiste nello sviluppare nelle organizzazioni tradizionali di massa e in quelle che si creaono nel corso delle lotte di massa, la comprensione del fatto che quella che si propone è una questione di potere e che la soddisfazione reale e completa delle aspirazioni popolari esige la presa del potere da parte dei lavoratori. Quando nel corso della lotta stessa e come conseguenza dell’esperienza di lotta queste organizzazioni conquistano una posizione di autorità politica complessiva, il governo operaio è la rivendicazione che indirizziamo a queste organizzazioni per preparare la lotta diretta per il potere politico. Tuttavia la possibilità che le direzioni tradizionali assumano questa lotta per il potere politico è remota ed eccezionale, anche sotto una pressione rivoluzionaria delle masse (…). In questo senso la rivendicazione del governo operaio è il metodo di cui si avvale la IV Internazionale, non per offrire una nuova opportunità di vita alle vecchie direzioni, ma per conquistare la direzione delle masse e le organizzazioni della loro lotta per l’avanguardia rivoluzionaria’’‘’Bozza di documento programmatico’’.

11. Ribadiamo la vigenza e la validità delle consegne: ‘’Il PT deve rompere con la borghesia’’ e ‘’Via i ministri capitalisti’’ nei confronti del governo Lula. La situazione brasiliana è caratterizzata dal fatto che il partito che invocava il nome dei lavoratori non ha formato un governo di lavoratori, ma, al contrario, il governo con la maggior concentrazione borghese della storia del paese, che governa per la borghesia e l’imperialismo contro la maggioranza sfruttata. Che cosa diciamo alle masse che hanno votato per Lula? Che la soddisfazione delle loro più elementari rivendicazioni è incompatibile col governo della borghesia. Per questo chiediamo che il PT rompa con la borghesia, mandi via i ministri borghesi dal governo (che include anche elementi borghesi del PT). Si tratta cioè di una politica che rivendichi l’espulsione di banchieri, industriali e latifondisti dal governo, come una consegna transitoria, di agitazione e propaganda. Se lo sviluppo della crisi capitalistica, il malcontento e la mobilitazione popolare spingono verso una crisi politica del governo Lula, provocando l’espulsione dei ministri capitalisti e del vice presidente, si prospetta in Brasile la questione del potere politico: di fronte a essa proponiamo la convocazione di una Assemblea Costituente sulla base di un programma di rivendicazioni transitorie. Se, al contrario, di fronte alla crisi e alla pressione delle masse, Lula rafforza la sua alleanza col capitale, si svilupperà una lotta frontale contro il governo, la quale, nel suo procedere, solleverà anche la questione del potere politico.

12. Denunciamo il fatto che i movimenti nazionalisti che hanno in passato dato vita a lotte per l’emancipazione dei loro paesi sotto tutela coloniale sono ormai dediti al più abietto collaborazionismo con l’imperialismo, che li ha cooptati come fattori di contenimento nelle sue aree di influenza (è il caso soprattutto dell’ANC nell’Africa Subsahariana, o di Gheddafi nel Maghreb e in Medio Oriente). Si è così prodotto il crollo di questi movimenti, storicamente laici (nella loro maggioranza) e progressisti, aprendo la strada –soprattutto nel continente africano e in quasi tutta l’Asia- alle tendenze ‘’islamiche’’. Questa caratterizzazione religiosa significa un’involuzione ideologica ed è il risultato, transitorio, di un insieme di fattori: il tradimento delle direzioni storiche e le pressioni contradittorie dello stesso imperialismo e le masse. Generalmente quando questi movimenti giungono al potere si sottomettono all’ordine internazionale imperialista. La IV Internazionale distingue chiaramente tra la retrograda direzione clericale di questi movimenti, che combatte, e la resistenza nazionale anti colonialista e imperialista, alla quale offre un appoggio incondizionato, e si impegna a costruire sezioni della IV Internazionale in questi paesi per contendere la direzione delle masse. Denunciamo, in modo particolare, il danno arrecato alla lotta nazionale Kurda dalle direzioni nazionali borghesi, compromesse con l’occupazione imperialista dell’Irak.

 

Presentato da: Partito Operaio (Argentina)

APPROVATO A MAGGIORANZA

Voti a favore: 75

Voti  contrari: 7

Astensioni: 2

VOTAZIONE INDICATIVA DEI DELEGATI OBSERVATORI

Voti a favore: 4

Voti contrari: nessuno

Astensioni: 2