La battaglia di Progetto Comunista ai cantieri navali di Genova

Intervista ad Andrea Bono, segretario del circolo Fincantieri del Prc

 

 

di Fabiana Stefanoni

 

Nel circolo di fabbrica della Fincantieri di Genova la mozione 3 ha stravinto. E’, come a Melfi, lo specchio dell’intervento politico di Progetto Comunista nelle lotte operaie di questi anni. Ci puoi descrivere brevemente la realtà delle fabbriche genovesi?

Ai cantieri navali di Genova non è stato difficile ottenere la vittoria del congresso di circolo per la mozione 3, principalmente per due ragioni. Da un lato qui ha fatto, per il momento, maggiore fatica ad attecchire la proposta politica di Bertinotti, in quanto in questa realtà l’esperienza di governo di centrosinistra ha prodotto danni notevoli negli anni 90’. Infatti, sotto il governo Prodi la cantieristica navale, così come altri settori industriali, ha conosciuto una stagione drammatica, fatta di cassa integrazione e licenziamenti di massa; proprio in quegli anni, nei quali le situazioni relative all’industria erano gestite da Prodi e dall’attuale candidato presidente per la regione Liguria, Claudio Burlando(Ds), gli operai dei Cantieri e delle riparazioni navali scioperarono per difendere i loro posti di lavoro. In molti, quel ricordo è ancora vivo, per cui la proposta di Bertinotti, di un nuovo compromesso sociale che ricalcherebbe quella fase storica, è stata facile da smontare, seppure la discussione interna alle vicende del Prc interessi onestamente poco e superficialmente i lavoratori, compresa gran parte degli iscritti al nostro circolo di fabbrica. Dico ciò perché lo ritengo comunque un dato interessante e utile all’analisi per la costruzione del nostro progetto politico. Bisogna dire anche che, comunque, i lavoratori, rispetto alla battaglia congressuale, hanno avuto fiducia nel nostro giudizio poiché, come delegati sindacali che hanno portato avanti con loro le lotte di questi ultimi anni, ci vedono sempre come punti di riferimento. Questi lavoratori stanno con noi perchè hanno visto il nostro impegno concreto e determinato a loro favore.

Per quanto riguarda la condizione delle fabbriche genovesi oggi, negli ultimi anni la vicenda dei prepensionamenti per l’amianto ha portato a nuove assunzioni in molte grandi fabbriche, quali Ansaldo, Fincantieri, Acciaierie Ilva, Marconi. Sono così arrivati negli stabilimenti molti giovani, non sindacalizzati, ma che, per fortuna, non hanno conosciuto direttamente le gravi sconfitte degli anni 80’ e 90’. Questi giovani hanno portato avanti lotte dure. Tra questi, abbiamo trovato piccole avanguardie più radicali a cui proporre la nostra politica, con risultati talvolta incoraggianti.

 

Come si è articolata, in questo contesto, la presenza di Progetto Comunista, dal punto di vista dell’intervento sindacale e politico?

Grazie alla presenza ed all’attività trentennale all’interno della sinistra politica e sindacale di alcuni nostri compagni di grande esperienza, abbiamo potuto ottenere un discreto radicamento all’interno di alcune realtà di fabbrica, soprattutto ai cantieri navali, dove abbiamo conosciuto un consolidamento, anche grazie al nostro intervento nelle lotte con i nostri contenuti. Dobbiamo dire che però gli spazi di crescita sono notevoli, anche se, onestamente, fatichiamo a penetrare in maniera organizzata in altre fabbriche, sia per la presenza di altre organizzazioni (derivate dai processi di frantumazione della sinistra radicale politica e sindacale di questi anni), sia per il fatto che Progetto Comunista si è sviluppato, in questi anni, prevalentemente sul dibattito interno al Prc, cosa che ci è stata sicuramente utile, ma che d’altra parte ci ha costretti per forza di cose a limitare energie preziose rispetto ad un intervento sindacale più efficace. Credo sarebbe a mio avviso necessario a questo punto per noi aprire una discussione approfondita circa un nostro progetto aggiornato di costruzione all’interno del movimento sindacale; discussione che, credo, non potremo ancora per molto rimandare, visto l’incombere di scadenze importanti, quali l’ormai imminente congresso della Cgil, per il quale dovremo concentrare le nostre forze, se vogliamo accrescere il nostro peso politico, poiché lì vi saranno milioni di lavoratori a cui parlare.

 

Quali sono stati, in questi anni, i momenti più significativi delle lotte che hanno visto scendere in campo una nuova generazione operaia?

Innanzitutto la lotta (vinta)  per il Precontratto dentro i Cantieri navali, che ha visto Progetto Comunista come unica forza a scendere in campo in modo netto a favore dei lavoratori, contro gli accordi separati nei meccanici promossi da Federmeccanica, Cisl e Uil e che, bisogna dirlo, ha visto alcuni settori della Fiom e della Cgil tentare di isolarci, dipingendoci con grande fantasia come pericolosi estremisti. Ma non dobbiamo dimenticare la lotte dei siderurgici, degli autoferro e ancora le lotte dei lavoratori delle riparazioni navali, dove i lavoratori ottenevano un altro precontratto.

 

La prospettiva di un nuovo governo Prodi-Montezemolo è stata rigettata con forza dai compagni della Fincantieri. Quale ricaduta avrebbe sulle lotte e sulla condizione operaia il concretizzarsi di questo scenario di collaborazione di classe?

I pericoli di una nuova esperienza di governo di centrosinistra sono già chiaramente visibili e possono determinare, se non si interviene, ulteriori fasi di riflusso e di scoramento nel movimento operaio: l’allineamento ulteriore dei vertici Cgil e della Fiom (sulla quale vi è molta mitologia) su posizioni concertative è un primo segnale allarmante, che ha già prodotto le prime scosse, generando accordi al ribasso, che producono sfiducia nei lavoratori e passività sociale, cose che rischiano di rendere vani i sacrifici che molti compagni hanno profuso in questi anni. Per questo, anche per questo, dopo il congresso del Prc dovremo noi fare uno sforzo per parlare di più con l’esterno, perché fuori dal Prc ci sono tanti, tanti lavoratori, studenti e disoccupati ai quali rivolgerci.