Regionali:
l’Unione candida per il Veneto l’imprenditore Carraro
Erre
e l'Ernesto in mezzo al guado
di Antonino Marceca
Nell’attesa che il candidato dell’Unione alla
presidenza della regione del Veneto, l’imprenditore Massimo Carraro, esprima
“un quadro programmatico chiaro che possa dare modo al Prc di condividere un
progetto di governo”, la segreteria regionale del partito, di orientamento
bertinottiano, dichiara il proprio entusiastico sostegno al candidato porgendoli
“non un elenco di paletti” ma un contributo in sette punti, contributo che
il candidato ha gentilmente accolto.
Anche i compagni della Sinistra critica-Erre (Quarta
mozione al Congresso) hanno sollevato il problema della mancanza del programma
chiedendo, in un loro documento, “cosa pensano Massimo Carraro e le altre
forze del centrosinistra in merito alla Romea commerciale e tutte le altre
grandi opere con le quali Galan e Berlusconi vorrebbero cementificare il
territorio veneto?” Ai compagni
della Sinistra critica Carraro aveva indirettamente risposto il 3 febbraio,
durante un incontro con gli imprenditori di Rovigo, sostenendo la realizzazione
dell’opera. Ma la criticità dei compagni di Erre era soprattutto indirizzata
all’esecutivo del partito, di cui hanno fatto parte e in cui chiedono di
permanere, per la loro esclusione dalla lista dei candidati. Motivavano quindi
la richiesta di un loro inserimento sulla base della rappresentanza di un
territorio, la Riviera del Brenta, della provincia di Venezia, dove la Sinistra
critica-Erre è maggioritaria in alcuni circoli ed è in maggioranza con il
centrosinistra in diverse amministrazioni.
Questioni di metodo quindi, che, per quanto riguarda le
candidature, venivano prontamente superate quando la maggioranza bertinottiana
concedeva loro un posto in lista, previa assemblea con i circoli interessati,
condizionando però tale inserimento all’accettazione da parte dei compagni
"critici" dello spirito dell’Unione e della prospettiva di governo.
Ma le questioni di metodo non sono nettamente separabili dalle questioni di
merito, infatti queste riemergevano quando Progetto Comunista presentava negli
organismi del partito e nel congresso provinciale di Venezia un ordine del
giorno contro il candidato Carraro e la sua Unione. E’ in questi frangenti che
le contraddizioni di Erre raggiungevano il culmine.
Durante il congresso provinciale di Venezia, in
commissione politica, il rappresentante di Erre, in blocco con i bertinottiani,
bocciava l’ordine del giorno di Progetto Comunista e chiedeva... di non
sottoporlo al voto dei delegati, ma le sue intenzioni censorie non erano
supportate dal regolamento congressuale; nella assemblea congressuale le
contraddizioni della sinistra critica venivano apparentemente risolte con
l’astensione senza neppure una dichiarazione di voto. Uno spettacolo
deprimente di giravolte e capriole politiche. L’ordine del giorno contrario al
candidato Carraro e all’alleanza con i liberali, votato al congresso
provinciale, riceveva il doppio dei consensi dei delegati di Progetto Comunista.
In realtà, il dilemma irrisolto che affligge una parte
dei compagni sostenitori di Erre e ne determina il continuo oscillare è, in
ultima analisi, questo: allearsi con i liberali in una prospettiva di governo
borghese o rompere con essi salvaguardando l’indipendenza del movimento
operaio e la prospettiva socialista. La storia del movimento operaio dimostra
che da una parte stanno le diverse varianti del centrismo e del riformismo
socialdemocratico, dall’altra il marxismo rivoluzionario. Il gruppo dirigente
di Erre oscilla tra i primi due.
L’insufficienza dei paletti e dei puntelli
Rispetto alla prospettiva del governo i paletti
dell’Ernesto e i puntelli di Erre sono assolutamente inutili nel tentativo di
influenzare il candidato Carraro e il suo programma.
Il suo sito web è da questo punto di vista una fonte di
informazioni: dal curriculum alle proposte programmatiche. Carraro è
contitolare del Gruppo Modellato, leader europeo e mondiale nel cinturino per
orologio e nella gioielleria, è stato presidente dei Giovani Imprenditori del
Veneto, presidente Triveneto dell'Ide. (Imprenditori e Dirigenti d’Europa),
presidente della Finanziaria Regionale Veneto Sviluppo, presidente di Interporto
di Padova Spa ecc.
La composizione della coalizione che lo sostiene comprende
un ampio schieramento di forze liberali (Federazione dell’Ulivo con Ds,
Margherita, Repubblicani Europei, Sdi), conservatrici (Udeur e Idv), reazionarie
(Liga Fronte Veneto), tutte espressione della media e grande borghesia
regionale, e la cosiddetta “sinistra alternativa” (minoranza Ds, Verdi, Pdci,
Prc), forze che portano in dote all’Unione il sostegno della burocrazia
sindacale della Cgil. Il candidato Carraro non manca di chiarezza: nella sua
prima uscita elettorale a Treviso ha illustrato “i principali punti
programmatici del suo progetto per il Veneto” “chiamando a raccolta gli
imprenditori che contano compreso Tognana, quel Tognana che sputava addosso al
sindacato” come ha denunciato, il 21 gennaio, Patrizio Tonon nella sua
relazione introduttiva all’assemblea regionale di Lavoro Società Cgil (anche
se poi ha terminato la relazione auspicando l’alleanza con essi).
Tutta l’impostazione programmatica di Carraro è
conseguente ad un governo per la borghesia di questa regione: dal ruolo delle
Banche alle società autostradali, dal destino delle ex municipalizzate alla
riorganizzazione delle multiutility (Aps
di Padova, Vesta di Venezia, Agsm di Verona, Ascopiave di Treviso), ai servizi
sociali e sanitari da affidare, “secondo il principio della sussidarietà”,
al terzo settore (3600 aziende cooperative e 15% del Pil in Veneto), dalle
grandi opere (A28, Pedemontana, Romea Commerciale, passante di Mestre) fino alla
riorganizzazione dei sette distretti industriali. Un programma che, se non farà
uscire il Veneto dal tunnel della crisi che investe il sistema capitalistico,
favorirà, grazie alla collaborazione della sinistra politica e sindacale, il
padronato nello scaricarne gli effetti sui lavoratori attraverso un’ondata di
licenziamenti, cassa integrazione, mobilità, contratti di solidarietà,
precarizzazione. Nel 2004 i lavoratori in mobilità sono raddoppiati superando
le 22 mila unità, la cassa integrazione è aumentata del 36%, la
delocalizzazione investe le piccole, le medie e le grandi imprese come la De
Longhi, Marzotto, Benetton, Zanussi… e questo in un quadro di crollo delle
assunzioni.
Il Prc, tra i sette punti sopra richiamati, chiede per
frenare questi processi di delocalizzazione… una tassa! Nel frattempo
organizza, assieme ai Verdi, un referendum contro i lavoratori chimici di Porto
Marghera. I lavoratori, privi di direzione all’altezza della situazione,
difendono come possono i loro posti di lavoro bloccando autostrade e ferrovia.
Il candidato Carraro chiama al “dialogo tra le categorie imprenditoriali e i
sindacati”. Ecco dunque il compito assegnato alla sinistra della coalizione:
il controllo del movimento operaio attraverso la burocrazia sindacale. A questo
ruolo storicamente svolto dalla socialdemocrazia i comunisti devono opporre
l’indipendenza di classe e l’organizzazione della lotta dei lavoratori e
delle masse popolari contro il padronato e i loro governi.