15
gennaio e camera di consultazione: una battaglia piu’ ampia per il polo
autonomo di classe
di Marco Ferrando
L’Assemblea nazionale della
“sinistra d’alternativa” convocata a Roma il 15 gennaio per iniziativa de Il
Manifesto - e la relativa costituzione di una “Camera di consultazione”
che ne è scaturita – rappresentano occasioni importanti di confronto tra le
diverse tendenze della sinistra italiana protagoniste delle lotte di questi
anni. E proprio per questo sono un’utile cartina di tornasole dei diversi
orientamenti e progetti politici.
La genesi stessa
dell’assemblea del 15 è stata la risultante di operazioni politiche non solo
diverse ma tra loro apertamente concorrenziali. Da un lato il Pdci proponeva
un’assise della sinistra d’alternativa che puntasse a una soluzione
federativa, strutturata, parallela alla Fed liberale: con l’intento da parte
del Pdci di ingabbiare il libero gioco di Bertinotti a sinistra entro una
relazione paritaria tra soggetti “federati”, e così di ostacolare un
incontro diretto tra Prc e liberali sulla testa e a scapito del Pdci.
Dall’altro lato Bertinotti ha risposto a tale operazione con un’azione
simmetrica: “sì” all’assemblea nazionale, ma “aperta” alle diverse
realtà dei movimenti e senza sbocchi organizzativi strutturati. Un modo per
evitare l’isolamento e al tempo stesso per tenersi le mani libere. In questo
sostenuto dalla componente maggioritaria della sinistra Ds (Mussi) ovviamente
indisponibile, data la sua collocazione politica, a immettersi in cartelli
politico-organizzativi vincolanti, ma al tempo stesso interessata a tenere ampie
relazioni esterne a sinistra.
La risultante di queste opposte
pressioni è la fisiologica risultante mediana: una Camera di consultazone della
sinistra che evita ogni strutturazione ma segna un formale raccordo
organizzativo, e l’investitura di Asor Rosa come coordinatore, una figura
d’immagine e di prestigio, non ascrivibile ad alcuna cordata politica
interessata. Il tutto sotto la regia mediatica del giornale indipendente Il
Manifesto. Fin qui tutto chiaro. Ma la prospettiva? Che rapporto c’è tra
le aspettative che l’evento del 15 ha suscitato e le proposte di sbocco che da
quella assemblea sono scaturite?
Il
paradosso del 15 gennaio
Si è concretato un paradosso.
Da un lato la composizione politica dell’assemblea del 15 riflette lo
spartiacque di classe che la vicenda italiana ha segnato tra la sinistra sociale
e politica italiana e le forze del Centro borghese liberale: tra le forze che
con diversi orientamenti continuano a tenere la propria radice centrale di
rappresentanza nelle classi subalterne, nelle loro organizzazioni di massa, nei
loro movimenti di lotta e le forze che si sono allocate dall’altra parte della
barricata, intente a scalare le organizzazioni padronali e la rappresentanza dei
poteri forti. Dall’altro lato il vero collante politico tra i gruppi dirigenti
della sinistra italiana – celebrato dall’Assemblea del 15 – è proprio la
linea di coalizione col centro liberale: una linea che perpetua a sinistra
l’illusione infinita di poter “condizionare” il liberalismo borghese entro
la camicia di forza dell’Unione. Di più: il principale relatore politico
dell’Assemblea – Asor Rosa – ha pubblicamente rivendicato il fatto che la
“sinistra di alternativa” è la vera amica di Romano Prodi, più di tanti
suoi alleati della Fed, e addirittura “più prodiana dei prodiani”. Come a
rivendicare un rapporto fiduciario diretto con il principale riferimento dei
poteri forti del paese e dell’operazione d’alternanza, sino al punto da
fargli da sponda nei suoi
contenziosi interni con Rutelli.
Le
contraddizioni della “Camera di consultazione”
Questo paradosso rischia da
subito di paralizzare l’intera prospettiva della Camera di consultazione
svuotando il valore del 15 gennaio. Priva di una prospettiva indipendente, la
Camera della sinistra rischia di ridursi o a un luogo inoffensivo di confronto
culturale, sulla cosiddetta “rifondazione del pensiero della sinistra” o a
strumento di raccordo tra Fed liberale e sinistra, o, più probabilmente, a
entrambe le cose. Il tutto a scapito dell’iniziativa politica autonoma.
I primi passi sono stati
indicativi. La prima riunione della Camera di consultazione ha varato un lungo
percorso seminariale di confronto a sinistra su pace e guerra; economia e welfare;
nuove forme della politica; uomini e donne; che dovrebbe concludersi con
un’assemblea nazionale allargata a giugno. Bene. Ma parallelamente sul piano
politico ha interamente subordinato la propria azione alle compatibilità della
Gad (oggi Unione): la manifestazione di massa contro il governo Berlusconi, già
lanciata dal giornale L’Unità, poi
riproposta da Rinaldini il 15, ripresa nelle conclusioni dell’Assemblea e
approvata per acclamazione dai presenti, è stata revocata dalla Camera di
consultazione. Perché? Perché Prodi aveva fatto presente che per il giorno
indicato era prevista la presentazione dei candidati regionali dell’Unione.
Quindi non si poteva disturbare Prodi. Così l’unica posizione politica
assunta dalla Camera di consultazione al suo esordio è stata una dichiarazione
di sostegno agli accordi regionali dell’Unione per le imminenti elezioni, con
la richiesta di un accordo unitario anche in Toscana. Avallando così l’intera
nomenclatura liberal-padronale delle candidature designate e la logica di
coalizione che le ha espresse. Infine, dopo le elezioni irachene del 30 gennaio,
la “camera” ha avallato il compromesso parlamentare raggiunto tra liberali e
sinistra: quello per cui i liberali votano no al rifinanziamento della missione ma allegando la rivendicazione di una nuova presenza
multinazionale in Iraq sotto la bandiera dell’Onu e le sinistre rinunciano
alla mozione per il ritiro immediato delle truppe, giudicando “positiva e
interessante” la posizione dei liberali. Domani si vedrà…
La
nostra battaglia per la rottura col liberalismo
Noi abbiamo contrastato e
contrasteremo questo indirizzo subalterno della sinistra italiana. Certo,
abbiamo aderito e preso parte all’iniziativa del 15 gennaio e alla Camera di
consultazione. Avendo sempre rivendicato l’unità d’azione della sinistra
sociale e politica abbiamo salutato positivamente un quadro unitario di
confronto pubblico tra le diverse forze della sinistra, agli occhi di tanti
protagonisti di questi ultimi anni di lotte. Ma proprio per questo ci battiamo e
ci batteremo perché questa occasione non vada dispersa e sacrificata alle
compatibilità con l’alleanza con Prodi.
L’unità a sinistra è un
valore se si pone sul terreno dell’autonomia dal liberalismo e
dell’alternativa anticapitalista. Diventa un inganno demagogico se si
trasforma nell’unità di governo con gli avversari dei lavoratori, dei
movimenti e delle loro ragioni.
Per questo, intervenendo
all’Assemblea del 15, abbiamo proposto un altro indirizzo per la sinistra
italiana: quello di assumersi un’autonoma responsabilità di massa, quello di
coprire l’enorme vuoto che l’evoluzione liberale dei Ds apre a sinistra con
un progetto autonomo di classe, che unisca i lavoratori, i movimenti, il blocco
sociale dell’alternativa in una lotta conseguente per rovesciare Berlusconi da
sinistra, cambiando i rapporti di forza nella società, e aprendo il varco a
un’alternativa vera. In questo senso, nella Camera di consultazione abbiamo ad
esempio formalizzato il nostro dissenso sulle intese regionali dell’Unione e
abbiamo chiesto di mantenere in campo la manifestazione di massa contro
Berlusconi senza subordinarci alle pressioni di Prodi. Incontrando in questo il
sostegno di alcune rappresentanze di movimento che non sembrano intenzionate a
fare da tappeto e maquillage.
Una nuova battaglia dunque è
iniziata in un quadro più vasto del Prc. La rivendicazione di un polo autonomo
di classe e anticapitalistico che abbiamo avanzato nel nostro partito sarà
investita in ogni luogo e sede di confronto pubblico della sinistra. Perché il
nostro impegno non si autoconfina nel Prc, ma guarda al futuro del movimento
operaio italiano e alla necessità imprescindibile di costruzione di una
direzione politica alternativa.