Ancora
una volta il governo delle destre di Berlusconi/Bossi/Fini si mostra per quello
che è: governo reazionario, autoritario, antidemocratico. Il 13 novembre,
infatti, il consiglio dei ministri, sotto l’egida della “tolleranza zero”,
rivolta questa volta ai
tossicodipendenti e ai semplici consumatori di “droghe leggere”, ha
approvato all’unanimità il Ddl Fini che, di fatto, peggiorerà il già
pessimo Dpr 309 del 1990.
Non
c’è da meravigliarsi! L’antico ritornello della tolleranza zero è stato
una costante nell’operato di questo governo, volto a reprimere qualsiasi
azione tendente a minare la pace sociale borghese o qualsiasi forma di dissenso
espresso ormai quotidianamente da giovani studenti, operai in sciopero e dai
tanti che continuano a denunciare le politiche nefaste dell’attuale
maggioranza. Cosa ci può essere di meglio per colpire un’opinione pubblica
che sembra digerire sempre meno l’operato di questo governo dell’ingaggiare
la “war on drugs italian-style”, da sempre cavallo di battaglia dei
fascisti?
Un
inasprimento delle pene
Analizzando
il testo della nuova controriforma targata Fini, scopriamo subito che verrà di
colpo cancellata qualsiasi distinzione tra canapa e droghe pesanti: entreranno a
far parte della stessa tabella di riferimento e porteranno alla medesima
sanzione, si tratti di marijuana, di cocaina o di eroina.
Viene
reintrodotto, e in modo peggiorativo, il concetto di “dose media
giornaliera” (che aveva fatto la prima apparizione con la legge fortemente
proibizionista Vassalli-Jervolino del 1990) intesa come soglia sopra la quale il
possesso di sostanze stupefacenti è considerato ai fini di spaccio e quindi
punibile penalmente. La novità rispetto alla vecchia norma, abrogata dal
referendum del 1993, sta nel fatto che d’ora in poi verrà considerato reato
anche il possesso di una quantità inferiore alla “soglia massima
tollerabile”, punibile con una o più sanzioni amministrative quali la
sospensione della patente, del passaporto o del permesso di soggiorno, per un
periodo che può andare da un mese, fino ad un anno.
Non
paghi di tutto ciò, qualora si “possa derivare pericolo per la sicurezza
pubblica” (?!) o la persona risulti già condannata anche in via non
definitiva per altri reati, il prefetto può sottoporre il malcapitato
all’obbligo di presentarsi due volte alla settimana presso il posto di polizia
o la caserma dei Cc; di rientrare o uscire dalla propria casa entro una certa
ora; di non frequentare determinati locali pubblici ecc. Per i trasgressori si
apriranno le porte del carcere, da tre a diciotto mesi.
Repressione
e ruolo dei privati
E’
evidente che la nuova legge annullerà qualsiasi distinzione tra trafficanti e
semplici consumatori, visto che le sanzioni finora menzionate sono riferite al
possesso di quantità massime che vanno dai 250 milligrammi per marijuana o
hashish (0,25 grammi = una canna), 500 milligrammi di cocaina (0,5 grammi) e 200
milligrammi di eroina. Al di sopra di questi valori scatteranno automaticamente
le sanzioni penali, ovvero le manette. E’ chiaro che il doversi rivolgere ad
un mercato illegale porta il consumatore ad acquistare dosi che vanno oltre
l’immediata soddisfazione, trasformandolo immediatamente da consumatore in
spacciatore.
In
alternativa al carcere, si potrà decidere di “farsi curare” in comunità
terapeutiche private (totalmente parificate ai Sert), che potranno addirittura
certificare la tossicodipendenza, nonché decidere il percorso riabilitativo e
sulle quali verranno convogliate risorse sottratte per forza di cose alle
strutture pubbliche, con il chiaro intento di una progressivo depotenziamento di
quest’ultime. Un altro bel regalino alle comunità amiche delle destre che,
sul modello di San Patrignano, basano sulla costrizione e l’annullamento della
personalità i loro percorsi di disintossicazione, creando veri e propri imperi
economici basati sullo sfruttamento vergognoso dei loro “ospiti”, costretti,
di fatto, al lavoro forzato non stipendiato.
Questa
in sintesi è l’ossatura
principale del Ddl Fini che evidentemente non si pone neanche lontanamente il
problema della diffusione delle droghe (che a parte il discorso della canapa è
innegabile sia un problema), ma ripropone ancora una volta politiche che si sono
già verificate fallimentari sotto tutti i punti i vista. Repressione, controllo
sociale, riduzione delle libertà individuali: queste sono le vere finalità di
questa legge! Tutto ciò è ancor più evidente se si tiene conto che i
consumatori di canapa sono quelli maggiormente penalizzati da tutto questo, e
stiamo parlando di milioni di persone, ragazzi ma non solo, che da domani
vivranno con l’incubo del carcere, spiati e intimiditi dalle forze
dell’ordine che avranno tutti gli strumenti legislativi per farlo. Non è
forse controllo sociale questo?