di Davide Persico*
Mentre scriviamo queste righe, la vicenda Meccano Holding
(ex Good Year) è in continua evoluzione e non si conoscono gli esiti che
potrebbe avere in futuro. La vicenda dei lavoratori della Good Year di Cisterna
di Latina inizia ufficialmente alla fine del 1999, quando la società annuncia
la chiusura della fabbrica e il trasferimento nell’est europeo, dove il costo
di mano d’opera è basso e il proletariato è più facilmente ricattabile (il
sogno di tutti i padroni!). La conseguenza di tale operazione è la perdita del
posto di lavoro per 574 operai, ma anche l’inizio di una forte mobilitazione
di classe, che impegna costantemente i lavoratori e che impegna allo stesso modo
i militanti di Progetto Comunista di Latina. In quei drammatici giorni, non
c’è assemblea, volantinaggio, discussione in sedi istituzionali che non veda
l’impegno militante dei comunisti rivoluzionari a tutti i livelli
(scontrandosi spesso con la passività e l’immobilismo della Federazione
locale del Prc). E inizia anche l’occupazione dello stabile e
l’organizzazione di un’importante manifestazione per le strade di Cisterna.
La posizione dei rivoluzionari è chiara fin dal primo
momento: nazionalizzazione senza indennizzo sotto il controllo operaio. Ma la
parola d’ordine viene fortemente criticata ed ostacolata, come era naturale
prevedere, non solo dalle forze di Centrodestra e di Centrosinistra, dalla
stampa borghese, dalle burocrazie sindacali, ma addirittura dallo stesso Prc
che, anche nel corso della visita del segretario Bertinotti all’azienda,
continua a ribadire che la strada da percorrere non è di classe, non è quella
dell’alternativa anticapitalistica, ma è quella della collaborazione di
classe, della concertazione, della negoziazione con il Centrosinistra. A
conferma di ciò, vi sono nello stesso periodo i 14 accordi su 15, compreso
quello per la regione Lazio, con L’Ulivo in vista delle elezioni regionali del
2000.
Nonostante lo sforzo di tutti i compagni, la fabbrica
chiude ufficialmente il 30 marzo e, già da subito, viene dato il via al
processo di reindustrializzazione per la rioccupazione delle maestranze. Il
piano è un vero e proprio accordo “a perdere” per i lavoratori: cassa
integrazione immediata, prepensionamento con il passare del tempo. La
reindustrializzazione del sito viene avviata successivamente dalla Cisterna
Sviluppo, cioè una società mista composta da Comune e Provincia per il 51%, e
dalla Meccano Holding per il restante 49% (che ottiene fra l’altro il sito
direttamente dalla Good Year). I lavoratori così vengono illusi di poter
continuare a lavorare nonostante “l’acquisto” del proprio posto di lavoro.
Infatti, gran parte delle somme messe a loro disposizione dalla Good Year come
indennizzo (60/68 milioni) per la chiusura dell’attività sono andate a finire
nel capitale della Meccano Aeronautica.Il piano, dopo innumerevoli
tentennamenti, viene approvato e firmato non solo dal Sindaco di Cisterna
Carturan (eletto nelle liste dell’Ulivo, e poi passato con la Casa delle
Libertà), da Bombacci, ma anche dalla CGIL e persino dalla Fiom, che ancora una
volta mostrano il loro ruolo di burocrazie sindacali.
Come si voleva dimostrare, nei primi giorni del 2003, si
è riaccesa la questione dei lavoratori della nuova azienda, cioè della Meccano
Holding. L’azienda non è stata in grado di mantenere gli impegni presi,
nonostante l’incasso di una cifra di ben 17 miliardi di vecchie lire (8
forniti dai lavoratori, 5 da Sviluppo Italia, 1 dalla Regione Lazio, 3 dal mutuo
accesso con garanzia dalla Cisterna Sviluppo) per corsi di sviluppo non finiti,
una riforma non realizzata ed un’attività produttiva di cui non si vede bene
l’esito. Anche la nuova azienda annuncia il licenziamento degli operai del
nuovo stabilimento e la situazione ritorna ad essere drammatica come prima. Di
fatto non si è mai calmata definitivamente, ma è sempre stata tesa, difficile.
Solamente adesso emergono le reali intenzioni sia dei soggetti pubblici, sia di
quelli privati: si vuole lo spezzettamento della proprietà e sono evidenti gli
interessi legati all’immobile e al terreno e ai possibili futuri sviluppi di
carattere speculativo connessi all’utilizzo del sito.
La reazione degli operai è immediata. Alle nuove
menzogne, questa volta raccontate dalla Meccano, rispondono prontamente con
l’occupazione degli stabilimenti, annunciando la costituzione di
un’assemblea permanente. Prontamente, i compagni e le compagne dei circoli Prc
di Latina e Cisterna (diretti entrambi da Progetto Comunista) sono di nuovo a
lavoro per questa nuova (ormai vecchia) questione di proletari. Mobilitazioni,
incontri si sono avuti anche per gli scorsi licenziamenti, ma questa volta è
diverso: Rifondazione Comunista (come ho detto prima, di fatto i compagni e le
compagne dell’amr Progetto Comunista) partecipa all’assemblea permanente,
nonostante la diffidenza che manifestano i lavoratori nei confronti di tutte le
forze politiche. Quindi diventa l’unica
forza credibile, l’unica forza con cui i lavoratori vogliono avere rapporto e
dialogo. Significativo è stato da questo punto di vista l’invito a noi da
parte degli operai di fare delle riunioni di circolo proprio all’interno della
fabbrica.
Successivamente, si tiene
un’assemblea a Latina (alla quale sono presenti nostri compagni), nella quale
vengono discusse proposte, metodi di lotta e ci si chiede se proseguire con
l’occupazione e quindi con l’assemblea permanente. Dopo l’articolazione di
diverse proposte, alla fine l’assemblea approva (con vivissimo entusiasmo) la
nostra proposta, la proposta di Progetto Comunista. La proposta è quella del
mantenimento esclusivamente pubblico della proprietà, con una gestione
totalmente pubblica del sito sotto il controllo dei lavoratori attraverso una
riconversione in attività di servizio alla cittadinanza. Naturalmente tale
proposta non verrà accettata dai padroni, ma è funzionale nella direzione
dell’egemonia, e nella ricomposizione del movimento operaio anche a Latina.
Ultimamente, a metà marzo, si è realizzata una discreta
manifestazione per le strade di Cisterna, che ha visto la partecipazione non
solo dei lavoratori (che era scontata visto che sono implicati direttamente), ma
anche di studenti e di semplici cittadini accorsi in segno di solidarietà.
Ultimamente, da un recente incontro, i lavoratori hanno comunicato ai militanti
locali dell’amr Progetto Comunista la loro volontà di continuare la lotta ad
oltranza, e che hanno messo in conto, per cercare mantenere il loro posto di
lavoro, anche di farsi arrestare. I marxisti rivoluzionari hanno immediatamente
offerto il loro appoggio per qualsiasi iniziativa di lotta, anche la più
difficile ed ardua.
Tutta questa vicenda, che è ancora lungi dal terminare
definitivamente e positivamente per i lavoratori, sta a dimostrare nel concreto
che solo la lotta di classe può portare a seri processi d’avanzamento.
Purtroppo manca quel soggetto politico in grado di creare egemonia tra i
lavoratori, quello strumento che trasformi la coscienza spontanea (tipica di
tutti i movimenti) in coscienza socialista, e che ponga fin da adesso le basi
della trasformazione socialista della società: il partito rivoluzionario.
*Coordinamento
provinciale Giovani Comunisti - Latina