Contro l'accordo tra Prc e Ulivo

 Elezioni amministrative a Messina

 

di Giacomo Di Leo, Vito Giunta e Massimo Paparatti (*)

 

A poco meno di un mese dalle elezioni amministrative lo spettacolo nei due poli a Messina è desolante. Quello "delle libertà", dilaniato da lotte intestine, ancora una volta ha rinviato la decisione sui candidati a sindaco e presidente della provincia. Lo schieramento di centrosinistra ha scelto i suoi docenti universitari: il liberale Saitta al Comune ed il compagno Federico Martino alla presidenza della Provincia. Le estenuanti trattative tra le varie componenti dell'Ulivo hanno prodotto nel contempo in casa Ds lo "psicodramma Bottari", che ha visto quest'ultima soccombere.

Riteniamo doveroso, come dirigenti provinciali del PRC e dell'Associazione Progetto Comunista, esprimere un netto dissenso in merito a questo modo di procedere della politica messinese.

Continua infatti la politica di saccheggio del territorio e delle risorse da parte del gruppo dominante locale che, di fronte ai bisogni elementari come il lavoro, i trasporti pubblici, la necessità in genere di servizi più efficienti, propagandisticamente non fa altro che parlare del Ponte sullo Stretto come la manna dal cielo che dovrebbe appianare ogni problema. Si disinteressa di finanziare e potenziare i servizi scolastici, in particolar modo la sicurezza nel campo dell'edilizia, regalando ai privati i soldi per gli affitti. Per non parlare di strade e ponti, davvero "bombardati" dall'incuria e dall'indifferenza.

Aggrava il quadro la politica di privatizzazione dei servizi che anche il centrosinistra ha inaugurato nei governi locali (si veda la legge Bassanini sulla privatizzazione dei servizi pubblici).

Di fronte a tutto ciò, lo schieramento "alternativo" non può limitarsi proporre un referendum nazionale per l'abrogazione della legge di finanziamento per il Ponte. Peraltro riteniamo che questa scelta sia inane e costosa, anche se in sé astrattamente corretta: in quanto l'eliminazione delle grandi opere inutili dipende a nostro avviso dall'elezione di una nuova classe dirigente che abbia il coraggio politico di lottare contro opere mostruose; classe dirigente nella quale non rientra certo, a scorrere l'abbozzo del suo programma elettorale, il liberale Saitta.

Le parole d'ordine proposte inizialmente dal candidato sindaco del centrosinistra ("lavoro, vivibilità, sicurezza") si sono specificate meglio nel prosieguo come "impresa, vivibilità, sicurezza": poche parole e poche idee su precariato e lavoro nero; sfoggio di idee sul fronte del rilancio imprenditoriale senza più i "mille ostacoli a chi intende intraprendere una nuova iniziativa produttiva".

Tutto ciò, unito al richiamo ad "aprire la città al nuovo, agli investimenti, al rischio", dà chiara l'idea sulla posizione liberista della compagine guidata da Antonio Saitta, persona sulla cui rettitudine morale non vi è in atto dubbio alcuno. Ma l'onestà dell'uno, da sola, non basta a salvare la classe proletaria di una città: il liberismo becero di destra o quello "umano" di centro costituiscono uguale forma di veleno per ogni tessuto sociale.

Ad oggi, tra l'altro, non si è ancora udito da Antonio Saitta nemmeno un netto rifiuto al Ponte, ma solo l'invocazione rutelliana per una contemporanea creazione di infrastrutture sul territorio: questo sarebbe, per il candidato Saitta, smettere di fare gli spettatori passivi di decisioni assunte altrove! E' assolutamente evidente, dunque, che chi vota Saitta non può essere interessato a organizzare manifestazioni o campeggi contro il Ponte.

In ultimo, come comunisti non possiamo non dare peso politico al perdurante silenzio del candidato del centrosinistra sull'estensione dell'art. 18 Statuto lavoratori, problema attuale per tutti e nodale per i lavoratori.

Per questo riteniamo che i comunisti debbano combattere tenacemente il polo dominante nella nostra provincia, ma nello stesso tempo non possano fare accordi con chi è stato competitivo sullo stesso terreno, vale a dire con questo centrosinistra (litigioso e mediocre). Ciò vale a Messina come nelle altre città dove si andrà al voto.

Riteniamo, come sinistra interna del PRC, che il partito si debba costruire come polo autonomo di classe anticapitalistico, alternativo sia al centrodestra che al centrosinistra, indipendente nello scenario della politica nazionale, rompendo indugi e tatticismi.

E' quindi necessario a livello comunale ratificare al più presto quel percorso politico seguito dalla maggioranza del circolo di Messina, che ha sostenuto fino ad ora l'ipotesi di una presentazione autonoma del partito alle elezioni. Autonomia non significa isolamento né settarismo; al contrario, apertura a tutti i lavoratori a prescindere dalle tessere sindacali e politiche, alleanza con tutti quei settori e movimenti sociali anticapitalistici, dai lavoratori delle fabbriche a quelli dei servizi, al movimento no-global, e a tutti quei comitati contro la guerra che esistono nel nostro territorio nonché ai precari, ai disoccupati e ai settori proletarizzati del lavoro autonomo, tenendo ferma ovviamente come contraddizione centrale quella tra lavoro e capitale.

 

(31 marzo 2003)

 

Ultim'ora. Mentre chiudiamo il giornale apprendiamo dai compagni di Messina che nonostante la battaglia condotta dai compagni di Progetto comunista nel circolo cittadino si è verificato un "dietro-front" dei compagni dell'area bertinottiana, che hanno riaperto la trattativa con il centrosinistra per il Comune con un documento presentato in un Comitato Federale e assunto come ordine del giorno dalla segreteria provinciale (a maggioranza composta da compagni dell'area grassiana). Nello stesso odg viene sostenuta la candidatura dell'esponente di Rifondazione Federico Martino come candidato a presidente della Provincia, candidatura indicata dal centrosinistra in una logica di scambio tra comune e provincia.

(1 aprile 2003)

 

(*) dell'Associazione Progetto comunista - Messina