Votiamo per Jorge Altamira ed Eduardo Salas

 Argentina: appello elettorale del Partido Obrero

 

La convocazione elettorale rappresenta un tentativo della classe dei capitalisti e dei suoi rappresentanti politici di ricostruire il potere dello stato e l’autorità di governo colpiti dalla bancarotta economica e dalla ribellione popolare. Il meccanismo imposto che prevede la separazione delle politiche dalle provinciali e lo scaglionamento fino a ottobre, riflette chiaramente la crisi dell’autorità politica del vecchio regime…

Il FMI, il Tesoro nordamericano e il cosiddetto gruppo dei 7 hanno preteso la convocazione di elezioni come condizione politica necessaria per la ristrutturazione del debito estero e per avviare la ‘’ricapitalizzazione’’ delle banche con soldi statali. La recente ‘’ridollarizzazione’’ dei depositi da parte della Corte è una gigantesca trappola che vuole rimpiazzare il debito ‘’garantito’’ dallo stato e le banche con un debito simile coi risparmiatori, cioè pagando in dollari ai banchieri, coi denari dei risparmiatori, il debito ‘’defaultato’’ dello stato argentino.

 

Non sono "una farsa"

Come si può vedere queste elezioni sono ben lontano dall’essere "una farsa", sono terribilmente ‘’serie’’. La menzogna sul fatto che sarebbero uno strumento di esercizio effettivo della sovranità popolare non diminuisce, ma aumenta la necessità di smascherarle per mezzo della propaganda e dell’agitazione, come operazione ipocrita per ricostruire l’autorità politica di uno stato minato da avvenimenti di portata rivoluzionaria come lo sono, indubbiamente, la bancarotta generalizzata di banche e capitali e delle finanze pubbliche, la tendenza alla dissoluzione delle relazioni sociali capitalistiche e il sollevamento popolare. In opposizione a questo tentativo controrivoluzionario, anche se con un vestito democratico, il PO ha proposto un’Assemblea costituente con potere, per mezzo di una nuova insurrezione. Il 20 dicembre passato l’intero paese ha vissuto la forza mobilitante di questa proposta (e il suo effetto ‘’terrorizzante’’ sul gruppo di Duhalde) col concentramento di 100.000 lavoratori in Plaza de Mayo. La sinistra democratizzante e il centro sinistra, che da subito si sono affannati a nominare candidati per le elezioni, hanno così dimostrato il proprio affanno incontenibile di integrarsi nel processo di costruzione dello stato capitalistico, con l’aspettativa di ricevere quel che avanza di alcuni scranni parlamentari. Questo spiega il sabotaggio di Izquierda Unida al fronte di sinistra col Partido Obrero.

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Il Partido Obrero interviene nelle elezioni per smascherare la loro finalità politica e, per mezzo di quest’azione chiarificatrice, preparare i lavoratori alla seconda tappa della bancarotta capitalistica e della ribellione popolare. Questa preparazione consiste nello sviluppare un programma, rafforzare l’organizzazione e mettere in primo piano una direzione realmente rivoluzionaria. Per questo ha tra i suoi candidati, propagandisti e agitatori della campagna elettorale, i combattenti del movimento piquetero, delle fabbriche occupate delle assemblee popolari, dei sindacati e dei gruppi studenteschi in lotta.

 

La proposta di astensione ignora il carattere della tappa politica, e, soprattutto, le necessità strategiche della ribellione popolare, che sono sviluppare un programma e una direzione. La proposta di astensione non si è radicata in nessun settore popolare, fatto che la trasforma in un puro proclama ideologico. Quando proviene da qualche settore piquetero esprime la propria incapacità di trasformare i piqueteros in una avanguardia politica e in alcuni casi cela il sostegno a candidati burocratici o dei padroni, come accade con la CCC e la sua ‘’libertà di voto’’ per D’Elía.

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Lottiamo contro la guerra imperialista

Le elezioni non si svolgono solo in una tappa di transizione della catastrofe politica e della ribellione popolare Argentina, ma soprattutto della catastrofe capitalistica internazionale. La guerra contro l’Iraq scuoterà la fragile stabilità di cui godono ancora alcune nazioni e spazzerà via le illusioni di recupero, come si favoleggia in Argentina.

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Il Partido Obrero lotta contro la guerra, non in difesa di una pace mille volte smentita e impossibile sotto l’imperialismo, ma proprio per abbattere l’imperialismo. La guerra imminente è una manifestazione della fase storica di barbarie raggiunta dallo sviluppo capitalistico. Appoggiamo e ci uniamo a tutte le espressioni pacifiste che mettano in primo piano la mobilitazione di massa e il boicottaggio politico-militare alla guerra, ma dichiariamo che l’obiettivo irrinunciabile è approfittare delle crisi che la guerra necessariamente genererà per accelerare la fine del capitalismo e ottenere la conquista del potere da parte dei lavoratori. Denunciamo la guerra che l’imperialismo e i suoi agenti stanno conducendo nelle Filippine, in Cecenia, in Costa d’Avorio, in Colombia, in Palestina e che vogliono estendere alla penisola di Corea. Denunciamo i vari tentativi golpisti in Venezuela.

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Campagna della classe operaia piquetera

La campagna elettorale del Partido Obrero sarà una campagna della classe operaia piquetera. Da un lato sarà impersonata da numerose donne, uomini , giovani del movimento piquetero. Dall’altro sarà l’espressione della prospettiva della ribellione popolare sviluppata contro la miseria sociale del capitalismo.

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La campagna elettorale è compressa in un periodo di 40 giorni. Si tratta però di 40 giorni di immensa crisi sociale e internazionale. Le opinioni dell’elettorato saranno influenzate da tutti i sommovimenti di una enorme convulsione politica. Venti anni di esperimento costituzionale in Argentina sono culminati in un gigantesco fallimento. I partiti storici della borghesia argentina, il radicale e il peronista, soffrono di un discredito non comune e, cosa peggiore, una totale mancanza di contatto con la realtà. Il "progressismo" argentino non è nulla più di un gruppo di commissionari di capitali in appalto.

 

Il Partido Obrero si impegnerà a sfruttare tutte le circostanze dell’attuale momento eccezionale per conquistare un’influenza crescente e maggioritaria. Mette all’erta contro una trappola mortale: l’appoggio al ‘’male minore’’. Il Partido Obrero denuncia i candidati come Kirchner, Carrió e Rodríguez Saá che si avvalgono dello spauracchio di Menem per contrabbandare le proprie bugie, e metterà tutte le proprie energie nel tentativo di smascherarli. L’alleanza dell’uomo di Santa Cruz (Kirchener, ndt) con Scioli, della Carrió col conservatore-videlista Gutiérrez e di Rodríguez Saá con Rico, dimostrano, se ce ne fosse bisogno, che sono rappresentanti reazionari degli sfruttatori che hanno affondato l’Argentina.

 

La piattaforma del Partido Obrero prevede la rottura col FMI; il disconoscimento del debito pubblico usuraio coi banchieri, la messa sotto controllo operaio delle banche e dei fondi previdenziali, l’aumento del cento per cento dei salari e un salario minimo uguale al costo del paniere familiare, la suddivisione delle ore di lavoro tra tutti i lavoratori occupati e disoccupati, un sussidio per i disoccupati pari al salario minimo, la ri-nazionalizzazione della YPF-Repsol senza indennizzo e sotto il controllo operaio, un piano economico e politico stabilito da un congresso liberamente eletto di lavoratori.

 

In questa cornice il PO sollecita più che mai la mobilitazione affinché ‘’se ne vadano tutti’’ e si consegni il potere a una nuova rappresentanza popolare, un’Assemblea costituente sovrana. Il PO invita i popoli e i lavoratori dell’America Latina a dare impulso alla Unità Socialista, l’unica che può mettere fine ai cinque secoli di sterminio e sfruttamento.

   

Traduzione di Alberto Airoldi

(Il testo qui tradotto è stato ridotto in alcuni passaggi -indicati dalla parentesi coi tre puntini- per ragioni di spazio. La versione integrale in lingua originale è reperibile sul giornale del Partido Obrero di Argentina, Prensa Obrera, n. 792, del 13 marzo 2003)