La convocazione elettorale
rappresenta un tentativo della classe dei capitalisti e dei suoi rappresentanti
politici di ricostruire il potere dello stato e l’autorità di governo colpiti
dalla bancarotta economica e dalla ribellione popolare. Il meccanismo imposto
che prevede la separazione delle politiche dalle provinciali e lo scaglionamento
fino a ottobre, riflette chiaramente la crisi dell’autorità politica del
vecchio regime…
Il FMI, il Tesoro nordamericano e il cosiddetto gruppo dei 7 hanno preteso la convocazione di elezioni come condizione politica necessaria per la ristrutturazione del debito estero e per avviare la ‘’ricapitalizzazione’’ delle banche con soldi statali. La recente ‘’ridollarizzazione’’ dei depositi da parte della Corte è una gigantesca trappola che vuole rimpiazzare il debito ‘’garantito’’ dallo stato e le banche con un debito simile coi risparmiatori, cioè pagando in dollari ai banchieri, coi denari dei risparmiatori, il debito ‘’defaultato’’ dello stato argentino.
Non
sono "una farsa"
Come si può vedere queste
elezioni sono ben lontano dall’essere "una farsa", sono
terribilmente ‘’serie’’. La menzogna sul fatto che sarebbero uno
strumento di esercizio effettivo della sovranità popolare non diminuisce, ma
aumenta la necessità di smascherarle per mezzo della propaganda e
dell’agitazione, come operazione ipocrita per ricostruire l’autorità
politica di uno stato minato da avvenimenti di portata rivoluzionaria come lo
sono, indubbiamente, la bancarotta generalizzata di banche e capitali e delle
finanze pubbliche, la tendenza alla dissoluzione delle relazioni sociali
capitalistiche e il sollevamento popolare. In opposizione a questo tentativo
controrivoluzionario, anche se con un vestito democratico, il PO ha proposto
un’Assemblea costituente con potere, per mezzo di una nuova insurrezione. Il
20 dicembre passato l’intero paese ha vissuto la forza mobilitante di questa
proposta (e il suo effetto ‘’terrorizzante’’ sul gruppo di Duhalde) col
concentramento di 100.000 lavoratori in Plaza de Mayo. La sinistra
democratizzante e il centro sinistra, che da subito si sono affannati a nominare
candidati per le elezioni, hanno così dimostrato il proprio affanno
incontenibile di integrarsi nel processo di costruzione dello stato
capitalistico, con l’aspettativa di ricevere quel che avanza di alcuni scranni
parlamentari. Questo spiega il sabotaggio di Izquierda Unida al fronte di
sinistra col Partido Obrero.
(…)
Il
Partido Obrero interviene nelle elezioni per smascherare la loro finalità
politica e, per mezzo di quest’azione chiarificatrice, preparare i lavoratori
alla seconda tappa della bancarotta capitalistica e della ribellione popolare.
Questa preparazione consiste nello sviluppare un programma, rafforzare
l’organizzazione e mettere in primo piano una direzione realmente
rivoluzionaria. Per questo ha tra i suoi candidati, propagandisti e agitatori
della campagna elettorale, i combattenti del movimento piquetero, delle fabbriche occupate delle assemblee popolari, dei
sindacati e dei gruppi studenteschi in lotta.
La
proposta di astensione ignora il carattere della tappa politica, e, soprattutto,
le necessità strategiche della ribellione popolare, che sono sviluppare un
programma e una direzione. La proposta di astensione non si è radicata in
nessun settore popolare, fatto che la trasforma in un puro proclama ideologico.
Quando proviene da qualche settore piquetero esprime la propria incapacità di trasformare i piqueteros
in una avanguardia politica e in alcuni casi cela il sostegno a candidati
burocratici o dei padroni, come accade con la CCC e la sua ‘’libertà di
voto’’ per D’Elía.
(…)
Lottiamo
contro la guerra imperialista
Le
elezioni non si svolgono solo in una tappa di transizione della catastrofe
politica e della ribellione popolare Argentina, ma soprattutto della catastrofe
capitalistica internazionale. La guerra contro l’Iraq scuoterà la fragile
stabilità di cui godono ancora alcune nazioni e spazzerà via le illusioni di
recupero, come si favoleggia in Argentina.
(...)
Il
Partido Obrero lotta contro la guerra, non in difesa di una pace mille volte
smentita e impossibile sotto l’imperialismo, ma proprio per abbattere
l’imperialismo. La guerra imminente è una manifestazione della fase storica
di barbarie raggiunta dallo sviluppo capitalistico. Appoggiamo e ci uniamo a
tutte le espressioni pacifiste che mettano in primo piano la mobilitazione di
massa e il boicottaggio politico-militare alla guerra, ma dichiariamo che
l’obiettivo irrinunciabile è approfittare delle crisi che la guerra
necessariamente genererà per accelerare la fine del capitalismo e ottenere la
conquista del potere da parte dei lavoratori. Denunciamo la guerra che
l’imperialismo e i suoi agenti stanno conducendo nelle Filippine, in Cecenia,
in Costa d’Avorio, in Colombia, in Palestina e che vogliono estendere alla
penisola di Corea. Denunciamo i vari tentativi golpisti in Venezuela.
(...)
Campagna
della classe operaia piquetera
La campagna elettorale del
Partido Obrero sarà una campagna della classe operaia piquetera. Da un lato sarà impersonata da numerose donne, uomini ,
giovani del movimento piquetero.
Dall’altro sarà l’espressione della prospettiva della ribellione popolare
sviluppata contro la miseria sociale del capitalismo.
(...)
La
campagna elettorale è compressa in un periodo di 40 giorni. Si tratta però di
40 giorni di immensa crisi sociale e internazionale. Le opinioni
dell’elettorato saranno influenzate da tutti i sommovimenti di una enorme
convulsione politica. Venti anni di esperimento costituzionale in Argentina sono
culminati in un gigantesco fallimento. I partiti storici della borghesia
argentina, il radicale e il peronista, soffrono di un discredito non comune e,
cosa peggiore, una totale mancanza di contatto con la realtà. Il
"progressismo" argentino non è nulla più di un gruppo di
commissionari di capitali in appalto.
Il
Partido Obrero si impegnerà a sfruttare tutte le circostanze dell’attuale
momento eccezionale per conquistare un’influenza crescente e maggioritaria.
Mette all’erta contro una trappola mortale: l’appoggio al ‘’male
minore’’. Il Partido Obrero denuncia i candidati come Kirchner, Carrió e
Rodríguez Saá che si avvalgono dello spauracchio di Menem per contrabbandare
le proprie bugie, e metterà tutte le proprie energie nel tentativo di
smascherarli. L’alleanza dell’uomo di Santa Cruz (Kirchener, ndt) con Scioli,
della Carrió col conservatore-videlista
Gutiérrez e di Rodríguez Saá con Rico, dimostrano, se ce ne fosse bisogno,
che sono rappresentanti reazionari degli sfruttatori che hanno affondato
l’Argentina.
La
piattaforma del Partido Obrero prevede la rottura col FMI; il disconoscimento
del debito pubblico usuraio coi banchieri, la messa sotto controllo operaio
delle banche e dei fondi previdenziali, l’aumento del cento per cento dei
salari e un salario minimo uguale al costo del paniere familiare, la
suddivisione delle ore di lavoro tra tutti i lavoratori occupati e disoccupati,
un sussidio per i disoccupati pari al salario minimo, la ri-nazionalizzazione
della YPF-Repsol senza indennizzo e sotto il controllo operaio, un piano
economico e politico stabilito da un congresso liberamente eletto di lavoratori.
In questa cornice il PO
sollecita più che mai la mobilitazione affinché ‘’se ne vadano tutti’’
e si consegni il potere a una nuova rappresentanza popolare, un’Assemblea
costituente sovrana. Il PO invita i popoli e i lavoratori dell’America Latina
a dare impulso alla Unità Socialista, l’unica che può mettere fine ai cinque
secoli di sterminio e sfruttamento.
Traduzione di Alberto Airoldi
(Il testo qui tradotto è stato ridotto in alcuni passaggi
-indicati dalla parentesi coi tre puntini- per ragioni di spazio. La versione
integrale in lingua originale è reperibile sul giornale del Partido Obrero di
Argentina, Prensa Obrera, n. 792, del
13 marzo 2003)