VI CONGRESSO: LE DICHIARAZIONI DI VOTO SULLO STATUTO E SUL DOCUMENTO FINALE

 

Iniziamo da oggi la pubblicazione di materiali relativi al VI Congresso nazionale del Prc che si è concluso nel fine settimana scorso a Venezia.

Potete leggere qui sotto:
- la dichiarazione congiunta delle minoranze sullo Statuto approvato a colpi di maggioranza (e, appunto, col voto contrario di quasi metà platea);
- la dichiarazione di voto finale di Marco Ferrando a nome di Progetto Comunista
 
Nei prossimi giorni pubblicheremo altra documentazione sul congresso di Venezia e alcune anticipazioni dal prossimo numero di Progetto Comunista, in larga parte dedicato al bilancio del Congresso.
 
Buona lettura,
 
Francesco Ricci
 

Dichiarazione congiunta delle minoranze di Rifondazione Comunista sul nuovo Statuto del Partito

Quanto è avvenuto in sede di Commissione e nella discussione plenaria del Congresso a proposito delle modifiche dello Statuto del Partito è un fatto molto grave, senza precedenti in tutta la storia di Rifondazione Comunista.

Forte di uno scarto di voti molto contenuto, la maggioranza ha deciso di stravolgere lo Statuto del Partito a colpi di maggioranza, non mostrando alcuna disponibilità al confronto con le opposizioni interne. Nonostante la ferma contrarietà sempre mostrata da tutto il Partito nei confronti dei principi e della pratica del maggioritario, la maggioranza non ha esitato ad applicarne la logica: chi vince prende tutto.

Per questo ci siamo risolti ad una decisione sin qui mai assunta e che mai avremmo voluto prendere: quella di votare contro lo Statuto del nostro Partito. Grave e irricevibile sempre, l’uso del maggioritario lo è soprattutto quando materia del contendere sono le norme che regolano la vita di una comunità e che dovrebbero tutelare la democrazia interna garantendo le minoranze da eventuali forzature della maggioranza.

Su aspetti centrali della struttura organizzativa del Partito (a cominciare dalla composizione e dalle funzioni della Segreteria nazionale, della Direzione nazionale e dell’Esecutivo), la maggioranza ha imposto modifiche statutarie che d’ora in avanti le consentiranno di assumere decisioni nella sostanziale assenza di confronto con le minoranze. In queste nuove condizioni, la guida politica e la gestione reale del Partito saranno assunte da un organismo (l’Esecutivo) che - in rappresentanza di istanze territoriali e di dipartimento - esprime però quasi esclusivamente la parte maggioritaria del Partito, espropriando la Direzione nazionale di qualsiasi effettivo ruolo dirigente. Dinanzi a tale operazione di costruzione sostanzialmente maggioritaria degli organismi dirigenti, le minoranze chiedono congiuntamente che non si proceda per il momento all’elezione della prossima Direzione nazionale e decidono - qualora tale richiesta non venisse accolta - di sospendere la propria presenza nella Direzione nazionale, in attesa di conoscere la composizione dell’insieme dei nuovi organismi dirigenti.

C’è una gran parte del Partito della Rifondazione Comunista che non acconsente con tale modalità maggioritaria: una gran parte - oltre il 40% - che subisce oggi una prevaricazione ma che già da domani intende far pesare tutta la propria influenza, nella certezza di disporre di una forza importante.

Claudio Grassi - mozione 2 “essere comunisti”
Marco Ferrando - mozione 3 “per un progetto comunista”
Salvatore Cannavò - mozione 4 “un’altra rifondazione è possibile”
Claudio Bellotti - mozione 5 “rompere con Prodi, preparare l’alternativa operaia”

Lido di Venezia, 5 marzo 2005.

 


 

Dichiarazione di voto di Marco Ferrando per Progetto Comunista


La relazione e replica del segretario confermano e aggravano le ragioni di dissenso che come progetto comunista - terza mozione - abbiamo sostenuto in congresso: sia in riferimento alla linea politica sia in riferimento alla ristrutturazione del partito e alle relazioni interne.

La linea politica di governo è stata non solo riproposta ma razionalizzata sotto forma di "compromesso sociale" con la cosiddetta "borghesia produttiva": così nel nome del "nuovo", si ritorna alle vecchie illusioni riformiste del centrosinistra degli anni '60, per di più nel momento storico in cui la credibilità del riformismo è azzerata dalla crisi capitalistica e dal rilancio della competizione globale. Non a caso Romano Prodi ha così definito, testualmente, la relazione del segretario: «La proposta di un partito socialista pienamente riformista, compatibile con le responsabilità di governo». Un giudizio purtroppo fondato e, dunque, l'esatta misura della gravità dell'attuale svolta politica.

Quanto al fatto che Bertinotti ci assicuri che «sarà sempre con gli operai ma che non vuole regalare per sempre il governo ai padroni», vorrei osservare che la migliore retorica non può cancellare la realtà: se vai al governo con i padroni, ti schieri inevitabilmente contro gli operai. Non conta dove sta la tua anima o la tua intenzione. Conta la tua collocazione materiale, politica e sociale. Come tutte le coalizioni di governo con i liberali hanno comprovato nella storia.

La ristrutturazione che è stata operata degli organismi del partito è direttamente legata a questa prospettiva di governo. Quando si vuole guidare la nave del partito verso il porto di Romano Prodi è logico si pretenda il monopolio del timone, tanto più sapendo che il mare è burrascoso e che la ciurma non è convinta della rotta. Così si spiega l'apparente assurdità di una segreteria omogenea senza minoranze, di una direzione nazionale senza la presenza al suo interno della segreteria, di un comitato operativo senza la presenza al suo interno della direzione.

La ristrutturazione imposta a colpi di maggioranza semplice, il cui significato è uno solo: tutto il potere si concentra nelle mani del segretario, la direzione nazionale è ridotta a un parlatoio ininfluente, alle minoranze resta solo il "diritto di tribuna". Il fatto che questo avvenga in presenza di minoranze attestate oltre il 40% rende il tutto ancora più abnorme.

Questa linea di rottura totale con l'altra metà del partito che Bertinotti ha voluto imporre apre una fase nuova nel Prc. Le ipotesi di "condizionamento critico" della linea del segretario che altre mozioni avevano sinora perseguito sono politicamente fallite ed hanno esaurito ogni spazio. L'attuale ricollocazione all'opposizione da parte dei compagni del secondo e del quarto documento è la registrazione di questo fatto.

Ora il 40% del partito ha una grande responsabilità. Quella di costruire insieme, finalmente, una prospettiva politica coerentemente alternativa alla deriva governista, puntando alla conquista della maggioranza del partito e ad un altro gruppo dirigente. Sulla base di un impegno di fondo: salvare l'esistenza, irrinunciabile, di un'opposizione comunista e di classe in Italia.

In ogni caso, Progetto comunista si batterà sino in fondo nel Prc per affermare questo impegno.