NESSUN PASSSO INDIETRO
SUL RITIRO DELLE TRUPPE
Due
anni fa l’aggressione angloamericana all’Irak nel nome della
“democrazia” mirava alla conquista delle sue risorse, ad una postazione
strategica negli equilibri internazionali, all’intimidazione preventiva
contro tutti i popoli appressi.
Due
anni di occupazione militare dell’Irak, di saccheggi, bombardamenti,
torture, nel nome della “pace” puntano solo a consolidare il bottino di
guerra nelle mani dei vincitori.
Ma
non tutto fila liscio per l’imperialismo. La resistenza irakena ostacola i
suoi piani. Larga parte del popolo irakeno vuole il ritorno a casa delle
truppe occupanti. Le stesse elezioni farsa di gennaio hanno punito il
partito guida del vecchio governo fantoccio (Allawi).
Gli
USA cercano allora di correre ai ripari. Nel mentre estendono le proprie
minacce alla Siria e all’Iran, puntano a coinvolgere le diplomazie di
Francia e Germania che, a loro volta, vedono l’occasione di rientrare in
campo per partecipare alla spartizione del bottino.
In
Italia, il “Welcome Bush” di Romano Prodi è l’apertura a questa
ricomposizione transatlantica. La tesi di un “cambiamento”
dell’amministrazione Bush e persino di Sharon, espressa dai vertici di
Rifondazione Comunista, misura la subordinazione a Prodi e il suo prezzo.
Il
movimento contro la guerra e l’occupazione dell’Irak deve rifiutare di
subordinarsi a queste operazioni.
Il
ritiro immediato e incondizionato delle truppe non può essere sacrificato
alla “programmazione ONU”, cioè al calendario di spartizione dell’Irak
da parte delle potenze imperialiste.
Va
rilanciata una vera campagna di massa per il ritiro di tutte le forze
imperialiste dall’Irak, dal Kosovo, dall’Afghanistan.
Va
aperta una campagna di denuncia degli interessi dell’imperialismo italiano
in Irak a partire dell’ENI e dalle centinaia di aziende coinvolte
nell'affare della “ricostruzione”.
Va
sostenuto il diritto incondizionato del popolo irakeno alla resistenza
contro l’occupazione, assieme alle lotte di massa dei lavoratori irakeni e
alla prospettiva di un governo operaio e contadino in Irak: l’unica
soluzione che può combinare la reale sconfitta dell’imperialismo col
pieno riconoscimento delle ragioni sociali e democratiche dei lavoratori e
delle masse femminili di quel Paese.
· VIA DALL’IRAK, QUI E E ORA, INCONDIZIONATAMENTE!
· PER IL DIRITTO DI RESISTENZA DEL POPOLO IRAKENO CONTRO LE FORZE DI OCCUPAZIONE!
·
PER UN GOVERNO OPERAIO E
CONTADINO IN IRAK!
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COMUNISTA
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