IL CORTEO DEL 2 MARZO ALL'UNIVERSITA' DI ROMA

 

Trovate qui sotto una nota del compagno Tiziano Latini sul corteo che il 2 marzo ha portato studenti e ricercatori ad "invadere" le strade romane e a mobilitarsi per il "ritiro della riforma Moratti", contro gli attacchi all'istruzione pubblica comuni al centrodestra quanto al centrosinistra.

Come è bene evidenziato anche sotto, va constatata e quindi sostenuta incondizionatamente la tenacia e la radicalità di una consistente fetta di movimento (noi crediamo e auspichiamo maggioritaria) che, lungi dal far propri desideri -pii- di "lotta nel governo" e di collaborazione con le forze politiche "moderate" e "progressiste" (!) finanziate dalla grande industria, chiede oggi-più-che-mai un'alternativa di sistema che sia vera, rivoluzionaria, anticapitalistica e che passi per l'abbattimento della triste quotidianità disegnata per noi, giovani e lavoratori, dai padroni di questo Paese.

Roberto Angiuoni


"Centrodestra-centrosinistra, l’Università è sempre più classista!"

 

Il 2 Marzo scorso si è svolta a Roma una grande manifestazione degli studenti e dei ricercatori delle Università La Sapienza, Tor Vergata e Roma-Tre, contro le riforme universitarie che da 15 anni (dalla riforma Ruberti) stanno smantellando il diritto allo studio e la ricerca scientifica in Italia.

Il Collettivo autorganizzato d’Interfacoltà della Sapienza (che comprende tra gli altri il collettivo di Scienze e quello di Filosofia) e i Ricercatori Precari decisero tempo fa di promuovere una giornata di mobilitazione in concomitanza con il giorno dello sciopero della docenza universitaria indetto dai sindacati confederali. L’iniziativa, cui seguiva un’occupazione del rettorato presieduto dall’ormai ex-filociggiellino Guarini, non voleva essere un appoggio incondizionato allo sciopero dei professori, bensì uno scendere in piazza per colpire unitariamente ma con parole d’ordine ben distinte: da una parte c’è infatti la richiesta al governo di spazi di concertazione (se non clientelari) un po’ più ampi in un’ottica corporativista e baronale; dall’altra invece una chiara analisi di classe degli studenti lavoratori e figli di lavoratori e dei precari dell’università, in poche parole il punto di vista di chi sta tentando di resistere con tutte le proprie forze, pena la completa esclusione dal mondo universitario e lavorativo, all’intera riforma Moratti (e non solo…).

Il risultato, per cui si sono spesi con generosità alcuni compagni dei Giovani Comunisti romani tra quelli più in contrasto con la linea governista e revisionista di Bertinotti, è stato strepitoso! Nonostante Cgil, Cisl e Uil abbiano deciso di non scendere in piazza e sebbene i "Baroni" con esami e lezioni tenessero in ostaggio la stragrande maggioranza degli studenti del "nuovo ordinamento", poco meno di 5000 tra studenti e ricercatori hanno sfilato dall’università fin sotto il Ministero delle Finanze, bloccando l’intera città.

Il dato, che ha positivamente sorpreso gli organizzatori, è stato ancor più stupefacente alla luce della linea che i compagni del Coordinamento dei Collettivi della Sapienza (in gran parte provenienti dall’area di Erre) hanno tenuto nei giorni precedenti la manifestazione. Infatti, nonostante la delicatezza del momento che stiamo vivendo in questi giorni per il passaggio in Parlamento del DDL Moratti, o per il prossimo riordino dei cicli con cui il Ministero ed il CUN renderanno operativa la Riforma Moratti e la "Y", e nonostante una diffusa "stanchezza" nel movimento universitario, dovuta al sovraccarico di iniziative (spesso autoreferenziali) che da settembre impegna gli studenti, i compagni del Coordinamento non hanno avvertito la stessa esigenza del Collettivo d’Interfacoltà: invece di perseguire l’obiettivo di una piattaforma di Lotta il più possibile unitaria ed allargata, con momenti centrali di mobilitazione e sciopero di massa, come proponeva quest’ultimo, i compagni del coordinamento hanno deciso di dare il via ad una lunga serie di iniziative, tutte firmate col loro marchio, non sul DDL Moratti, non sulla Riforma ma… solo sull’aumento delle tasse! Non che sia un problema secondario, ma slegarlo dalla lotta all’intera destrutturazione dell’ Università è ingenuo oltre che controproducente (forse questa voglia di distinguersi -tutta a discapito della lotta- e di correre da soli dipende anche dall’approssimarsi delle elezioni universitarie….)!

Sta di fatto che tutto questo non ha fermato la rabbia degli studenti, che è esplosa in piazza con tutta la sua forza e la sua radicalità. Gli studenti hanno infatti capito (e per quanto riguarda l’università ci stanno riuscendo, data l’uscita forzata della Cgil da tutti i tavoli di trattativa sulla riforma ed il DDL e l’indizione da parte di confederali e cobas dello sciopero unitario di scuola ed università per il 18 marzo) che l’unica possibilità di vittoria sta nel rompere la concertazione, rifiutare in toto l’intera riforma e lottare con tutti i mezzi disponibili per cacciare la "Ministra" Moratti e l’intero Governo Berlusconi. Ma l’aspetto più importante sta forse nella consapevolezza che gli studenti hanno maturato del fatto che non possono esistere riforme buone e riforme cattive solo in base alle bandiere che sventolano sopra di esse: il progetto di smantellamento dell’università e della Scuola portato avanti dall’attuale governo discende direttamente dalla Conferenza di Bologna e dalla Riforme Zecchino-Berlinguer fatte dal governo Prodi.

Non si può essere contro uno e a favore delle altre!

Sono indicativi gli slogan che il corteo ha rivolto alla sede nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, sotto cui si è trovato a sfilare, per spronare il Partito a costituire una vera alternativa politica e a non appiattirsi tra le file dell’Unione: "Centrodestra-Centrosinistra, l’Università è sempre più classista!", "Riforma Moratti, non scenderemo a patti! Riforma Zecchino, faremo un bel casino!", "Contro la scuola dei signori, studenti uniti con i lavoratori!", "Al creazionismo non ci crediamo, smontiamo-smontiamo-smontiamo il Vaticano!". Ed ultimo, ma non per importanza: "Contro la riforma non basta più parlare, è ora, è ora di scioperare!". Sarebbe stato utile anche la presenza dell’Onorevole Titti De Simone che, noncurante della linea maggioritaria nel movimento (a cui ci si rifà solo quando serve un improbabile lasciapassare per la liquidazione del marxismo e per stringere alleanze con la borghesia), offre la sponda a chi vuole farci credere che si possa ancora "riformare la riforma" con le commissioni: «Appena la legge arriverà in aula chiederemo che torni subito in commissione per essere finalmente discussa davvero>> (Il Manifesto, 3/3/2005).

Probabilmente il movimento della Sapienza ed i compagni di Rifondazione in esso attivi non sono in linea con la linea di maggioranza uscita dal congresso di Venezia, ma continueremo ostinatamente la nostra lotta contro questo e contro il prossimo governo (e invitiamo tutti i compagni "critici" del partito a fare altrettanto nel resto d’Italia), perché siamo convinti che il compito dei comunisti è, e deve essere, quello di vincere. Ma quello che distingue la prassi e la teoria marxista e rivoluzionaria dalle politiche dei partiti riformisti, dei sindacati, delle tendenze piccolo borghesi dei movimenti sarà sempre distruggere le illusioni riformiste e rompere le pratiche concertative, per offrire ai movimenti, non una chiusura settaria od un atteggiamento elemosinante delle masse verso il padronato, ma una vera e più ampia prospettiva politica per la conquista immediata, e non solo dopo la "rivoluzione", dei più elementari diritti!

Anche e soprattutto del diritto allo studio, alla cultura ed al vero progresso scientifico!

 

                                                       Tiziano Latini

                                                                        Collettivo di Scienze de "La Sapienza"             

                                                            Comitato Politico Federale  - PRC Roma