Con la penna di Trotsky per infilzare i "pacifisti assoluti"

 

di Francesco Ricci

 

Alla "non violenza" abbiamo già dedicato un approfondimento sul numero di gennaio 2003 del giornale (reperibile sul nostro sito www.progettocomunista.it). Ma il tema è tornato d'attualità in queste ultime settimane con la profusione di interviste e dichiarazioni di Bertinotti e col dibattito su Liberazione.

In realtà Bertinotti non ha detto cose nuove: né rispetto a sue precedenti elaborazioni né rispetto a formulazioni già contenute nelle tesi di maggioranza del V Congresso (si veda a questo proposito l'articolo, qui a fianco, di Ruggero Mantovani). L'enfasi nuova (a cui Liberazione fa eco) che alcuni giornali ulivisti (Repubblica) danno a queste teorizzazioni vecchie è evidentemente legata non a un improvviso interesse per l'elaborazione teorica del Prc, ma a più immediate esigenze politiche: si esamina e si valuta il Prc in vista di un suo approdo nel futuro governo liberale e ci si interroga: è un partito serio e responsabile (dal punto di vista borghese, s'intende)?

Per quanto riguarda il dibattito teorico, invece, è forse utile ricordare che le tesi sulla "non violenza" come acquisizione "strategica", "assoluta", e "definitiva" sono riaffiorate -più o meno negli stessi termini- alcune decine di volte negli ultimi due secoli. E ciò è successo ogni volta che dirigenti del movimento operaio decidevano di abbandonare l'opposizione per varcare la "soglia del governo" (borghese, s'intende). Così come ogni buon credente si fa il segno della croce entrando in chiesa, ognuno di questi dirigenti, prima di essere ammesso nel santuario borghese ha sentito l'intimo bisogno di accendere un paio di candele sull'altare della Morale Eterna e della Nonviolenza (quella che la borghesia liberale prescrive ai soli lavoratori, s'intende).

Per questo motivo esistono, fra i classici marxisti, svariati polemiche con le teorizzazioni pacifiste e non violente. Tra i tanti testi ci è parso utile riportare (seppure solo in piccoli assaggi) questa godibile polemica di Trotsky. Leggetelo e diteci se non vi sembra scritto oggi contro le novissime posizioni della segreteria del Prc. Per quanto riguarda il titolo: absit iniuria verbo: non è nostro, abbiamo mantenuto quello di Trotsky.