ORDINE DEL GIORNO PRESENTATO DA PROGETTO COMUNISTA AL COORDINAMENTO NAZIONALE DEI GIOVANI COMUNISTI

 
 
 
Sabato 14 febbraio si è svolta a Roma una riunione del Coordinamento Nazionale dei Giovani Comunisti. Trovate di seguito:
 
1) un resoconto della riunione stessa, scritto dal compagno Nicola di Iasio
 
2) l'ordine del giorno presentato da Progetto Comunista
 
3) una nota (con una breve rassegna stampa) sulle gravi vicende di Genova a cui si fa riferimento nel resoconto e nell'ordine del giorno (e di cui si è discusso al Coordinamento stesso). La nota è stata scritta dal compagno Alessandro Borghi, dirigente della sinistra rivoluzionaria del Partito a Genova.
 
Buona lettura
Fabiana Stefanoni
 

 
Un breve resoconto del Coordinamento Nazionale Giovani Comunisti
 
La relazione di Fratoianni (il coordinatore nazionale GC) ha tentato un aggiornamento dell'analisi di fase con "la ripresa e esplosione dei conflitti sociali" e allo stesso tempo con "la crisi del movimento" (almeno in Italia), che consente alla "vecchia politica di riconquistare gli spazi del movimento". Nel quadro delineato l'Assemblea di Bologna veniva assunta come emblema di questa crisi: il movimento incapace di coinvolgere i militanti "non inquadrati" nelle attuali strutture organizzate. L'orientamento che ne scaturirebbe per i GC è quello di "continuare a investire nel movimento" cercando anche di "rivitalizzare le modalità di relazione" intergruppi e la necessità di "un'inchiesta" per gli ultimi avvenimenti a partire da Terni. Allo stesso tempo la relazione, per la prima volta dalla II Conferenza Nazionale del luglio 2002, ha ammesso la crisi dell'organizzazione: delle sue strutture territoriali, del coinvolgimento effettivo dello stesso Coordinamento Nazionale etc. Di qui la necessità di "riprendere in mano l'organizzazione" dandosi una nuova strutturazione dipartimentale e la convocazione entro l'inizio di maggio di una Assemblea (Seminario) Nazionale (senza alcun potere decisionale e senza alcuna rappresentanza minimamente proporzionale).
 
La relazione in sostanza ha evidenziato clamorosamente l'assenza di una qualsiasi proposta programmatica al movimento e in ogni ambito di intervento dei GC; all'analisi come al solito fumosa e contraddittoria (come nel caso delle ragioni della crisi del movimento) fa seguito il vuoto più totale sul piano della proposta: dopo la richiesta di Bertinotti di una commissione d'inchiesta sul capitalismo italiano ecco spuntare anche nell'organizzazione giovanile il fiore dell'Inchiesta (nel caso in questione sugli eventi di Terni). La negazione dell'importanza di una battaglia politica nel movimento, su una base programmatica, non solo impedisce ai dirigenti di maggioranza di spiegare le ragioni della crisi del movimento (su cui non ci sono neanche due righe nel'odg approvato); ma, soprattutto, continua a disperdere e a deviare le migliori energie dell'organizzazione del movimento stesso in una fase importantissima: gli ultimi avvenimenti (la vicenda degli autoferrotranvieri, Terni, gli scioperi contro la riforma Moratti della scuola e dell'Università) dimostrano la necessità e l'urgenza di un intervento propulsivo (e non di presenza o al più solidaristico) dell'organizzazione per la mobilitazione di massa, unica garanzia anche per la difesa delle conquiste acquisite. Ciò che richiederebbe la rottura immediata con il Centro liberale; che, ricandidandosi al governo del paese, intende garantire alla grande borghesia, grazie al controllo del Prc sul movimento, lo scalpo delle mobilitazioni e dello scontro sociale.   
 
Il dibattito ha evidenziato, oltre al nostro profondo e netto dissenso, la piena condivisione della proposta politica avanzata sia da parte dell'area grassiana che da parte dei pablisti di Erre (ex Bandiera Rossa).
L'ordine del giorno di Progetto Comunista è stato respinto con 3 voti favorevoli, 21 contrari (bertinottiani, grassiani e pablisti) e 3 di astensione (centristi di FalceMartello).
 
Infine segnaliamo il nostro voto di astensione su un ordine del giorno specifico proposto dall'Esecutivo Nazionale in riferimento alla decisione (presa all'unanimità e quindi con il voto favorevole dei due assessori di Rifondazione Comunista) della Giunta di Genova di costituirsi parte civile nel processo ai manifestanti delle giornate di Genova. Pur condividendo la netta condanna dell'accaduto espressa nell'odg, abbiamo ritenuto in primo luogo equivoca (per usare un eufemismo) la formulazione adottata in merito alla violenza (presunta) dei manifestanti e (certa) dello stato borghese; e, inoltre, l'assenza, tanto più a fronte della gravità dell'accaduto, dell'unica vera proposta credibile: la rottura immediata e incondizionata del Partito con il centrosinistra. Ci è stato risposto che la rottura sarebbe stato un atto precipitoso e che per favorire il chiarimento tra il partito e la Giunta i due assessori si erano autosospesi in quanto avevano votato per errore. Si tratta, com'è del tutto evidente, di una argomentazione raffazzonata, inconsistente e non rispondente a verità: in particolare alla luce del fatto che i compagni coinvolti non sono certo alle prime armi, ed erano ben consci di ciò che facevano (Cfr. la nota in allegato). Così guardacaso l'assunzione della nonviolenza come principio universale nel cielo stellato della teoria, nella realtà apre la strada alla legittimazione della violenza dello Stato borghese: l'ennesimo scandalo prodotto dal solo avvicinarsi della prospettiva di liquidazione dell'opposizione comunista e di governo comune con i liberali e dell'approfondirisi della deriva politico-culturale a questa funzionale.
 
Nicola di Iasio
(Coordinamento Nazionale Giovani Comunisti)
 

 

L'ordine del giorno presentato da Progetto Comunista

CONTRO L'ACCORDO TRA PRC E ULIVO

PER UNA BATTAGLIA ANTICAPITALISTA TRA LE GIOVANI GENERAZIONI

 

 

No all'entrata del Prc in un nuovo governo Prodi

Di fronte alla crisi del governo Berlusconi –in difficoltà profonda di consenso sociale e privo di un quadro di concertazione stabile su cui appoggiarsi- il Centro liberale dell’Ulivo (maggioranza DS, Margherita e Sdi) si candida a rappresentante privilegiato del grande capitale italiano. Oggi più di ieri, D’Alema e Rutelli (sotto l'egida di Prodi) si presentano come gli unici in grado di garantire alla grande borghesia un quadro di pace sociale concertata. Il tentativo di coinvolgere il Prc in questo progetto si spiega proprio con la volontà di subordinare i movimenti che hanno preso vita in questi ultimi anni agli interessi dei banchieri e dei grandi imprenditori; con la volontà di inglobare (e liquidare) in una prospettiva di alternanza borghese la lotta di una nuova generazione che è scesa in campo per “un altro mondo possibile”.

Estremamente grave è il fatto che la maggioranza dirigente del nostro Partito si sia dichiarata favorevole all’entrata in un secondo governo Prodi. Questa scelta compromette sin d’ora l’intervento dei Giovani Comunisti nelle mobilitazioni e nelle lotte che vedono protagoniste proprio quelle giovani generazioni; compromette la possibilità di rappresentare un punto di riferimento credibile e anticapitalista per quei tanti giovani che oggi subiscono gli effetti di devastanti politiche antiproletarie (portate avanti indifferentemente dai governi di Centrodestra e di Centrosinistra): precarizzazione selvaggia dei rapporti di lavoro (dal Pacchetto Treu alla Legge 30), smantellamento e privatizzazione dell’istruzione pubblica (da Berlinguer a Moratti), repressione e criminalizzazione dei movimenti.

La lotta esemplare degli autoferrotranvieri 

Segnata anche dall’esempio di Scanzano Ionico – dove la mobilitazione ha prodotto il ritiro di un provvedimento governativo – la lotta esemplare degli autoferrotranvieri ha dimostrato che è non solo necessario ma anche possibile sostenere la parola d’ordine dello sciopero prolungato fino alla caduta del governo. Gli scioperi spontanei – che si sono esplicitamente contrapposti agli accordi siglati dalle burocrazie sindacali e che hanno visto convergere in un unico fronte di lotta i lavoratori a tempo indeterminato e i giovani assunti con contratti di apprendistato e a termine – sono stati denunciati e dichiarati inaccettabili dal Centro liberale dell’Ulivo (vedi dichiarazioni di Rutelli e Treu). Non è che l’ennesima riprova del fatto che il Centrosinistra non è cambiato e continua a schierarsi dalla parte di chi criminalizza le lotte. Che credibilità può avere l’appoggio dei Giovani Comunisti a queste battaglie se nel frattempo il nostro Partito porta avanti il confronto programmatico con Treu e Mastella? Tanto più in un quadro di esplosione del conflitto sociale, come dimostrano le recenti proteste e mobilitazioni operaie a Terni e Genova.

 

Nonviolenza o rivoluzione?

Il Centro liberale dell’Ulivo chiede al Prc di ammantarsi di credibilità agli occhi del padronato italiano, in vista di un futuro coinvolgimento in un governo di alternanza. Per questo la “svolta governista” del nostro partito si è tradotta, anche per i Giovani Comunisti, nella celebrazione della nonviolenza. Una posizione assurda, tanto più in una fase storica segnata dal dispiegarsi delle politiche aggressive dell’imperialismo, dall’esplosione dello scontro di classe su scala internazionale, dall’inasprirsi (da Genova in poi) della repressione di piazza e della violenza dello Stato borghese (di cui ad esempio a Genova i rappresentanti del Partito nella Giunta comunale si rendono oggettivamente complici), dall’accentuarsi continuo della violenza quotidiana dello sfruttamento. Non solo: la scelta della nonviolenza in ossequio alle esigenze dell’alternanza di governo ci allontana dai settori più radicali del movimento antiglobalizzazione, i quali giustamente reagiscono con la contrapposizione frontale alle scelte unitarie del Prc. Nello specifico dei Giovani Comunisti, aver optato per la “disobbedienza nonviolenta” ci allontana addirittura dalle migliori potenzialità della disobbedienza stessa, che molti giovani anche nel nostro partito hanno inteso quale vettore di un altro mondo possibile, non certo come obbedienza a Prodi e all’Europa dei banchieri. La scelta strategica della nonviolenza significa anzitutto rinuncia alla prospettiva della trasformazione rivoluzionaria dell’esistente; significa adattamento a questa società e a questo mondo, alla borghesia e ai suoi governi (di Centrodestra e di Centrosinistra); significa, in estrema sintesi, decretare la morte della prospettiva di un altro mondo possibile quale alternativa di sistema: la liquidazione della prospettiva del potere dei lavoratori apre la strada alla partecipazione ai governi della borghesia, massimi organizzatori di violenza. 

 

La scuola di classe di Centrodestra e Centrosinistra

 Nell’ambito della scuola, D’Alema ha recentemente dichiarato che un futuro governo di Centrosinistra non metterà in discussione la controriforma Moratti nel suo complesso. Infatti, questa “riforma” non fa altro che portare a termine il progetto di smantellamento dell’istruzione pubblica avviato dai ministri ulivisti Berlinguer e De Mauro. Il Centrodestra e il Centrosinistra oggi come ieri sostengono un modello di scuola funzionale agli interessi di padronato e Confindustria: obbligo formativo da svolgersi in alternanza scuola-lavoro e relativi finanziamenti pubblici alle aziende; annullamento del valore legale del diploma superiore; restrizione dei criteri di accesso e smantellamento di strutture, borse di studio, case dello studente etc. con il conseguente inasprimento della selezione di classe; precarizzazione della ricerca a livello universitario. L’intervento dei Giovani Comunisti nelle mobilitazioni studentesche è oggi gravemente compromessa dalla prospettiva di governo con l’Ulivo, con quei partiti cioè che concepiscono il sapere come merce e intendono svendere ai privati l’istruzione pubblica. Tanto più in questa fase, segnata da proteste spontanee, occupazioni delle scuole, movimenti con ampio radicamento tra studenti e genitori (si pensi alla lotta sul tempo pieno e prolungato), netta dovrebbe essere la discriminante per i Giovani Comunisti: o a difesa della scuola pubblica o a braccetto con Berlinguer e amici.

 

La sciagurata legge sulla procreazione medicalmente assistita

 Il Centrosinistra si sta rendendo complice di gravissimi attacchi reazionari e clericali nei confronti delle donne. La legge sulla procreazione medicalmente assistita, fortemente richiesta dal forum delle famiglie, del movimento per la vita e dalle gerarchie cattoliche, sferra un colpo pesantissimo alla possibilità per le giovani donne di decidere dei propri corpi: riconosce l’ovulo fecondato quale soggetto giuridico aprendo la strada alla messa in discussione della legge 194; impone il sacro concetto di famiglia permettendo solo alle coppie sposate e stabilmente conviventi l’accesso alla P.M.A.; minaccia gravemente la salute delle donne con l’obbligo di impianto di tre embrioni, in ossequio del più becero antiabortismo clericale. La Margherita, con cui il Prc sta trattando in vista di un governo comune, ha sostenuto questa legge scandalosa. I DS hanno portato avanti un’opposizione puramente di facciata, ribadendo a più riprese la volontà di minimizzare le divergenze per evitare ostacoli al progetto di lista unica con la Margherita. Anche qui, la necessità oggi di impegnarsi, come Giovani Comunisti/e per la costruzione di mobilitazioni di massa contro gli attacchi alle donne cozza inesorabilmente con la prospettiva di un accordo politico con chi sta sostenendo o non contrastando questa legge famigerata.

 

Per il congresso straordinario e per la III Conferenza nazionale dei Giovani Comunisti

Per tutte queste ragioni, il Coordinamento Nazionale dei Giovani Comunisti ritiene necessario e urgente che il nostro partito interrompa le trattative con l’Ulivo e revochi la decisione di accordo politico e programmatico per la prossima legislatura. Ritiene dunque necessaria la convocazione di un Congresso straordinario che dia alla base del Partito la possibilità di discutere della svolta politico-culturale in atto nell’ultimo anno e di arrestare questa pericolosa deriva che rischia di mettere in discussione le stesse ragioni di classe del Prc. Nello specifico dei Giovani Comunisti, a fronte del nuovo quadro complessivo (liquidazione dell’opposizione comunista, sinistra europea, nonviolenza, religione etc.) e di evidenti elementi di crisi dell’organizzazione, è più che mai urgente la convocazione (tra l’altro ordinaria, come previsto dalla Statuto, per il 2004) dell’unica istanza decisionale: la III Conferenza Nazionale GC.

Roma, 14 febbraio 2003

  

Fabiana Stefanoni

Nicola di Iasio


Genova 16-02-2004  

RELAZIONE SUGLI AVVENIMENTI INERENTI LA COSTITUZIONE PARTE CIVILE DEL COMUNE DI GENOVA CONTRO 25 NO GLOBAL ACCUSATI DI DEVASTAZIONE E SACCHEGGIO

Il giorno giovedì 12 febbraio 2004, si apprende sui giornali cittadini la notizia della costituzione parte civile del Comune di Genova contro 25 no-global accusati di devastazione e saccheggio.

Vi riporto sotto l’articolo di fondo del secolo del giorno sopraindicato:

Il Comune di Genova si è costituito parte civile

Tursi contro i no global bufera con Rifondazione

Genova. Tensione nella giunta per la costituzione del Comune di Genova parte civile contro 25 no global accusati di devastazioni e saccheggio durante il G8. Rifondazione Comunista ha definito la decisione “un fatto inaudito e gravissimo”. Prc ha chiesto perciò al sindaco Pericu “di ritirare la delibera e di non schierare l’istituzione comunale al fianco di chi vuol criminalizzare il movimento”.

Ma la crisi è anche tra Rifondazione e i suoi assessori, Dante Taccani e Walter Seggi, ai quali il partito chiede di autosospendersi dalla giunta, e di esprimersi contro la costituzione parte civile.

-IL SECOLO XIX-

La cosa (tristemente) buffa, ma non stupisce certo che capiti in Rifondazione,  è che i due assessori, in giunta hanno votato compattamente con tutta la maggioranza di centrosinistra, e poi in aula sono rimasti tutti a bocca aperta.

Non si capisce bene cosa facciano i due nostri assessori, evidentemente non leggono nemmeno le delibere da votare, ma alzano solo la mano.

Comunque continuo con la rassegna stampa in mio possesso sugli avvenimenti, e sempre sul “Secolo XIX” di giovedì 12 vado a pagina sei, dove si trova il seguente articolo.

 

Non è piaciuta la richiesta danni del Comune di Genova. Nuove indagini su arresti illegali

Il G8 spacca la giunta

Gli assessori di Rifondazione “sospesi” da Roma

Genova. Tre anni dopo, il G8 torna a essere un caso politico e la maggioranza è nella bufera. La decisione del Comune di Genova di costituirsi parte civile nel processo che si aprirà il 2 marzo contro ventisei manifestanti, accusati di devastazione e saccheggio nei giorni del vertice dei Grandi, sprofonda la giunta in uno stadio di profondo malessere.

La notizia anticipata ieri dal Secolo XIC, ha mandato in fibrillazione Rifondazione Comunista (in squadra con due assessori) con una serie di reazioni anche a livello nazionale. Poi una fitta serie di contatti, durata tutto il giorno, con i parlamentari Giuliano Pisapia e Graziella Mascia. Ancora riunioni e confronti: per capire come una decisione avversata dal partito sia passata in giunta senza trovare ostacoli. Così i due assessori che hanno votato il documento in giunta, Walter Seggi e Dante Taccani, prendono ora le distanze e chiedono un chiarimento al sindaco Giuseppe Pericu.

Ma il partito chiede ora che si “autosospendano”.

La rappresentanza di Rifondazione abbandonerà oggi l’aula del consiglio comunale per protesta, dopo che il vice presidente del consiglio comunale Laura Tartarici (che è anche avvocato difensore di sette imputati) avrà letto una dichiarazione.

Sui banchi vuoti rimarrà solo una maglietta del Comitato Verità e Giustizia per Genova.

Ribadisce il sindaco: “non si tratta di un atto politico, mi dispiace che Rifondazione la pensi così. La costituzione riguarda solo i danni materiali, è un atto dovuto: abbiamo ricevuto sette milioni e mezzo di euro dallo Stato come risarcimento. Se non agissimo, la Corte dei conti ci potrebbe contestare un’omissione”. Ma la polemica non è destinata a sopirsi. Perché anche i vertici politicidei DS spiegano: non sapevamo nulla della decisione. ….

 

Seguendo nella lettura del quotidiano alla prima pagina che parla della città di Genova, troviamo tutta la pagina dedicata al “caso” del G8. Qui troviamo la replica degli assessori e alcune affermazioni del segretario PRC provinciale Bruno Pastorino.

 

La replica                                                                                       

 

Taccani:”una svista”

Seggi:”Pronto a lasciare”

“Da quella delibera prendo le distanze. Nessuno in giunta se ne è accorto, è passata quasi inosservata, senza nessun dibattito politico, come un atto dovuto. La sensazione è che fosse una costituzione contro ignoti”.

Dante Taccani, assessore di Rifondazione Comunista alle Politiche giovanili, dice di non essersi accorto che nella seduta del 29 gennaio si stesse votando la partecipazione del Comune come parte civile al processo contro 26 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio.

“Si approvano decine di delibere di quel genere, sembrava una pratica di routine. Invece bisognava riflettere bene prima di caricare sulle spalle di 26 ragazzi tutto il peso di quelle imputazioni”.

“Mi dispiace che ci siano colleghi che non ascoltano con attenzione quando si discute in giunta – commenta Walter Seggi (Ass. Riqualificazione Urbana), riferendosi a Taccani – In giunta la delibera è stata presentata e accompagnata da un documento dell’avvocatura del Comune illustrata dal segretario generale come atto dovuto: visto che al Comune erano stati notificati, come parte lesa i decreti di rinvio a giudizio degli imputati, e visto che il Comune beneficiava di fondi dello Stato come risarcimento danni, doveva obbligatoriamente costituirsi”.

Così, considerata l’impostazione un atto dovuto  e sulla scorta delle ultime pronunce della Corte dei conti sulle responsabilità degli amministratori comunali in vicende patrimoniali, Seggi si è fidato e ha votato a favore. Ora, di fronte alle contestazioni che arrivano dal suo partito, secondo cui l’atto non era obbligatorio, Seggi si adegua:”Se mi viene chiesto di autosopendermi, lo farò.

Un chiarimento politico è necessario. Se in questa azione del Comune c’è un aspetto che lascia trasparire accanimento contro persone che ancora non sono state dichiarate colpevoli, mi dichiaro contrario. Così come l’atto non può trasformarsi in un giudizio politico criminalizzante nei confronti del movimento”.

Anzi Seggi ritiene censurabili le dichiarazioni dell’avvocato Giovanni Salvarezza, incaricato dal Comune, pubblicate sul Secolo XIX:”Ha parlato di fatti terribili… non si può strumentalizzare solo una parte delle giornate di Genova ci sono tanti aspetti che devono essere chiariti.

 

LA POLITICA La scelta della giunta di costituirsi parte civile contro i black bloc scatena Prc:”Atto gravissimo”

G8, Tursi sull’orlo della crisi

Rifondazione ai suoi assessori: “Adesso autosospendetevi”

 

…. Il segretario di Prc Bruno Pastorino, ha appreso la notizia leggendo ieri il “SecoloXIX” e si è messo subito in contatto con i suoi assessori per capire cos’era accaduto. Alla fine di una giornata convulsa, con telefonate anche con i parlamentari Giuliano Pisapia e Graziella Mascia, Prc chiede il ritiro della delibera e ai suoi assessori che l’hanno votata, Walter Seggi e Dante Taccani, di autosospendersi dalla giunta (che si riunisce proprio stamattina, assente il sindaco Pericu, a Roma per le acciaierie di Cornigliano), in attesa di chiarimento politico.

Oggi a mezzogiorno, riunione congiunta di segreteria, assessori e gruppo consiliare Prc: si attende quest’ultimo diserti la seduta pomeridiana dell’assemblea, dopo Laura Tartarici (che è avvocato di sette imputati) avrà letto una dichiarazione.

Della decisione della giunta non sapevano nulla nemmeno i vertici dei DS,….

….Dal sindaco arriva una dichiarazione che mira a circoscrivere l’argomento alla sfera amministrativa:”La costituzione parte civile  riguarda solo i danni materiali, è un atto dovuto, imposto da esigenze di tutela dei beni pubblici. Abbiamo ottenuto 7,5 milioni di euro dallo Stato per i danni che la città e i suoi abitanti hanno subito: se non agissimo nei confronti di chi è accusato di averli causati, la Corte dei conti ci potrebbe contestare l’omissione. Non è un atto politico, mi rincresce che Rifondazione la pensi così”.

Bruno Pastorino e Manuel Chiarlo, dei Giovani Comunisti, invece non hanno dubbi:”la scelta del Comune non è affatto obbligata, la Provincia che ha subito a sua volta danni non ha infatti seguito questa scellerata decisione”. segue

Secondo il Prc l’atto si configura:”come un sostegno all’impianto accusatorio”:”già timido sugli altri fronti di inchiesta, il Comune aderisce all’idea che quelle giornate furono l’effetto di comportamenti delittuosi completamente slegati da quell’autentica sospensione democratica e dell’azione premeditatamente repressiva delle forza dell’ordine”.

Boccia il provvedimento anche il capogruppo di Prc a Palazzo Tursi, Roberto Delogu:”Un grave errore di valutazione politica”. “Questa costituzione è un atto con il quale il Comune prende parte al processo – attacca Laura Tartarici – E’ una decisione vergognosa, l’amministrazione dovrebbe chiedere invece che si faccia davvero luce sul G8 a Genova”….

 

Nei giorni successivi, ovviamente sulle pagine dei giornali locali, sono continuati ad apparire articoli in merito, soprattutto “all’invasione” (erano dai 23 ai 25) no global, quasi tutti giovani comunisti del Laboratorio Buridda di Genova.

Vi riporto di seguito i titoli degli articoli, che poi riprendono quello che sono stati gli avvenimenti come da secondo articolo del Secolo XIX

 

Venerdì 13 febbraio 2004

Corriere Mercantile

G8 – I NO GLOBAL A TURSI CONTRO LA COSTITUZIONE A PARTE CIVILE DEL COMUNE PER LE DEVASTAZIONI

Invasione della sala rossa

Tensione in aula e scambi di insulti fra manifestanti e consiglieri comunali

Rifondazione chiede il ritiro della delibera. Molti malumori nella maggioranza

 

Pomeriggio ad alta tensione, ieri nella sala del consiglio comunale “invasa” da alcune decine di no global mentre la maggioranza di Tursi scivola verso il rischio di una crisi politica dopo la decisione della giunta di costituirsi parte civile nel processo che inizierà il 2 marzo contro i 26 manifestanti accusati di devastazioni e saccheggio …

…Rifondazione Comunista, infatti, anche attraverso la segreteria nazionale del partito e la parlamentare ligure Graziella Mascia, insiste nel chiedere  il ritiro del provvedimento di giunta, minacciando così la rottura con la maggioranza …

…, ieri un gruppo di no global è andato a Tursi per protestare contro la decisione della giunta. I ragazzi, dagli spalti del pubblico, hanno esposto uno striscione rosso con la scritta “Siamo tutti devastatori”, gridando “Vergogna!”, “Siamo tutti sovversivi!”, “Genova libera!” verso assessori e consiglieri.

E le reazioni non hanno tardato ad arrivare. “Andate a lavorare!” ha gridato il consigliere di Ligurua Nuova, Remo Benzi, mentre il capogruppo di AN Gianni Barnabò Brea, tentava di strappare lo striscione dalle mani dei giovani, e il consigliere Emanuele Guastavino (Margherita o DS) alternava la minaccia di chiamare  le forze dell’ordine per sgomberare l’aula all’invito ai consiglieri a sospendere i lavori… è toccato al vice sindaco Alberto Ghio, cercare una mediazione dichiarandosi disponibile  a ricevere una delegazione dei manifestanti, fra i quali c’era anche Haidi Giuliani, la madre di Carlo,…

…”Il valore politico sta nei fatti” ha replicato Matteo Jade (del CSOA Zapata, un “leader” disobbediente), annunciando l’intenzione di occupare giunta e consiglio comunale se la delibera non sarà ritirata….

E  ancora nella stessa pagina un altro articolo dal titolo:

Venerdì 13 febbraio 2004

Corriere Mercantile

MOLTI ASSESSORI ERANO ASSENTI AL MOMENTO DELLA VOTAZIONE. MAI DUE DI RC L’HANNO APPROVATA

Il pasticcio della delibera “sconosciuta”

 

Il 14 febbraio sul Secolo XIX altri articoli titolati così:

 

LA POLITICA Ieri riunione di Tursi ma senza i rappresentanti del Prc

G8, il sindaco va avanti

La maggioranza non cede a Rifondazione

 

Venerdì 14 febbraio 2004

L’intervista                                                                                                                                      

L’assessore Seggi: “Più chiarezza ci può fare uscire dalla crisi”

Assessore Seggi, con il collega Taccani vi siete autosopesi?

“L’autosopensione non esiste, nel nostro caso. Non siamo stati eletti nelle file di Rifondazione, come i consiglieri, ma nominati dal sindaco. Avremmo dovuto restituire le deleghe.

Ma non lo avete fatto?

“No, proprio perché siamo in attesa del chiarimento politico che è stato chiesto dal partito a cui facciamo riferimento”.

Fino allora cosa farete?

“Garantiremo l’attività quotidiana, regolarmente, ma non prenderemo parte a riunioni strategiche, come quella in cui si discute del bilancio del 2004 e degli anni futuri.

C’è una possibilità di uscita dalla crisi? Rifondazione chiede il ritiro della delibera che i suoi stessi assessori hanno votato.

“Da questa vicenda ritengo che si potrebbe uscire con una forte azione di rilancio sui fatti di Genova del luglio del 2001 perché si faccia veramente luce, a 360 gradi, mettendo i diritti politici e la democrazia al centro del dibattito”.