Un Sud che si ribella: la loro repressione, la nostra ribellione

La manifestazione del 27 novembre a Cosenza in solidarietà agli arrestati

 

 

di Cesare Romagnino e Vittorio Sacco

 

Lo scorso 27 novembre la città di Cosenza ha visto la partecipazione in massa di oltre diecimila persone, scese in piazza per esprimere solidarietà, in vista del processo, alle compagne e ai compagni del Sud ribelle che nel novembre 2002 vennero rinchiusi dentro carceri speciali con l’accusa di associazione sovversiva e cospirazione politica. Da subito l’illogicità di questa inchiesta apparve evidente per la mancanza di prove, che i Ros hanno tentato, invece, di inventare ad arte per ristabilire quel reato di associazione sovversiva di fascista memoria. Chiaramente fu anche il tentativo di criminalizzare il movimento e la sinistra antagonista in generale, che da sempre denuncia le disuguaglianze economiche e sociali che il sistema capitalista crea e di fermare quelle compagne e quei compagni che  sono stati protagonisti di lotte contro la mafia, contro la devastazione ambientale e per i diritti degli immigrati.

Questi arresti, le manganellate in piazza, le varie denunce fatte ripropongono un clima paragonabile a quello di trenta anni fa, quando con repressione e carcere si tentava di mettere un freno alle idee e alle lotte. Il messaggio è, quindi, palese: chiunque lotti per difendere i diritti delle persone, del lavoro, dell’ambiente, diviene un personaggio “ scomodo”, da eliminare! Tali accuse sono, inoltre, un abuso dietro il quale si nasconde il tentativo d’intimorire e mettere sotto controllo chiunque lotti per avere una società migliore. Infatti, in questi ultimi tre anni, da Genova in poi, sono scattati migliaia di controlli, perquisizioni, accuse prima verso il cosiddetto movimento noglobal poi verso tutti i fronti. Dopo Melfi, dove gli operai sono stati caricati dalla polizia, Acerra, Scanzano, il coro è stato unanime: rivendicare le “regole democratiche” con cui si dovrebbero svolgere proteste e scioperi.

A dover essere perseguitati non dovrebbero essere gli operai che chiedono lavoro, gli immigrati che protestano nei Cpt o gli attivisti dei movimenti, ma i padroni che devastano, sperperano, inquinano, annullano la pensione, attuano un mercato selvaggio, riducono lavoratrici e lavoratori a dei veri e propri automi (costretti ad accettare salari bassi e sicurezza zero sul posto di lavoro), avallano guerre imperialiste, calpestano dignità e diritti umani, uccidono civili inermi…

Ma episodi come quelli verificatosi alla Marlane di Praia a mare, alla Polti di Rogliano, alla P&P Costruzioni dell’ateneo Magna Grecia di Catanzaro dimostrano come il nostro sud non è solo storia di miseria e clientelismo ma anche di ribellione. Perciò, a chi continua a criminalizzare chiunque si organizzi, manifesti o esprima dissenso, ribadiamo che se sovvertire o cospirare significa rivendicare una società di uguaglianza sociale… ancora una volta siamo e saremo “tutti sovversivi”.